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Libano – Solidarietà internazionale e risentimento verso la politica corrotta


Talal Khrais - Scopia la rabbia della popolazione libanese dopo le ultime rivelazioni de Pandora papers. In Libano cresce il malcontento contro i politici che hanno accumulato ricchezze in conti off shore mentre la popolazione è sempre più impoverita dalla pesantissima crisi economica che ha investito il paese. Le proteste sono scoppiate con le ultime rivelazioni contenute nei cosiddetti Pandora papers. Una raccolta di documenti secondo i quali per anni, i politici e i banchieri libanesi hanno accumulato e depositato ricchezze in paradisi fiscali offshore e le hanno usate per acquistare costose proprietà. Alcuni dei titolari di conti offshore scoperti appartengono alla stessa élite al potere che viene incolpata del disastro economico e sociale in cui versa il paese dei cedri.

I nomi contenuti nei documenti includono il governatore della banca centrale, una figura cardine nelle politiche fallimentari che hanno contribuito a innescare la crisi finanziaria, così come il primo ministro Najib Mikati e il suo predecessore.

Su un altro versante, la Banca mondiale giudica la crisi economica che sta colpendo il Libano tra le tre peggiori attraversate da una nazione dal 1850 ad oggi. Il momento particolarmente difficile che sta attraversando il Paese dei cedri coinvolge infatti ogni aspetto: finanziario, economico, politico, sociale, infrastrutturale, umanitario e - ovviamente - energetico. Il tracollo economico, con il default del 2020, ha portato a drammatiche carenze di combustibili e di elettricità , con blackout anche di 22 ore al giorno. Un primo aiuto sembra ora arrivare dalla Giordania, che sta prendendo accordi con il nuovo governo libanese. Durante la sua visita ufficiale, il primo ministro giordano Bisher Al Khasawneh ha infatti assicurato che "la Giordania ha preso l'impegno di aiutare il Libano a risolvere la crisi energetica".

Il ministro dell'energia libanese Walid Fayad si è recato al Cairo e poi ad Amman per completare gli accordi tecnici con i colleghi egiziani, giordani e siriani, come riferiscono oggi i media di Beirut.

Per questo motivo le infrastrutture siriane per condurre gas ed elettricità verso il Libano richiedono ora interventi prima di essere rese operative. Il governo di Damasco ha ottenuto in questa operazione gestita dagli Stati Uniti un inaspettato beneficio politico e diplomatico.

Gli Stati Uniti hanno donato all'esercito libanese sei elicotteri da combattimento del tipo MD 530F del valore complessivo di 94 milioni di dollari statunitensi. Lo riferisce l'esercito libanese, secondo cui la donazione si inserisce in un pacchetto di aiuti annunciato già 4 anni fa dal Dipartimento della difesa americano per un totale di 120 milioni di dollari. L'esercito di Beirut, tradizionalmente male armato e male equipaggiato, è periodicamente oggetto di donazioni e aiuti da parte dei Paesi occidentali.

Nel contesto del collasso economico e finanziario libanese, l'esercito libanese soffre di mancanza di risorse per pagare gli stipendi a ufficiali e sottufficiali, per assicurare cibo a sufficienza ai suoi uomini, nonché per garantire l'operatività delle sue attività sul territorio nazionale.

Nel giorno in cui il ministro degli esteri iraniano è a Beirut (6 ottobre) Il terzo atteso carico di combustibile iraniano destinato al Libano, è arrivato al porto siriano di Banias, sul Mediterraneo, dopo aver attraversato il Canale di Suez. Lo riferiscono stamani le tv libanesi che sottolineano come questa notizia giunge nel giorno in cui a Beirut è atteso il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian per incontri con le alte cariche istituzionali libanesi.

Il combustibile proveniente dall'Iran viene fatto transitare in Siria e, da lì, entra in Libano tramite Hezbollah, il partito.

In Libano da mesi c'è una penuria di carburante per alimentare centrali e generatori elettrici così come per assicurare il funzionamento di veicoli pubblici e privati.

Hezbollah, che fa parte del governo e delle istituzioni libanesi e che ha interesse a contenere il crescente malcontento popolare specialmente nelle sue aree di controllo, ha promosso questa iniziativa per mostrare di essere vicino al "popolo libanese" e di poter "rompere l'assedio americano", in riferimento alle sanzioni Usa contro l'Iran.

Il governo libanese presieduto da Najib Miqati non interviene nella questione dell'ingresso illegale del combustibile iraniano. Miqati si è limitato a definirsi "rattristato" per un atto che, secondo Miqati stesso, indica la scarsa capacità del paese di proteggere la sua sovranità.

Secondo media di Hezbollah, i primi due carichi provenienti dall'Iran tramite il porto mediterraneo di Banias hanno fatto già arrivare al Libano circa 10mila metri cubi di combustibile.

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