
Patrizia Boi (Assadakah News) - Domenica 9 Febbraio 2025 alle ore 11:00, presso la Chiesa di San Marun, Via Aurora 6 a Roma, nel Giubileo 2025 dedicato alla Speranza, e in Occasione della Solennità del Patrono della Chiesa Maronita, San Marun, grazie alla Procura Generale del Patriarcato Maronita, al Pontificio Collegio Maronita e alla Parrocchia Maronita di Roma, ha avuto luogo la Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eccellenza Reverendissimo Mons. Youhanna Rafic Warcha, Procuratore del Patriarcato Maronita presso la Santa Sede e Rettore del Pontificio Collegio Maronita in Roma, assistito dal parroco, Padre Joseph Sfeir, con la partecipazione di un gran numero di sacerdoti.

Durante l'Omelia Mons. Youhanna Rafic Warcha ha affermato che celebrare San Marun rappresenta sempre una gioia e l'occasione per riflettere sul proprio cammino di maroniti, seguendo la sua eredità spirituale siro-antiochena. Ha spiegato che quest'anno la ricorrenza assume un significato speciale: coincide con la domenica di preghiera per i sacerdoti defunti nella liturgia maronita e si inserisce nell'Anno Giubilare 2025 dedicato al tema "pellegrini di speranza", arricchendosi altresì di un evento storico recente, la canonizzazione dei martiri Massabki, membri di una famiglia maronita.
In primo luogo, ha posto l'attenzione sull'identità sacerdotale che si fonda su due dimensioni essenziali: preghiera e missione.
Iconografia di San Marun
Ha fatto rilevare che San Marun è un esempio di devozione e unione con Cristo, in quanto vive la natura come tempio e il cielo come tetto. Attraverso la messa, la preghiera e la contemplazione sulla montagna di Ciro, si riempiva dell’amore divino, che si manifestava in guarigioni ed esorcismi.
Ha affermato:
«Anche noi, partecipando al sacerdozio comune, siamo chiamati a vivere questa dedizione offrendo a Dio una vita santa e fedele al 'primo amore', come ricorda Papa Francesco».

