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Lega Araba - “La Siria non può restare nel caos”

Aggiornamento: 7 mar


Roberto Roggero* - Nonostante il giro di boa, in Siria pare si sia ancora lontano da condizioni che possano permettere un futuro vivibile.

La Lega Araba, tramite il segretario generale, Ahmed Aboul Gheit, ha condannato gli attacchi aerei dell'esercito israeliano (IDF) e le incursioni di terra in Siria come "una provocazione sconsiderata e un'escalation che coglie l'opportunità della transizione politica in Siria per stabilire una realtà illegale e illegittima". Aboul Gheit ha poi invitato la comunità internazionale "a prendere posizioni chiare per condannare questa aggressione ingiustificata che mira ad accendere la tensione nella regione e a porre ostacoli alla transizione politica in Siria".

La situazione è a questo punto una vera e propria emergenza, soprattutto a causa della posizione israeliana che non ha intenzione di liberare il territorio siriano invaso, e sta occupando tutto il sud, distruggendo quello che rimasto, e a causa della Turchia, che porta avanti la propria guerra privata contro le forze di protezione del popolo crudo Kassad. La leadership attuale non possiede la capacità per difendersi da una struttura offensiva come quella messa in campo da Ankara. Potremmo essere di fronte a una spartizione del Paese.

Ahmed Aboul Gheit, segretario generale della Lega degli Stati Arabi
Ahmed Aboul Gheit, segretario generale della Lega degli Stati Arabi

Molte le speranze riposte nella prossima conferenza convocata il 4 marzo al Cairo dalla Lega Araba, che avrà come oggetto la situazione nella Striscia di Gaza e Cisgiordania, ma anche la situazione attuale in Siria. A tale scopo, il presidente siriano ad interim, Ahmed al Sharaa, ha ricevuto un invito ufficiale dal presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, a partecipare al vertice d'emergenza. Lo stesso Al-Sharaa ha definito il piano di Trump "un crimine enorme che non può realizzarsi", ma la sua presenza al vertice sarà soprattutto la prima occasione in cui rappresenterà Damasco alla Lega Araba, dopo anni di isolamento.

L'Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che in passato ha sostenuto Assad, sembra voler dialogare con il nuovo governo siriano. La scelta di invitare Al-Sharaa riflette pragmatismo, ovvero la necessità di consenso per contrastare il piano di Trump, che minaccia di destabilizzare ulteriormente la Regione.

Il vertice del 4 marzo sarà una prova importante per Al-Sharaa. Da un lato, dovrà dimostrare che la Siria post-Assad può tornare protagonista nel mondo arabo; dall'altro, gestire il peso di Hayat Tahrir Al-Sham, gruppo con un passato jihadista che suscita diffidenze.

Da parte sua, l'Egitto vuole unire le voci arabe contro una proposta che mina la causa palestinese e la stabilità regionale. Resta da vedere se il Cairo riuscirà a superare le divisioni interne alla Lega Araba e proporre un'alternativa.

Anche Abdallah II di Giordania, che ha incontrato Ahmad Al-Shara due giorni fa, condanna gli attacchi israeliani contro la Siria, evidenziando l’importanza del coordinamento fra i due Paesi, considerato fondamentale per la sicurezza dei confini e per limitare il traffico di armi e droga che la Giordania ha faticato a contenere lungo il suo confine durante il governo dell'ex presidente siriano Bashar Al-Assad.

Il presidente ad interim per laTransizione in Siria, Ahmad Al-Sharaa, nel recente incontro con re Abdallah II di Giordania
Il presidente ad interim per laTransizione in Siria, Ahmad Al-Sharaa, nel recente incontro con re Abdallah II di Giordania

Tutti gli Stati arabi condannano gli attacchi israeliani come violazione del diritto internazionale e pericolosa escalation.

La Lega Araba ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare queste azioni e ha ribadito la necessità di un ritiro israeliano dai territori siriani occupati, compreso il Golan, in conformità agli accordi internazionali.

La situazione è preoccupante nel nord della Siria, dove le truppe filoturche stanno combattendo contro l’etnia curda, la seconda più numerosa in Siria.

I siriani sono stati testimoni del proprio passato, sanno che la loro vita è irrilevante per le potenze straniere che considerano il loro Paese come un limone da spremere.

La notizia positiva della fine del regime di Assad pare voler lasciare il posto alla preoccupazione che ora sia il turno della Turchia e al timore riguardo Israele, che ha conquistato e occupato i territori vicini al confine e sta portando continui attacchi aerei, distruggendo le basi navali e aeree e altre installazioni militari. Inoltre, non tutti i siriani sono ben disposti nei confronti di un governo presieduto da HTS, perché, nonostante la situazione, la società civile siriana non è rimasta ferma in questi anni. Sono poi cominciati anche i rientri degli esuli dall’estero, un problema che necessita di soluzioni a breve termine. Salutano la nuova fase con lo stesso spirito con cui hanno affrontato gli sconvolgimenti dal 2011, ma in un momento notevolmente più delicato e decisivo.

È facile guardare a un passato oscuro e mettere in guardia sui pericoli di un futuro oscuro, ma non si deve commettere l’errore di pensare che questa sia la visione del futuro.

Una cosa è certa: il periodo recente in Siria ha certamente insegnato qualcosa, resta da vedere che cosa si sia imparato…

(*Direttore responabile Assadakah News)

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