Assadakah Beirut - Secondo fonti della tv saudita al Hadath, circa 500 miliziani di Hezbollah sono rimasti accecati in seguito all'esplosione dei loro cercapersone ieri in Libano e a Damasco. Un portavoce di Hezbollah ha riferito al quotidiano libanese al Akhbar che l'operazione dei cercapersone esplosi è stato "un duro colpo". "Nel giro di un minuto il nemico è riuscito a infliggere uno dei suoi peggiori colpi a Hezbollah dall'inizio del conflitto", ha detto. E ha aggiunto che l'attacco ha dimostrato una straordinaria capacità di danneggiare le comunicazioni del gruppo sciita e una dimostrazione della sua superiorità tecnologica e di intelligence: "il nemico ci ha spinto fuori dai confini delle tradizionali regole di ingaggio".
Il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah terrà un discorso giovedì dopo che centinaia di cercapersone utilizzati dai membri del suo movimento sono esplosi in tutto il Libano. Lo ha annunciato lo stesso gruppo sostenuto dall'Iran. Nasrallah parlerà alle 17:00 locali (le ore 16 in Italia) di giovedì in un discorso che affronterà "gli ultimi sviluppi", ha affermato Hezbollah.
Ancora si indaga su cosa possa aver provocato l'esplosione di oltre 500 cercapersone appartenuti a esponenti di Hezbollah in Libano e Siria, ma alcuni esperti hanno ipotizzato che si possa trattare di un cortocircuito della piccola batteria agli ioni di litio interna, che ha provocato delle vittime. Viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se una simile deflagrazione riguardasse un'auto elettrica che di batterie ne ha 300-500 kg. In realtà gli accumulatori per le auto possono sì prendere fuoco e anche bruciare a lungo, ma non si ha notizia di vere e proprie esplosioni. I numerosi test e i dispositivi di protezione rendono queste batterie molto sicure sia per i cortocircuiti, sia per le deformazioni meccaniche testate con la penetrazione di un lungo chiodo nella cella.
La temperatura di una batteria danneggiata da una penetrazione manda in cortocircuito vari elementi interni che danno il via a quello che tecnicamente si chiama thermal runaway, un aumento rapido della temperatura (non uno scoppio), che porta allo sviluppo di idrogeno e altri gas infiammabili che si autoalimenta e porta ad un aumento elevato della temperatura e infine alla distruzione della cella. Dunque non un'esplosione, e nel caso dei pager pare più probabile che si tratti di piccole quantità di esplosivo (la Reuters parla di circa 3 grammi) nascoste negli apparati dopo la fabbricazione. Nulla quindi a che vedere con un cortocircuito della piccola batteria, che al massimo potrebbe provocare delle ustioni.
Sistemi di sicurezza batterie auto
I grandi pacchi batterie delle auto elettriche sono protetti con vari dispositivi di sicurezza: in primo luogo dalle sovracorrenti e sovratensioni, ovvero da intensità di amperaggio o voltaggio in uscita che indicano una anomalia nei circuiti interni o di carico (il motore e l'inverter) che potrebbe essere causato da un cortocircuito. Un altro parametro fondamentale è la temperatura interna dell'accumulatore e delle singole celle, monitorata in diversi punti e tenuta sotto controllo da un computer che si occupa del thermal management del BMS (battery management system) che regola i flussi di aria o liquidi che raffreddano la batteria, che ha una temperatura di funzionamento ottimale fra i 20 e i 35 °C. Alcune batterie hanno poi un classico (e grosso) fusibile esterno.
Le auto connesse sono un rischio? Dunque, non è tanto la batteria di un'auto che possa far sorgere delle preoccupazioni, ma il tema delle auto connesse in rete ha certamente dei risvolti che potrebbero includere la sicurezza. Proprio come le migliaia di pager esplosi hanno funzionato simultaneamente perché connessi a celle telefoniche dalle quali è partito evidentemente un comando di azionamento, un attacco hacker ad una rete di auto connesse potrebbe mettere fuori servizio l'auto stessa o alcuni suoi dispositivi (per esempio lo sterzo o i freni) con rischi concreti per la sicurezza. La cybersecurity in auto è un tema fondamentale per gli anni a venire e in Europa sono già state introdotte misure di protezione da implementare già sul progetto e nella catena di montaggio, misure di una complessità tale da non poter essere attuate a posteriori, cosa che ha costretto alcuni produttori - per esempio Porsche - a togliere di produzione alcuni modelli come la Boxster e la Cayman.
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