ANN - Letizia Leonardi - La Comunità Armena è insorta per l'intervento dell'Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaijan in Italia, Mammad Ahmadzada, pubblicato dal quotidiano "Il Giornale". Il diplomatico del governo di Baku chiede alla Comunità internazionale di fermare l'Armenia che, a suo dire, continua a commettere crimini di guerra contro il suo Paese. A supportare questa tesi ci sono le vittime azere causate dalle mine anticarro, sparse in quello che è stato il territorio della recente guerra dei 44 giorni, e i sabotaggi delle forze armate dell’Armenia nel territorio a confine tra l’Azerbaijan e la Repubblica Caucasica. "Dopo la firma dell'accordo di pace del 9 novembre 2020 - dichiara Ahmadzada - il numero delle vittime degli ordigni continua a salire. Nonostante i ripetuti richiami a fornire le mappe delle aree minate, l'Armenia continua a rifiutarsi. Per questo l'Azerbaijan ha inviato una seconda denuncia interstatale alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), la prima è stata inviata il 16 gennaio di quest'anno".
Secondo il rappresentante dell'Azerbaijan l’Armenia non sarebbe interessata alla pace.
La risposta del Consiglio per Comunità Armena di Roma non si è fatta attendere: "Non finiremo mai di stupirci dell’energico attivismo del rappresentante diplomatico del dittatore Aliyev in Italia. Un attivismo che durante i 44 giorni della guerra scatenata dall’Azerbaijan con l’aiuto della Turchia e dei mercenari jihadisti contro la piccola repubblica de-facto del Nagorno Karabakh (Artsakh) si è contraddistinto nel produrre una serie di fake-news che con il tempo sono state smentite e smascherate dai fatti e dagli stessi protagonisti del mondo azero. Attivismo che è proseguito anche dopo la fine della guerra, con una serie di notizie e comunicati che avevano lo scopo di presentare l’Azerbaijan come vittima e l’Armenia come aggressore, anche con l’aiuto di una manciata di rappresentanti del popolo italiano che hanno deciso di sposare la causa della dittatura azera, ricca e luccicante ma pur sempre dittatura".
Vengono respinte dunque al mittente le accuse all'Armenia di aver provocato la morte di due giornalisti colpiti da una mina anticarro in una sperduta sterrata di montagna e dell'esistenza di gruppi di sabotatori che seminerebbero mine in territorio azero.
"Premesso che siamo dispiaciuti per la morte di tutte le persone innocenti alle quali va il nostro cordoglio - prosegue la Comunità Armena di Roma - non riusciamo a capire perché il governo azero non limiti la libera circolazione di veicoli e persone in zone che fino a poco tempo fa erano teatro di guerra. A noi sembra che questo attivismo mediatico sia solo l’ennesimo tentativo della diplomazia azera per deviare l’attenzione e per cercare di sottrarsi alle pressioni che arrivano dalle istituzioni europee e mondiali al dittatore Aliyev per rilasciare i circa 200 prigionieri di guerra armeni. Sono molteplici gli inviti all’Azerbaijan per permettere alla missione UNESCO di visitare i distretti occupati con l’intento di tutelare il millenario patrimonio artistico e culturale armeno che soldati e funzionari azeri stanno distruggendo e non mancano ovviamente i richiami all’Azerbaijan a non ricorrere ad ulteriori provocazioni e a rispettare l’integrità dei confini territoriali dell’Armenia".
Questo tentativo dell'Ambasciatore azero di invertire le parti e far apparire l'Armenia come Paese aggressore e l'Azerbaijan Paese vittima appare poco credibile dopo l'attacco del 27 settembre scorso dell'Azerbaijan, alleata con la Turchia, nel Nagorno Karabakh che ha provocato il sanguinoso conflitto in piena pandemia, che ha lasciato sul campo più di 5000 vittime armene e altre migliaia in quelle azere.
"Il nostro appello alla Comunità internazionale, ai media e soprattutto a certi politici - conclude il Consiglio per Comunità Armena di Roma - è quello di non cadere nel tranello azero della disinformazione e lavorare per una pace stabile e duratura, basata sulla verità e sul rispetto dei diritti dei popoli. Noi ripudiamo la guerra, l’Armenia vuole la pace".
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