Redazione Assadakah – Non deve stupire che una prima e tuttavia decisa forma di resistenza agli eccessi talebani, giunga in particolare da un gruppo di donne, studentesse e femministe militanti. Una resistenza decisamente intelligente, sottile, determinata, che ad esempio si pratica difendendo chi non ha alcun mezzo, fornendo i burqa alle donne che ne sono sprovviste, per le quali, in caso di fermo, sarebbe una sicura condanna a morte, o anche semplicemente gli assorbenti per nascondere il ciclo mestruale, dal momento che tale fenomeno è considerato una espressione di assoluta impurità, secondo l’interpretazione assolutista ed estremista del Corano.
La notizia giunge dall’organizzazione della “Casa delle Donne” di Milano, in contatto telefonico con alcune donne a Kabul, parte delle quali sono attiviste della cellula femminista dell’università della capitale afghana, dove ha rifugio un piccolo ma determinato nucleo di giovani ispirate al movimento femminista americano ed europeo e si appoggia a RAWA, altro organismo nato negli anni ’70 del secolo scorso, per la tutela dei diritti della donna.
Già in vigore l’ordinanza che vieta di uscire di casa alle donne senza essere accompagnate da un uomo della famiglia.
Naturalmente, l’università di Kabul è stata fra i primi obiettivi sensibili ad essere presidiata dai talebani, che in questi vent’anni aveva portato avanti iniziative di valore culturale internazionale, e che adesso di certo tornerà indietro di secoli.
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