Come secondo punto, ha spiegato che San Marun, con la sua vita ascetica e il distacco dai beni materiali, è stato un autentico pellegrino di speranza, con lo sguardo rivolto alla città celeste. Ha incarnato il messaggio evangelico del chicco di grano che, morendo, porta frutto. Inoltre, ha diffuso speranza tra vescovi, sacerdoti, monaci e fedeli in difficoltà, lasciando un’eredità teologica e spirituale che ancora oggi fiorisce nella Chiesa maronita in Oriente e nel mondo.
Ha infine, come terzo punto dell'omelia, ricordato i tre fratelli Massabki – Francis, Abd el Moh’ti e Roufael – martirizzati nel 1860 in Siria, spiegando che la loro santità non deriva solo dal sacrificio estremo del martirio, ma anche dalla loro vita cristiana, vissuta con coerenza e speranza. Ognuno, nella propria professione, ha testimoniato i valori evangelici, incarnando le virtù teologali. Il loro esempio si inserisce nella lunga storia dei maroniti, che hanno sempre affrontato persecuzioni e martirio, vivendo la fede con il coraggio della croce e il battesimo del sangue.
Fedeli e Sacerdoti durante la Festa del Patrono San Marun
E ha concluso l'Omelia con questa Preghiera:
«O San Marun, nostro Padre e Patrono, intercedi per noi maroniti affinché possiamo sempre imitare l’esempio che ci hai dato. Tu hai vissuto in maniera santa la vita monastica, eremitica, sacerdotale... dona anche a noi, vescovi, monaci, religiosi, sacerdoti, di apprendere le lezioni nella tua scuola e come te imitare il nostro unico Maestro Gesù Cristo il Sommo Sacerdote. Amen».
S.E. Mira Daher, Ambasciatrice del Libano in Italia
Alla Messa hanno partecipato S.E. Mira Daher, Ambasciatrice del Libano in Italia, S.E. Martin Briens, Ambasciatore di Francia in Italia, S.E. Florence Mangin, Ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede, S.E. Issa Kassissieh, Ambasciatore dello Stato di Palestina presso la Santa Sede, i consoli libanesi in Italia, i consoli onorari, diversi Ambasciatori dei Paesi Arabi, Monsignor Flaviano Rami Al Kabalan, Procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri presso la Santa Sede, Funzionari italiani, rappresentanti degli ordini monastici libanesi e diversi membri della comunità libanese in Italia.
Tra i presenti, Victor Trad, Responsabile della Diaspora Maronita in Italia, Maurice Salameh, Presidente dell'Istituto Culturale Italo-Libanese, una delegazione dell'Associazione Assadakah, Alberto Bertucci, Sindaco di Nemi, Marwan Atallah, direttore della stazione di Roma della Middle East Airlines, Andrè Chakerji, una figura di spicco della comunità libanese, Jihad Jabbour, rappresentante del partito libanese in Italia Movimento Patriottico Libero, Anna Maria Nangano, Presidente dell'Associazione 99 non è Cento.
La suggestiva Chiesa Maronita di Roma durante la Festa del Patrono San Marun
Alla Santa Messa, accompagnata dal coro parrocchiale che ha eseguito una serie di canti in aramaico molto suggestivi, è seguito un momento di fraterna convivialità negli adiacenti saloni del Pontificio Collegio Maronita.
S.E. Mira Daher ha affermato di essere molto felice di poter festeggiare il Santo Patrono in una condizione di Pace che spera diventi duratura e coinvolga tutto il mondo.
Anche Victor Trad ha dichiarato che questa Festività riveste grande importanza per la comunità Maronita ancora legata alla tradizione, infatti la parte centrale della Messa è stata officiata nella lingua originale di Gesù, ossia l'aramaico: si tratta della stessa Messa latina trasformata in libanese con un tono un pò bizantino.
La Chiesa Maronita di Roma durante la Festa del Patrono San Marun piena di Fedeli
Rammentiamo che San Marun è considerato il fondatore spirituale della Chiesa Maronita, che da lui prende il nome. Il suo culto si è diffuso soprattutto in Libano, Siria e nella diaspora maronita nel mondo.
La Chiesa Cattolica Maronita: origini e Significato
La Chiesa Cattolica Maronita è una delle Chiese orientali cattoliche in comunione con Roma. Pur mantenendo la propria liturgia e tradizioni, riconosce l'autorità del Papa ed è una delle poche Chiese orientali che non ha mai rotto i legami con il Vaticano. La liturgia maronita è di rito antiocheno e si celebra in aramaico e in arabo, preservando antiche preghiere e formule liturgiche.

Nel tempo, la Chiesa Maronita ha giocato un ruolo fondamentale nel mantenere l'identità cristiana in Medio Oriente, sviluppando istituzioni educative e caritatevoli e contribuendo alla costruzione dello stato libanese moderno.
Il Significato della Chiesa Maronita per il Libano e il Mondo Arabo
Nel Libano, la Chiesa Maronita ha una valenza non solo religiosa ma anche politica e culturale. I maroniti furono tra i principali promotori dell’indipendenza libanese dalla Francia nel 1943 e hanno avuto un ruolo dominante nella struttura istituzionale del paese, con il Presidente della Repubblica che, secondo il sistema confessionale libanese, deve essere un maronita.
A livello regionale, la Chiesa Maronita rappresenta un baluardo del cristianesimo in Medio Oriente e un ponte tra l'Occidente e il mondo arabo. Con una vasta diaspora in Europa, nelle Americhe e in Australia, i maroniti contribuiscono a diffondere la cultura araba cristiana nel mondo e a mantenere vive le tradizioni orientali nella Chiesa cattolica.

