Assadakah Beirut - Hezbollah è scosso ma ancora in piedi dopo il doppio colpo dei dispositivi elettronici esplosivi e dell’ondata di raid mirati che ne è subito seguita. E questo per la struttura peculiare del gruppo sciita, modellata sui rapporti sociali locali, e che fa perno sulla fedeltà delle sette religiose ai loro zuama, capi religioso-politico-militari. I musulmani sciiti sono un terzo della popolazione libanese, vale a dire due milioni di persone. Ibrahim Aqil, ucciso nel raid di venerdì, è il terzo comandante di rango perso in dieci mesi e mezzo di guerra. Era meno importante dei precedenti due, e cioè Saleh Al-Arouri, uno dei vice dell’ala politica del Partito di Dio, e Fouad Shukr, colpito a luglio. Il suo valore era soprattutto mediatico, perché ricercato dagli Stati Uniti per la partecipazione agli attacchi con camion bomba del 1983, che spazzarono via la forza di stabilizzazione occidentale, con l’uccisione di 241 Marines, e aprirono la strada all’ascesa del movimento legato all’Iran. Per Israele avere al proprio fianco, con convinzione, gli Stati Uniti, è la condizione indispensabile per intraprendere un’invasione di terra. E quindi i successi militari devono essere “venduti” anche al pubblico americano, oltre che a quello interno israeliano.
Le cinquemila microesplosioni che hanno investito Libano, Siria e Iraq nel corso della settimana erano invece una “pesca a strascico” dai contorni poco definiti. È assurdo pensare che fossero pensati per eliminare personaggi importanti. Hezbollah ha una forza militare composta da 20 mila combattenti a tempo pieno. Sono affiancati da 60 mila “riservisti”, con addestramento ed esperienza sul campo, principalmente in Siria, dove hanno ruotato durante la guerra civile circa 50 mila miliziani in tutto. Questi hanno una vita civile, un lavoro, a volte nella burocrazia del Partito. Poi ci sono altre decine di migliaia di affiliati occupati in scuole, mense, ambulatori, nella fittissima rete “sociale”. I dispositivi non servivano alla leadership ma sono finiti nelle mani di tutte queste varie categorie. Un certo numero di militanti è stato ferito, qualcuno ha perso un occhio, ma il danno complessivo è molto inferiore ai 500 uccisi nei raid a partire dallo scorso ottobre. Le bombe sono più efficaci delle microbombe.
Le Forze armate israeliane non sono quindi ancora venute a capo del principale problema, a parte la riluttanza americana ad avallare l’invasione del Libano. E cioè come penetrare, perlomeno fino al fiume Litani, senza perdite eccessive. La guerra del 2006 apparirà al confronto una passeggiata. Il Moukhabarat libanese, con stretti legami con quello siriano, ha fatto trapelare che non ci sarà una difesa a oltranza del Sud, come 18 anni fa. Hezbollah punta a ritirare la maggior parte delle forze oltre il fiume, a eccezione di gruppi di sabotatori votati al “martirio”. Anche la popolazione civile sarà invitata o costretta a sfollare. Dopodiché il rettangolo meridionale sarà trasformato in “poligono di tiro” dove pioveranno la maggior parte dei 150 mila missili, razzi e droni a disposizione del gruppo. Quelli più sofisticati, nascosti in profonde gallerie nelle montagne tra Libano e Siria, saranno riservati ad Haifa e Tel Aviv. Hezbollah è sopravvissuto, e in seguito si è rafforzato, all’uccisione del suo leader e fondatore Abbas al-Musawi, nel 1992, e del principale comandante militare, e cofondatore, Imad Mughniyeh, nel 2008. E ha già messo in conto l’eliminazione dello stesso Nasrallah.
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