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Immagine del redattoreRoberto Roggero

Libano - A breve elezione presidente?

Assadakah Beirut - Il 9 gennaio il Parlamento libanese dovrebbe riunirsi in una sessione dedicata a scegliere il presidente della Repubblica e sbloccare lo stallo politico che per oltre due anni ha impedito l'elezione del capo dello Stato. Il presidente dell'Assemblea dei rappresentanti, il leader del movimento sciita Amal Nabih Berri, ha convocato la riunione poco dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah il 27 novembre, dopo oltre un anno di scontri cominciati all'indomani dell'attacco di Hamas contro lo Stato ebraico. "Ho giurato a me stesso che non appena ci sarebbe stato il cessate il fuoco, avrei fissato la data di una sessione per eleggere il presidente della Repubblica, annuncio quindi una sessione il 9 gennaio", ha dichiarato Berri. Il Libano è senza presidente della Repubblica dalla fine del mandato di Michel Aoun, il 31 ottobre 2022.

Secondo il sistema confessionale vigente nel Paese che divide le più importanti cariche dello Stato tra le principali comunità religiose, il presidente deve essere scelto tra le persone di fede cristiana maronita, mentre il primo ministro deve essere un musulmano sunnita, il capo del Parlamento uno sciita, il vicepresidente del Parlamento e il vice primo ministro sono cristiani greco-ortodossi e il capo di Stato maggiore dell'esercito deve essere un druso. Inoltre il Parlamento è composto da 128 deputati: 64 cristiani e 64 musulmani. All'interno di questi due gruppi c'è un'ulteriore ripartizione in base alle minoranze di ogni confessione. Dal novembre del 2022 si sono succedute decine di sessioni parlamentari, tutte fallimentari a causa dell'impossibilità per le diverse fazioni politiche di accordarsi.

Lo stallo politico libanese è diventato una questione internazionale, poiché la stabilità del piccolo Paese mediorientale è un tassello importante nel complesso scenario regionale, ulteriormente sconvolto dagli eventi seguiti all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele. A questo proposito è stato istituito il gruppo dei cinque per il Libano, composto da Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita, Qatar ed Egitto che, attraverso i propri ambasciatori svolge periodicamente riunioni e colloqui per cercare di avanzare nel processo politico. Non è la prima volta che il Libano deve affrontare un vuoto presidenziale di questo tipo: tra il 2014 e il 2016, proprio prima che si procedesse alla nomina di Aoun, il Libano e' rimasto due anni e cinque mesi senza un presidente. Soltanto il 31 ottobre 2016, dopo 46 sessioni parlamentari, Michel Aoun è stato eletto presidente. Per sbloccare la situazione politica fu necessario anche un'intesa tra attori esterni al Libano che ne influenzano le dinamiche interne.

Anche il comandante dell'esercito Joseph Aoun è emerso come un possibile candidato, sostenuto da diverse fazioni politiche. Secondo il quotidiano locale "Nida' al Watan", il suo profilo apolitico e la sua leadership durante le crisi precedenti lo rendono una scelta pragmatica, anche se alcuni partiti, come il filo-iraniano Hezbollah, esprimono ancora delle riserve.

Il vuoto di potere a più livelli che si registra nel Paese, oltre ad aggravare l'incertezza sul funzionamento delle istituzioni, rappresenta un ostacolo a ogni possibilità di salvare l'economia in pieno tracollo. La crisi economica in Libano è esplosa in tutta la sua drammaticità nel 2019, peggiorata poi dalla pandemia Covid-19 e dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Da allora, la sterlina libanese ha perso oltre il 98 per cento del suo valore e l'inflazione ha raggiunto il 269 per cento con quella per i prodotti alimentari di prima necessità che si attesta al 350 per cento. Secondo le stime, almeno l'80 per cento della popolazione libanese vive attualmente sotto la soglia di povertà, le carenze di cibo e carburante sono un dato con cui fare ormai i conti quotidianamente, così come la carenza di elettricità anche nella stessa capitale.

In questo scenario, la guerra tra Israele e Hezbollah e le tensioni che pervadono tutto il Medio Oriente, hanno ulteriormente aggravato la situazione del Libano. Dopo mesi di scontri a "bassa intensità", il conflitto tra lo Stato ebraico e il Partito di Dio ha subito una pesante escalation dopo l'esplosione dei walkie talkie dei membri del movimento libanese e l'intensificarsi dei bombardamenti da parte di Tel Aviv che hanno devastato la parte meridionale del Paese e hanno colpito anche la capitale Beirut. Gli attacchi delle forze israeliane hanno decapitato la leadership di Hezbollah, che esce notevolmente indebolito dal conflitto sospeso il 27 novembre con un accordo di cessate il fuoco di 60 giorni.

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