San Marun: la Storia e il Ruolo nella Chiesa Maronita
San Marun (o Marone) fu un monaco asceta cristiano che visse tra il IV e il V secolo d.C. nella regione dell’attuale Siria settentrionale. Seguace della tradizione monastica orientale, praticò una vita di preghiera, digiuno e solitudine su una montagna vicino ad Aleppo, attirando numerosi discepoli affascinati dalla sua santità e dalle guarigioni miracolose che gli venivano attribuite.
Dopo la sua morte, avvenuta intorno al 410 d.C., i suoi seguaci fondarono un monastero in suo onore, il Monastero di San Marun, che divenne un centro di spiritualità e diffusione del cristianesimo nella regione. Nel contesto delle dispute teologiche cristologiche che caratterizzarono il periodo successivo al Concilio di Calcedonia (451 d.C.), i monaci di San Marun aderirono fermamente alla dottrina calcedoniana (che affermava la doppia natura, divina e umana, di Cristo). Perseguitati dalle autorità bizantine monofisite e poi dagli eserciti arabi islamici, i maroniti si rifugiarono sulle montagne del Libano, dove consolidarono la loro identità religiosa e culturale.
Fu intorno a questo monastero, situato probabilmente nella Seconda Siria, che prese forma la Chiesa Maronita. Per tre secoli, il monastero guidò la difesa del cristianesimo calcedoniano ed ebbe un ruolo di rilievo nei sinodi e nei dibattiti dogmatici.
Nel 517 avvenne la prima persecuzione su larga scala contro i maroniti: 350 monaci furono massacrati nei pressi di Larissa dai monofisiti, segnando l’inizio di un lungo periodo di difficoltà.
I monaci di "Beth Maron" o "Casa di Marun", così chiamati nelle fonti storiche, rimasero nella regione fino a quando le persecuzioni e i grandi eventi storici li costrinsero a fuggire.
L'assassinio del Patriarca di Antiochia nel 610, la conquista araba della Siria nel 634 e il sostegno degli arabi ai monofisiti portarono a nuove oppressioni, obbligando la comunità monastica a cercare rifugio proprio come suddetto sul Monte Libano.
Qui, i maroniti fondarono un monastero a Kfarhay, dove conservarono la loro più preziosa reliquia: il cranio di San Marun. Questo monastero, noto come Rish Maron ("Cranio di Marone"), divenne la prima sede patriarcale maronita. Dal 1823, la sede ufficiale del Patriarcato si trova a Bkerke, in Libano.
Oltre alle persecuzioni, anche le circostanze storiche spinsero i monaci di Beth Maron a fondare una propria Chiesa calcedoniana autonoma. Questo passaggio fu decisivo nella formazione dell'identità istituzionale della Chiesa Maronita, che consolidò la sua presenza sul Monte Libano e rafforzò il legame tra fede e cultura maronita.
La figura di San Marun è associata a diverse simbologie che riflettono la sua vita ascetica, la sua influenza spirituale e il ruolo della Chiesa Maronita. Ecco alcuni dei principali simboli legati a lui:
La Montagna

San Marun visse da eremita su una montagna, un simbolo di isolamento spirituale e avvicinamento a Dio. La montagna rappresenta anche la resistenza e la protezione della fede, valori fondamentali per la comunità maronita, che ha trovato rifugio nelle montagne del Libano durante le persecuzioni.
La Cupola e la Croce Maronita
La croce maronita, spesso raffigurata con una base ampia e arrotondata o inserita in una cupola, rappresenta la connessione con la tradizione cristiana antiochena e la fedeltà al cattolicesimo. La cupola simboleggia la protezione divina sulla comunità maronita.
L’Albero del Cedro
Il cedro del Libano è un simbolo nazionale ma anche religioso, associato alla forza e alla longevità della fede maronita. In molte raffigurazioni di San Marun e dei monasteri maroniti, il cedro appare come elemento distintivo della loro identità.
Il Libro o la Scrittura Sacra
San Marun è spesso rappresentato con un libro o delle scritture, a simboleggiare la saggezza, l’adesione alla dottrina calcedoniana e il ruolo dei maroniti nella preservazione del cristianesimo orientale.
Il Mantello del Monaco e il Bastone Pastorale
Indossa spesso un semplice mantello da monaco, segno di umiltà e vita ascetica. In alcune immagini, tiene un bastone pastorale, che indica la sua guida spirituale e l’influenza duratura sulla Chiesa Maronita.
La Luce o l’Aureola
Come tutti i santi, San Marun è raffigurato con un'aureola, che rappresenta la santità e la sua vicinanza a Dio. La luce intorno a lui simboleggia la sua missione di illuminare i fedeli e diffondere la fede cristiana.
San Marun è quindi un simbolo di resistenza, fede e spiritualità per i maroniti e per i cristiani orientali in generale.
La Croce Maronita e il Simbolismo Liturgico

