Franco Abdelkader Omeich*
Si parla di povertà estrema quando una persona, una comunità o tutti gli abitanti di un’intera ragione sono costretti a vivere con meno di 2 dollari al giorno. Meno di due dollari al giorno per procurarsi cibo, acqua, medicine e tutto ciò di cui ci sarebbe bisogno per avere una vita dignitosa.
Al mondo, quasi il tredici per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1,90 dollari al giorno. La percentuale può sembrare “bassa”. Ma il numero non deve trarre in inganno. O indurre a sottostimare la gravità del problema.
Perché, in valori assoluti, in condizione di povertà estrema vivono 902 milioni di persone. Per rendere l’idea, basti dire che si tratta di circa quindici volte la popolazione italiana.
Al giorno d’oggi, la povertà si estende.
In altre parole, riguarda tutto il mondo, da nord a sud. Eppure, è possibile individuare zone del pienata dove si trovano, letteralmente, i Paesi più poveri del mondo:
Africa Subsahariana: 42,7 percento
Asia meridionale: 18,8 per cento
Asia orientale e zona del Pacifico: 7,2 per cento
America Latina e Caraibi: 5,6 per cento
Come avrai intuito, questi dati si riferiscono al totale della popolazione che vive in condizione di povertà estrema. In particolare, la popolazione dell’Africa Subsahariana ammonta a circa un miliardo. Significa che quasi 430 milioni di persone vivono in condizione di povertà estrema.
Al giorno d’oggi, secondo i dati del World food programme, 795 milioni di persone soffrono la fame.
Fame non significa solo mancanza di cibo ma anche mancanza di micronutrienti. Che aumenta il rischio di contrarre malattie, riduce la produttività, impedisce un adeguato sviluppo fisico e mentale.
La povertà ha anche altre conseguenze. Come non avere la possibilità di studiare. Come non avere medicinali e strutture mediche a disposizione. Come, in sostanza, non avere diritto a una vita che possa definirsi tale.
I dati non disegnano una situazione confortante.
*Presidente dell'Associazione italo araba Assadakah .
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