Assadakah Beirut - Le autorità libanesi hanno ricevuto dall'Interpol la richiesta di mandato di arresto internazionale nei confronti del governatore della Banca Centrale del Paese, Riad Salameh, inquisito in cinque Paesi europei e nello stesso Libano con l'accusa di aver commesso, in complicità con il fratello Raja e altri membri del suo entourage, illeciti finanziari per un valore complessivo di circa 300 milioni di dollari.
Lo riferiscono i media di Beirut, secondo cui non è però chiaro come si comporteranno le autorità libanesi nei confronti di Salame. Quest'ultimo, in una recente intervista televisiva, ha detto che non intende dimettersi a meno che non venga condannato in processo in forma definitiva. Il mandato di Salame, in carica dal 1993, scade a luglio. Da più parti in Libano si sono levate richieste di dimissioni, ma una parte della élite politica, al potere da 30 anni, protegge il governatore della Banca Centrale.
La magistratura libanese ha dato seguito al mandato, e Salameh è stato anche sottoposto a un rimo interrogatorio, su un caso di appropriazione indebita di fondi, secondo quanto riferito da una fonte giudiziaria sotto garanzia di anonimato, che ha dichiarato: “Il discriminatorio pubblico ministero, giudice Jamal Al-Hajjar, ha autorizzato l’arresto di Salameh e lo h a interrogato per circa tre ore, per chiarire alcuni aspetti sulla Banca Centrale del Libano e l’appropriazione indebita di oltre 40 milioni di dollari".
E’ la prima volta che Salameh compare davanti alla magistratura, dalla fine del suo mandato, il 31 luglio 2023. Fra i capi d’accusa, riciclaggio di denaro, appropriazione e arricchimento illeciti, e diversi altri, tutti sempre negati dall’ex governatore.
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