La croce maronita è un simbolo liturgico molto importante e spesso associato a San Marun.
Le caratteristiche distintive della croce maronita includono:
Base larga o cupola: Simboleggia la Chiesa solida e ancorata alle sue radici orientali.
Raggi di luce o fiamme: In alcune varianti, la croce maronita è circondata da raggi luminosi, rappresentando la diffusione della fede e della spiritualità maronita nel mondo.
Forma stilizzata con cedro o motivi ornamentali: Unisce l’elemento della croce con la tradizione libanese.
Nella liturgia maronita, la croce e l'icona di San Marun sono spesso collocate in posizione d'onore, soprattutto nei monasteri e nelle chiese a lui dedicate.
Il Significato Mistico della Luce e della Spiritualità Ascetica

San Marun è spesso associato alla luce mistica, elemento tipico della spiritualità orientale. Questo simbolismo si collega alla concezione di un cristianesimo che illumina le anime attraverso la preghiera e il sacrificio. La sua vita ascetica richiama le figure dei Padri del Deserto, che consideravano il distacco dal mondo e l'unione con Dio attraverso la meditazione come la via della vera saggezza.
Influenza sull'Arte Sacra Maronita
L'arte maronita ha influenze bizantine e siriache, ma nel tempo ha integrato elementi occidentali, specialmente dopo i contatti con la Chiesa di Roma. Le icone di San Marun spesso mostrano colori sobri, con sfondi dorati che simboleggiano la dimensione divina e la luce della fede. Nei mosaici e nelle pitture murali, il santo è solitamente raffigurato in piedi con le mani alzate in preghiera, oppure seduto con un libro aperto sulle ginocchia.
Le Rappresentazioni nelle Chiese e nei Monasteri

Monastero di San Marun (Siria): Uno dei centri spirituali più antichi, in cui probabilmente si trovavano icone del santo già nel V secolo.
Cattedrale di San Giorgio a Beirut: Presenta affreschi e immagini di San Marun.
Santuario di San Marun ad Annaya (Libano): Luogo di pellegrinaggio in cui si celebra il santo con icone moderne che lo raffigurano come guida spirituale del popolo maronita.
Il Patriarca di Antiochia dei Maroniti

