Assadakah News Agency - I rappresentanti dei 42 Paesi che hanno partecipato al vertice di Jeddah, in Arabia Saudita (compresi Cina, India, USA e Unione Europea) dedicato a trovare una soluzione alla crisi ucraina, hanno respinto il piano di pace proposto dal presidente ucraino Zelensky. Il ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, commentando il vertice, ha sottolineato che fissare decisioni sulla crisi ucraina a livello politico senza la partecipazione di Mosca è assurdo e senza senso.
L'incontro si era comunque già inaugurato con poche speranze di trovare uno spiraglio per una trattativa, dal momento che gli schieramenti erano già definiti fin dall’inizio dei lavori: USA, UE e alleati dalla parte di Kiev, pochi altri a sostegno di Mosca, per cui non vi era molto margine operativo, tuttavia i risultati non sono del tutto negativi, poiché solo il fatti di essere riusciti a riunire 42 Paesi allo stesso tavolo, può dirsi a buona ragione un non indifferente successo diplomatico del Regno d’Arabia Saudita.
La conferenza si è aperta su basi che non si possono definire favorevoli, dopo la presentazione al G7 della “proposta di pace” in dieci punti del presidente Zelensky (che prevede punti fermi come il ritorno ai confini del 1991 e l’indisponibilità a trattare fino alla liberazione di tutti i territori occupati, compresa la Crimea). L’esito del vertice di Jeddah già era quasi scritto, dopo il fallimento del primo vertice a Copenaghen, con “solo” 15 Paesi partecipanti. Troppo rigida la posizione ucraina, troppo distanti i Paesi non allineati con l’Occidente, tuttavia, per la prima volta anche i Paesi che non avevano mai condannato l’invasione avrebbero accettato di fatto il principio del rispetto dell’integrità territoriale ucraina come fondante di un processo di pace.
Già si parla di un prossimo vertice, con l’Arabia Saudita che si impegna a colloqui ufficiali con la Russia, anche se al momento l’idea di una pace o di una tregua stabile appare lontana.
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