ANN - Letizia Leonardi - Prosegue l'avanzata dell'Azerbaijan in territorio armeno nella totale indifferenza del mondo e dei media. A quanto pare ormai il modus operandi del governo di Baku è quello di approfittare dei momenti critici in cui l'attenzione è puntata altrove per portare avanti aggressioni e provocazioni contro la popolazione armena. Il 27 settembre gli azeri hanno iniziato gli attacchi in Nagorno Karabakh mentre i Paesi europei erano alle prese con la pandemia e l'America, oltre che con l'emergenza sanitaria, era impegnata con le elezioni presidenziali. Adesso che Palestina e Israele stanno combattendo quella che può essere definita una guerra senza fine, ecco che gli azeri stanno continuando a portare avanti la loro strategia per appropriarsi di ulteriori territori. In queste ore le forze militari azere sono penetrate anche nel villaggio di Kut, nella regione di Gegharkunik, vicino Vardenis in Armenia.
I pastori che si trovavano nella zona con il proprio bestiame sono stati fatti allontanare e a chi chiedeva conto di ciò che stava accadendo veniva detto che quelle sono zone che appartenevano all'Azerbaijan.
Questo dopo che, nei giorni scorsi, si sono registrate altre incursioni azere in territorio armeno, anche in questa stessa regione in particolare, che avevano già allertato la popolazione armena.
Si aspetta ancora la reazione di Mosca che ha una cooperazione militare con la Repubblica d'Armenia. Un accordo nato in base all'appartenenza dei due Stati all'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) e al sistema congiunto di difesa aerea della Comunità degli Stati Indipendenti, creato dopo lo scioglimento dell’URSS.
In base a tale accordo la Russia ha una base militare a Gyumri e nell’aeroporto militare di Erebuni nella capitale Yerevan. Il trattato sull’affitto della base è stato prorogato fino al 2044. In occasione del rinnovo Mosca si è anche impegnata a fornire all’Armenia più armi e materiale militare.
Proseguono intanto, senza alcun risultato, i tentativi dei mediatori internazionali, delle forze di pace russe e dei funzionari del CSTO per far recedere i soldati dell’Azerbaijan.
Sarebbe necessario che anche la Comunità internazionale intervenga in modo autorevole per contrastare questa politica aggressiva ed espansionistica dell'Azerbaijan che continua ad avere l'appoggio della Turchia che, sempre più lacerata da una crisi economica interna, tenta di ottenere consensi attraverso questi atti contro la popolazione armena.
Tra l'altro è tanto più necessario che si punti l'attenzione sulla questione del Caucaso dal momento che il governo di Baku ha preannunciato l’occupazione di Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh che è sotto il controllo armeno.
E se si considera che il regime di Aliyev tiene ancora prigionieri circa 200 soldati e civili armeni catturati dopo l’entrata in vigore della tregua, che ha creato il “parco della vittoria” a Baku che non tiene in alcun conto della dignità umana, che sta cancellando tracce armene di grande valore storico nei territori conquistati del Nagorno Karabakh e che continua a violare gli accordi occupando territori e minacciandone altri, sarebbe il caso che l'Europa e la Comunità internazionale tutta, Italia compresa (da sempre legata all'Armenia), tralascino l'aspetto degli interessi economici e si accorgano di questa realtà e di questo popolo che ha bisogno d'aiuto immediato.
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