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Libano - Nabih Berri si rivolge a Italia e Vaticano

Aggiornamento: 20 lug

Assadakah News - Dopo anni di silenzio, il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, torna a parlare in pubblico, e lo fa in una intervista concessa al quotidiano “Avvenire”, nella quale Berri ha approfondito diversi aspetti della attuale situazione che sta funestando il Medio Oriente, a causa dell’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, che sta coinvolgendo anche lo stesso Libano e specialmente Hezbollah, con una pericolosa escalation che potrebbe coinvolgere diversi Paesi della regione.

Nabih Berri ha dichiarato che la situazione è decisamente pericolosa, non solo per il Medio Oriente, dal momento che quello di Gaza non è l’unico conflitto in atto, con riferimento all’Europa e all’Ucraina.

E’ un fatto certo che se il Libano dovesse essere trascinato in un conflitto più ampio, il fatto avrebbe ripercussioni a livello globale. In questo senso, Nabih Berri si rivolge in particolare all’Italia, che con il Libano ha legami risalenti al lontano passato, e al Vaticano, che è sempre stato vicino al fraterno popolo libanese, non solo in questo momento storico particolarmente difficile. Berri ha sottolineato che anche Hezbollah è ben cosciente dei rischi di un incontrollato allargamento della guerra, ma per la salvaguardia del Libano non è certo possibile abbassare la guardia, e che se Israele fermerà gli attacchi a Gaza, anche Hezbollah cesserà qualunque tipo di ostilità.

Ogni evento è ormai inevitabilmente concatenato, dal clima di incertezza in cui si trovano gli Stati Uniti dopo il fallito attentato a Donald Trump, a quello che oggi avviene in Iran, con l’elezione alla presidenza del progressista riformatore Masoud Pezeshkian, che di certo non vede positivamente il coinvolgimento in un conflitto su scala internazionale.

Malgrado gli errori di valutazione dell’amministrazione Biden, Nabih Berri è comunque sicuro che il Libano non sarà coinvolto in un conflitto aperto, e che Washington continua a dare più importanza alla guerra in Ucraina che ai disequilibri del Medio Oriente.

La situazione del Libano è poi particolare, dal momento che da circa due anni Pase dei Cedri è senza un presidente della Repubblica, che secondo la Costituzione deve essere cristiano maronita (con il primo ministro musulmano sunnita e il presidente del Parlamento musulmano sciita). In ogni caso, la politica libanese pare stia risolvendo anche questo problema: lo stesso Berri, che in quanto presidente del Parlamento è certo coinvolto in prima persona, ha provveduto a che i capigruppo al governo trovino un accordo sui candidati entro i prossimi dieci giorni. Un obbligo verso tutti i libanesi da troppo tempo in attesa.

Per quanto riguarda i rapporti con Italia e Vaticano, il presidente del parlamento libanese ha ricordato gli storici rapporti di cooperazione e profonda amicizia, e il recente incontro avuto con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, con il quale ha parlato dettagliatamente delle difficoltà nel percorso per l’elezione del capo dello Stato. Berri ha poi ricordato la promessa che il papa ha fatto, circa una visita ufficiale in Libano appena sarà possibile stringere la mano al nuovo presidente della Repubblica, e non ha mancato di sottolineare che è un evento atteso nel più breve tempo possibile.

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