Roberto Roggero - Un segnale di distensione di grande importanza, con la decisione che il Cosiglio della Lega Araba ha trasmesso da Jeddah lo scorso 19 maggio, ufficializzando la riammissione della Siria, prologo a una fase che si annuncia comunque non facile, ovvero la riabilitazione della Siria all’interno del mondo arabo, quando le armi non sono ancora state completamente deposte e la guerra civile non si può ancora considerare del tutto conclusa, in particolare lungo i confini con la Turchia e nella nord-orientale ai confini con l’Iraq.
Da non trascurare poi il fatto che esistono ancora alcune porzioni di territorio nazionale, come la provincia di Idlib, dove vi è la presenza di formazioni che fanno capo ad Al-Qaeda. In sostanza, il governo di Damasco non ha ancora il controllo su oltre il 30% del Paese, sebbene il presidente Assad, rieletto per il quarto mandato consecutivo nel maggio 2021 con oltre il 95% delle preferenze, sia stato ormai saldamente confermato alla direzione del Paese, e che la Lega Araba abbia ufficialmente riconosciuto tale fatto con la riammissione.
Si aprono a questo punto diverse questioni, tutte contemporaneamente prioritarie, per il processo di normalizzazione della Siria, fra cui il problema del rientro dei fuoriusciti e dei profughi; il perdurante isolamento della Siria nello scacchiere internazionale; i rapporti con la Russia, principale alleato di Damasco, alla luce della questione ucraina; la considerazione della Siria, da parte dei Paesi confinanti, come potenziale minaccia per quanto riguarda il massiccio e incontrollato aumento del traffico di stupefacenti; i rapporti con la Turchia e, non ultimo, il problema della ricostruzione dopo il terremoto del febbraio scorso.
Libano e Giordania, direttamente coinvolti nella questione rifugiati, hanno confermato la totale disponibilità per la soluzione del problema, che si annuncia di non facile gestione. Inoltre, da tenere presente che l’Arabia Saudita, colonna portante della Lega Araba, ha sostenuto la riammissione della Siria con l’evidente obiettivo di controbilanciare l’ingerenza di Mosca e anche di Teheran, nonostante il riavvicinamento diplomatico con l’Iran. Gli equilibri quindi, sono estremamente delicati, mentre la Siria ha anche la necessità di essere ricostruita, con una spesa calcolata in oltre 400 miliardi di dollari.
Inoltre, inserita nel contesto regionale, e dei 22 Stati arabi, vi è anche la questione della transizione energetica, del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare.
Da parte sua, il presidente siriano, nel discorso al Consiglio della Lega Araba a Jeddah, non ha dato prova di particolare volontà collaborativa, focalizzandosi quasi esclusivamente sulla necessità di controbattere le ingerenze straniere, facendo attenzione a non suscitare la reazione avversa dell’alleato russo, né abbia evidenziato la necessità di ottenere al più presto i necessari prestiti per fronteggiare i problemi della popolazione che, per oltre l’80%, si trova ben sotto la soglia di povertà dichiarata. Il tutto approfittando della complicità provvidenziale della guerra in Ucraina, sulla quale pare essere concentrata l’attenzione internazionale e soprattutto dell’Europa.
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