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Libano – Riprende l’inchiesta per l’esplosione al porto


Assadakah Beirut - Lo scorso ottobre la corte aveva ugualmente respinto le richieste di ricusazione presentate da altri due ex ministri, Ghazi Zeaiter e Ali Hassan Khalil, anche loro multati. L'inchiesta sull'esplosione che causò la morte di almeno 215 persone è stata sospesa diverse volte ed e' al centro di uno scontro politico che ha paralizzato il governo, che non si riunisce da metà ottobre.

La Corte d'Appello di Beirut ha respinto una richiesta di ricusazione contro il giudice Tarek Bitar, che può ora riprendere le indagini sull'esplosione al porto del 2020.

Lo riporta l'agenzia di stampa libanese, ricordando che la richiesta di ricusazione era stata presentata dall'ex ministro dei Lavori Pubblici, Youssef Fenianos, finito sotto inchiesta e ora condannato a pagare una multa di 530 dollari.

Respinte ultime ricusazioni giudici da parte politici coinvolti, l'inchiesta sull'esplosione del porto di Beirut nell'agosto 2020, sospesa da più di un mese a causa di tentativi di ricusazione contro il capo delle indagini, può riprendere dopo che la giustizia di Beirut ha respinto gli ultimi ricorsi presentati da ex ministri inseriti nella lista degli indagati.

Media libanesi riferiscono oggi che l'inchiesta dal giudice Tareq Bitar può finalmente riprendere dopo esser stata sospesa a fine ottobre. Bitar ha nei mesi scorsi convocato per essere interrogate nove personalità di spicco delle istituzioni e della sicurezza.

Nessuna di queste, tra cui l'ex premier Hassan Diab, si sono presentate a rispondere alle domande dei magistrati. Nell'esplosione sono state uccise 220 persone, più di seimila sono state ferite, molte delle quali menomate a vita, 330 mila hanno dovuto abbandonare le loro case distrutte o danneggiate. Si tratta del peggior disastro verificatosi in Libano in tempo di pace.

Il movimento sciita Hezbollah ha sempre negato ogni coinvolgimento ma ha più volte chiesto la rimozione di Bitar, che a gennaio scorso è subentrato al primo capo dell'inchiesta, Fadi Sawan, estromesso proprio a seguito di pressioni politiche.

Il governo presieduto da Najb Miqati non si riunisce da un mese e mezzo a causa proprio di proteste da parte dei ministri di Hezbollah, che chiedono la rimozione Bitar. Il premier ha per ora insistito nel dire che il potere esecutivo non deve interferire con quello giudiziario. Ma la paralisi istituzionale continua.

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