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Libano - Marie Sadé: "Responsabili della crisi, criminali contro l'umanità"

Assadakah News Agency - La presidente dell’Assemblea Generale delle Superiori Maggiori del Libano, nonché superiora delle Maronite della Sacra Famiglia, suor Marie Antoinette Saadé, parla delle condizioni che il Paese sta attraversando da oltre quattro anni.

Dal 2019 il Libano è in condizioni di emergenza, aggravate poi dal disastro al porto dell’agosto 2020; l’economia è funestata da un’inflazione senza precedenti che ha toccato il 190% ed è arrivata al 260% solo per i generi di prima necessità, con la valuta locale che ha perso il 98% del valore sul dollaro, la corruzione ha toccato livelli preoccupanti, che secondo la classifica di Transparency International, pone il Paese dei Cedri a un poco onorevole 150° posto di 180 Paesi, e il Fondo Monetario Internazionale ha espresso profonda preoccupazione per i tempi di ripresa. Inoltre, il Libano è attualmente senza un presidente della Repubblica, per il mancato accordo fra le parti politiche dopo la fine del mandato di Michel Aoun, nell’ottobre 2022.

Come ha anche espressamente dichiarato suor Antoinette: “Il Libano sembra essere in caduta libera, e non si riesce a vedere uno spiraglio di ripresa. La Congregazione della Sacra Famiglia ha dovuto chiudere cinque scuole su 22 per mancanza di fondi, e si stanno vivendo condizioni di crisi che non si erano verificate nemmeno durante la guerra fra il ’75 e il ’90. Otto libanesi su dieci vivono sotto la soglia di povertà, certe famiglie non possono nemmeno comprare da mangiare…Sembra di essere tornati alla grande carestia del 1915…”.

I beni di prima necessità sono diventati inaccessibili e fuori dalla portata della maggioranza dei libanesi, che sono anche preoccupati per la scolarizzazione dei loro figli. "Le istituzioni stanno lottando per continuare a fornire l'istruzione nelle scuole cristiane che accolgono tutti, senza discriminazioni", sottolinea ancora Suor Saadé, descrivendo le difficoltà economiche quasi insormontabili per i genitori che vogliono mandare i figli a scuola. Ad alcune scuole è stato impedito dal governo di accettare gratuitamente gli alunni delle famiglie bisognose, per non svuotare le scuole pubbliche, i cui insegnanti sono in continuo sciopero. Questa situazione lascia poche speranze ai giovani che cercano un futuro fuori dal Libano. "Stiamo assistendo a una 'fuga di cervelli'", dice la suora, "le forze vive stanno lasciando il Libano e questo è molto pericoloso per un Paese che un giorno dovrà risorgere".

Senza un presidente della Repubblica dalla fine del mandato di Michel Aoun, nemmeno l'esecutivo è in grado di far ripartire la macchina. Ma l'elezione del presidente della Repubblica non è l'unica impasse. “L'impasse - aggiunge la religiosa - è il livello di questa casta politica che è corrotta, che gestisce il Paese a modo suo e che non ha più alcuna credibilità". Sour Saadè si interroga sulla capacità del futuro capo di Stato di fare le riforme richieste dalla comunità internazionale: "avrà la legittimità di tutti i partiti che gestiscono il Paese e ne tirano le fila?” Il Libano è classificato a livello internazionale tra i Paesi più corrotti. Una corruzione endemica che costituisce un ostacolo agli aiuti internazionali, per la mancanza di "fiducia" nell'attuale classe politica. D'altra parte, suor Marie Antonietta elogia le organizzazioni non governative, tra cui la Roaco, l’Opera d’oriente e Aiuto alla Chiesa che Soffre, che forniscono sostegno finanziario alle comunità cristiane cattoliche. Grazie a questi aiuti, "possiamo stare ancora in piedi da soli, anche se questa somministrazione ha i suoi limiti. Perché la gestione di scuole, ospedali e centri sociali richiede denaro dallo Stato e non poco,” precisa la religiosa, sottolineando anche che molte strutture sociali, educative e sanitarie poggiano "sulle spalle di congregazioni religiose femminili o maschili o di alcune diocesi".

"Il Libano è più di un Paese: è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l'Oriente e per l'Occidente", scriveva San Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica a tutti i vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione in Libano il 7 settembre 1989. Suor Saadé, leggendo questa frase, osserva: "Dovrebbe esserlo, ma non può. Il Libano non deve morire...Lo immaginate un Libano che scompare dalla carta geografica? Un crimine contro l'umanità!”.

(fonte: Vatican News)

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