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La comunità maronita: "Pregate per il Libano"

A cura di Lorenzo Somigli e Roberta Vaduva - La presenza dei Cristiani è tangibile, materiale. In ogni strada, anche in zone a maggioranza Sciita, si vedono le icone della Madonna o le statue di San Giorgio che uccide il drago. I simboli del sacrificio di Cristo scandiscono il panorama della montagna libanese. Alcune croci sono abbarbicate alle rocce dei monti nei quali per secoli hanno vissuto i Maroniti, altre, discretamente, si scorgono all’angolo di una strada. Sono tutte curate. La Fede è viva.

Anche per questo l’Italia e l’Occidente tutto non possono abbandonare il Libano. Di tutto il Medioriente, oramai, soltanto in Libano i Cristiani possono professare la propria Fede senza timore di essere perseguitati o peggio. Per ora.

La comunità maronita dà un contributo essenziale al territorio della Montagna Libanese, riconosciuto e apprezzato da tutti. Lo testimoniano le svariate attività che ruotano intorno al monastero: vigne, frutteti, fattorie, panetterie, falegnamerie. Un ecosistema che governa il territorio in modo sostenibile, rispettoso, che impiega la popolazione locale. È comprensibile, anche per questo, perché i Maroniti siano così apprezzati.

Presso il Monastero di San Marone, dove si trova la tomba del monaco ed eremita San Sciarbel Makhluf, abbiamo l’onore di incontrare anche l’Abate Tannous Nehme, ex Superiore Generale dell’Ordine Maronita Libanese, che ci accoglie calorosamente e che ci ricorda la grande amicizia tra i nostri popoli ma ad un certo punto ci fa una richiesta: “Pregate, pregate tanto per noi. Pregate per il Libano perché la preghiera è uno dei mezzi più potenti che esistano. Non potete nemmeno immaginare cosa possano fare le nostre preghiere”. Alla fine dell’incontro ci dona il rosario e il libro su San Sciarbel. Doni meravigliosi.

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