Lorenzo Somigli - Il cuore vitale di Beirut, oggi è ancora senza vita. Un groviglio di gru immobili come i container, detriti che stazionano in attesa, la vita precaria dei palazzi distrutti o diroccati e i ricordi delle vite spezzate. La statua dell’emigrante medita sul disastro dando le spalle alla città. Qualche graffito di protesta colora il vuoto e i volti delle vittime riportano alla realtà. Se non fosse per il rumore della grande arteria stradale intitolata a Charles Helou sembrerebbe di essere in una scenografia muta, un tempo sospeso, un dramma cristallizzato. Sebbene un po’ dovunque si legga “Always be merry”, Beirut è molto vuota anche in questi giorni, complici la crisi e la pandemia, e di notte si tinge di un buio inviolabile, interrotto solo da qualche rado e coraggioso lume. Tutto aggiunge irrealtà a irrealtà.
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