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Libano - Speranza di pace (se Israele rispetta gli accordi)

Roberto Roggero* - L’attenzione del mondo è concentrata sul Medio Oriente, dove il cessate-il-fuoco stipulato in Libano lo scorso 27 novembre, fra Israele e Hezbollah, sembra resistere, pur con diverse perplessità sul rispetto dei termini entro la scadenza, a fine di gennaio.

Le clausole prevedono che Hezbollah non prenda iniziative offensive nel Sud Libano, e che Israele da parte sua ritirasse le truppe e affidasse il controllo del territorio all’ONU entro 60 giorni, ma di fatto non è ancora stato così, in quanto gli israeliani hanno evacuato solo due delle 60 città presidiate (Shamaa e Khiam), e continua a compiere bombardamenti nella Valle della Bekaa con il pretesto di prevenire eventuali colpi di testa di Hezbollah, che al momento non sta prendendo iniziative, ma ha fatto sapere di voler riprendere le ostilità se entro 60 giorni gli israeliani non rispetteranno il patto.

Nonostante le accuse di violazione del cessate il fuoco da parte di entrambe le parti, gli analisti suggeriscono che la tregua probabilmente reggerà, offrendo speranza a migliaia di famiglie israeliane e libanesi sfollate dalle proprie case.

In effetti, il premier israeliano Netanyahu ha insistito e ottenuto soddisfazione alle proprie richieste, assolutamente ambigue e suscettibili di interpretazione diversa, per continuare ad avere impunemente mano libera, ma potrebbe essere proprio la flessibilità dei termini potrebbe essere l’elemento vincente per una tregua duratura, considerando anche la situazione in Siria, dove la rivolta ha causato la fuga di Assad pochi giorni dopo l’entrata in vigore della tregua in Libano, dove le vittime sono oltre 4.000 e oltre un milione di libanesi sono stati sfollati dalle proprie abitazioni.

Da parte loro, le forze armate libanesi hanno il compito di supervisionare la tregua e impedire pericolose iniziative di Hezbollah, che causerebbero una incontrollata ripresa dei combattimenti. Inoltre hanno ricevuto l’incarico di smantellare le strutture di Hezbollah nel Sud del Libano.

Anche il contingente Unifil è chiamato in causa, per la supervisione dell'attuazione del cessate-il-fuoco, ma la questione principale è sapere quale delle diverse versioni proposte dell’accordo verrà infine adottata ufficialmente, mentre il governo del Libano ha rivolto una formale protesta all’ONU, denunciando 816 attacchi israeliani dall'inizio del cessate-il-fuoco.

Il problema è che Israele non considera vincolante il termine di 60 giorni per il ritiro delle truppe dal Sud Libano, suscitando la risposta di Hezbollah, che ha minacciato la ripresa degli scontri in caso di violazione dei termini di scadenza.

L’attuale segretario generale di Hezbollah, Naim Kassem, ha dichiarato che per il momento il gruppo si astiene dall'azione, per dare allo Stato libanese la possibilità di fare rispettare l'accordo.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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