ANN - Letizia Leonardi - I confini ancora non ben definiti tra i territori del Nagorno Karabakh rimasti sotto il controllo armeno e quelli passati agli azeri comportano continue incursioni da parte dell'Azerbaijan per erodere qualche lembo di terra in più. Ma non solo. Soldati del governo di Baku in questi giorni stanno creando delle fortificazioni in aree della Repubblica d'Armenia lungo il confine azero. Una situazione preoccupante se si pensa alla profonda crisi politica che sta attraversando la piccola Repubblica caucasica.
Questo allarme è stato lanciato dal Ministero della Difesa armeno. Due giorni fa infatti le forze armate azere hanno tentato di penetrare con un trattore nella zona di confine con l'Armenia. La presenza delle unità armene ha fatto desistere gli azeri dal proseguire nei lavori.
Non accenna a sbloccarsi dunque la situazione lungo la linea di confine, soprattutto nella regione di Gegharkunik, nella quale il 12 maggio centinaia di soldati azeri sono entrati nel territorio armeno per alcuni chilometri cacciando i residenti, catturando sei soldati armeni e cacciandone altri. Il responsabile del programma di comunicazione, Zara Amatuni, ha recentemente dichiarato che alcuni esponenti del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Baku hanno fatto visita a questi militari armeni presi prigionieri mentre erano impegnati ad eseguire lavori di ingegneria.
Da Yerevan non sono partite delle azioni in risposta a questi tentativi di invasioni ma l'Armenia resta in attesa di una presa di posizione della Comunità Internazionale che tuttavia ha condannato l'Azerbaijan, attraverso singole nazioni, solo a parole ma non con fatti concreti.
È evidente che l'Armenia non intende inasprire lo scontro con un'Azerbaijan che minaccia i suoi confini e quelli della piccola enclave dell'Artsakh, anche per il fatto che, il governo di Baku, ha ancora circa duecento soldati armeni catturati durante la sanguinosa guerra dei 44 giorni e che aspettano di ritornare dalle proprie famiglie.
A proposito delle continue violazioni delle leggi internazionali e le convenzioni da parte del presidente azero Aliyev, il difensore dei diritti umani della Repubblica d'Armenia, Arman Tatoyan, ha rilasciato una dichiarazione sulla situazione negli insediamenti di confine della provincia di Gegharkunik.
“I militari azeri - ha spiegato - fermano illegalmente gli abitanti del villaggio nei pascoli vicino ai villaggi della provincia di Gegharkunik, chiedono in quale direzione si stanno dirigendo, per quale scopo e cosa stanno trasportando. Cercano di effettuare perquisizioni illegali di auto e minacciano". La presenza illegale di militari armati azeri nelle immediate vicinanze dei villaggi della provincia di Gegharkunik, nel territorio armeno, crea infatti forti preoccupazioni nella popolazione che teme per la propria incolumità anche perché i campi dove viene portato a pascolo il bestiame attualmente non possono essere utilizzati e le risorse idriche, che servono non solo a rifornire di acqua potabile ma anche per l'irrigazione, sono passate sotto il controllo azero. Di fronte a questi problemi e pericoli è di fondamentale importanza la creazione, al più presto, di una zona di sicurezza in modo da ripristinare i diritti violati delle persone che risiedono in queste zone di confine.
Il timore è anche quello che, attraverso queste provocazioni, l'Azerbaijan cerchi la reazione dell'Armenia per arrivare allo scontro militare. Ma gli armeni per adesso non hanno reagito, nonostante la continua disinformazione azera che accusa l’Armenia di attività criminale. La Russia, che in questi mesi ha avuto un atteggiamento a tratti ambiguo, ha inviato a Yerevan nuovi automezzi militari.
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