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L’Inchiesta (4/4) - Gaza: verità e guerra all’informazione

Roberto Roggero - Della presa in giro della verità da parte di Joe Biden si sta assistendo anche con la riaffermazione della sua volontà di riprendere il negoziato nucleare con l’Iran, principale nemico sciita di Israele e del mondo musulmano sunnita che sono i suoi tradizionali alleati. Se è rimasta inspiegabile l’assegnazione a Barack Obama del Nobel per la Pace, così lascia perplessi l’atteggiamento di Biden verso i paesi del Golfo che hanno stipulato dei trattati di pace con Israele e che sono ben lontani da tale riconoscimento. In effetti è tutto il quadro politico internazionale che si è deteriorato nel Vicino e Medio Oriente per l’abdicazione dal ruolo di grande potenza manifestata dagli Stati Uniti; che fra l’altro ha consentito l’affermarsi di quello della Russia e della Turchia, vede il disimpegno del mondo occidentale dall’Afganistan e dalla lotta al terrorismo islamico, lascia inquietante la situazione in Siria e Iraq, e ha riportato indietro il processo di pace israelo-palestinese.

Non c’è per il momento un cessate-il-fuoco, né l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari. I palestinesi sono ancora all’interno del territorio verso il sud della Striscia. L’offensiva di terra, annunciata dall’esercito israeliano. E che il timore di un allargamento del conflitto sia più che reale, lo dimostra la decisione del governo israeliano di evacuare i residenti dei territori nel nord, entro 2 km dal confine con il Libano, a causa dei continui scontri con Hezbollah.

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