Attualmente il Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano) è Sua Beatitudine il Cardinale Béchara Boutros Raï, O.M.M., nato il 25 febbraio 1940 nell’arcieparchia di Antélias, a Himlaya (lo stesso villaggio che ha dato i natali a Rafqa Ar-rayes, la prima santa dei maroniti). Ha compiuto gli studi secondari al Collège Notre Dame de Jamhour, diretto dai padri gesuiti. Dopo aver emesso i voti religiosi nell’ordine maronita della Beata Vergine Maria (mariamita), nel 1962 è stato inviato a Roma per seguire i corsi di filosofia e di teologia alla Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito il dottorato in diritto canonico e la licenza in sacra teologia
È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1967.
Per diversi anni ha diretto lo scolasticato mariamita a Roma, ricoprendo nel contempo l’incarico di responsabile dei programmi in lingua araba di Radio Vaticana. Proprio quando iniziava la guerra civile in Libano, nel 1975, è rientrato in patria per dirigere il Collège Notre Dame di Louayzé, città nella quale ha fondato e guidato l’Istituto delle lingue straniere. Successivamente è stato giudice del tribunale patriarcale e direttore della scuola di Santa Rita a Dbayé.
Il 2 maggio 1986 il Sinodo maronita l’ha eletto vicario patriarcale e gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Cesarea di Filippo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale dal cardinale Nasrallah Boutros Sfeir il 12 luglio dello stesso anno, scegliendo come motto episcopale «Comunione e amore».
Il 9 giugno 1990, è stato trasferito alla nuova eparchia di Jbeil (Byblos) dei maroniti. Nominato nel 2003 segretario del Sinodo permanente della Chiesa maronita, in tale veste ha partecipato a diverse assemblee sinodali a Roma, compresa quella speciale per il Medio Oriente nell’ottobre 2010, dalla quale è stato eletto nel Consiglio post-sinodale.
Nel 2009, in seno al Sinodo maronita, ha assunto la presidenza della commissione per le comunicazioni. È stato tra l’altro promotore dello sviluppo del network televisivo TéléLumière-Noursat.
Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Sua Beatitudine il Cardinale Béchara Boutros Raï, Ordine Maronita Mariamita
Il 15 marzo 2011 è stato eletto 77.mo successore di san Marone durante il Sinodo straordinario riunitosi nella sede patriarcale di Bkerké, a nord-est della capitale libanese. Il 24 marzo dello stesso anno Benedetto XVI gli ha concesso l’ecclesiastica communio, richiestagli in conformità al canone 76 § 2 del Codice dei canoni delle Chiese orientali. Tale vincolo speciale con la Chiesa di Roma è stato poi suggellato pubblicamente il successivo 15 aprile, in occasione della sua prima visita al Pontefice, quando nella basilica di San Pietro ha avuto luogo la divina liturgia alla presenza del delegato papale, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.
Il 1° giugno 2011 Benedetto XVI lo ha annoverato tra i membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e il 7 marzo 2012 tra quelli della Congregazione per le Chiese orientali.

All’indomani della cosiddetta primavera araba e nel pieno della guerra civile nella vicina Siria, il Patriarca Raï ha accolto il Papa in occasione del viaggio compiuto in Libano dal 14 al 16 settembre 2012, per la consegna dell’esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, frutto del Sinodo speciale del 2010. In quella circostanza ha presentato al Pontefice la realtà civile e religiosa di Beirut come «città testimone del pacifico vivere insieme tra musulmani e cristiani nel mondo arabo». Una testimonianza, secondo il patriarca, della possibilità di vivere insieme nel rispetto reciproco, nell’uguaglianza e nell’equilibrata partecipazione di tutti al governo della cosa pubblica, all’insegna della necessità di tenere separata la religione dalla politica dello Stato, nel pieno riconoscimento della libertà di religione e di culto.
Tra i protagonisti del dialogo nel complesso scenario del Medio Oriente, il capo del Sinodo della Chiesa maronita è chiamato a rappresentare la voce degli arabi cristiani nel collegio cardinalizio. Insignito della porpora come i suoi tre più immediati predecessori sulla cattedra di san Marone, porta nel collegio dei cardinali l’esperienza di un Paese nel quale la convivenza tra le religioni è una realtà radicata nella storia, ma è messa attualmente in pericolo dai drammatici avvenimenti che sconvolgono le popolazioni confinanti e minano la stabilità dell’intera area.
Nell’ottobre 2012 ha partecipato alla XIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, lanciando nel suo intervento un appello al dialogo tra cristiani e musulmani nei Paesi arabi. Ha partecipato alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (ottobre 2014) e alla XIV Assemblea Generale Ordinaria sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (ottobre 2015).
Il 15 febbraio 2017, il Santo Padre ha deciso di concedergli il titolo di Avvocato rotale.
Ha partecipato al conclave del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco.
Da Benedetto XVI creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 24 novembre 2012.
È Membro del Dicastero per le Chiese Orientali.
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