Assadakah Beirut - Il Presidente del Consiglio della Repubblica del Libano, ha disposto che la Festa dell’Indipendenza libanese sia celebrata, eccezionalmente per quest’anno, domani 23 novembre.
Dopo oltre vent’anni di protettorato francese, il Libano ottenne l’indipendenza durante la Seconda guerra mondiale. Approfittando della condizione di debolezza della Francia invasa dai nazisti, fu istituita nel settembre del 1943 l’Assemblea Nazionale che diede vita al nuovo governo, ponendo così fine al protettorato.
In realtà si dovette attendere il 22 novembre perché i francesi riconoscessero l’indipendenza. Da allora questa data coincide con la festa dell’indipendenza del Libano.
I colori si richiamano sulla bandiera nazionanle: rosso (come il sangue versato per la liberazione) e bianco (rimanda alla neve che copre le montagne libanesi) della bandiera nazionale, con la variante che nel primo campeggia il famoso cedro del Libano (citato anche nella Bibbia), mentre nel secondo c’è il monumento di piazza dei Martiri a Beirut (che ricorda i martiri dell’indipendenza dall’Impero ottomano).
Il Paese ci arriva, come altre volte nella storia, in uno stallo istituzionale, a causa della mancanza di un presidente della Repubblica di cui si attende la elezione.
In occasione della Festa dell’Indipendenza libanese, che si celebra oggi, 22 novembre in ricordo della liberazione nel 1943 dal mandato francese, il patriarca di Cilicia degli armeni, Raphael Bedros XXI Minassian, ha inviato un messaggio in cui sottolinea che “il Libano può risorgere solo in uno spirito nazionale inclusivo, lontano da ristretti calcoli e interessi personali”. Il messaggio ricorda che questa giornata cade in un tempo in cui “la nostra patria è tormentata e ferita, ha sofferto e continua a soffrire per gli effetti delle guerre, che hanno distrutto la sua struttura e gravato sui suoi figli. Il sanguinamento dei conflitti continua a lasciare il segno nei nostri cuori e nelle nostre strade, così come lo sfollamento delle famiglie e dei martiri caduti. In questo momento, dobbiamo rinnovare la nostra determinazione e volontà di ricostruire questo Paese dalle macerie del dolore, e di tenere a mente il messaggio di pace e riconciliazione che ci condurrà verso il futuro. Luminoso”. L’indipendenza, per Minassian, “non può essere ripristinata nel suo senso profondo, se lo spettro della guerra e della divisione continua a incombere sui cieli della nostra storia recente”. Citando le parole del servo di Dio, card. Gregorio Pietro XV Agagianian, Minassian ribadisce “lo spirito di dialogo e di unità”, incarnato dal porporato, ed esorta ad “adottare questo approccio che è ciò di cui abbiamo bisogno oggi più che mai per ripristinare la coesione nazionale e intraprendere il cammino di un’autentica riconciliazione”. A riguardo “l’assenza di un presidente della Repubblica – rimarca Minassian – è una ferita aperta nel cuore del paese e un grave ostacolo alla nostra marcia verso la stabilità e la prosperità. L’elezione del presidente non è solo un diritto costituzionale, ma una responsabilità collettiva di tutti coloro che si rendono conto dell’importanza della ricostruzione delle istituzioni statali e della stabilizzazione. La vita costituzionale è la spina dorsale dello Stato, senza la quale ogni sforzo per riformare e rilanciare il paese vacilla”. Da qui l’appello a tutte le forze politiche di “mettere da parte le loro differenze e lavorare insieme per scegliere un presidente che sarà un simbolo per l’unità e il bene di tutti i libanesi. Il Libano ha bisogno di una leadership nazionale inclusiva che lavori per la pace e la comprensione interna, che rilanci le istituzioni statali e attivi il loro ruolo al servizio del popolo”. “Il Libano – conclude – può crescere solo con uno spirito nazionale lontano da calcoli ristretti e interessi personali. Abbiamo bisogno di amare la patria, non per guadagni immediati o benefici privati”.
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