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Jacob Bashish - Dalla Siria, la dimensione culturale del cibo


Redazione Assadakah – Il Mediterraneo, se lo si vede nel contesto planetario, è una depressione circondata da montagne, che comprende una varietà di isole, penisole, pianure e litorali. Spazi generalmente più orientati verso la pastorizia più che l’agricoltura, almeno quella stabile. Culla della civiltà, fin dagli albori della navigazione e del commercio, è sempre stato crogiolo di etnie, culture, ognuna con proprie caratteristiche e apporti specifici, in una variegata comunanza.

Senza risalire a dettagli preistorici, è comunque provato che, dal Neolitico, coste soleggiate, clima temperato e terreni coltivabili hanno favorito lo stanziamento di gruppi provenienti dalle più svariate località, attraverso la Via della Seta con il Medio e l’Estremo Oriente, dalla Scandinavia, dalle terre dei Celti, dall’Africa.

Diverse civiltà hanno storia, cultura, religioni, cibo e altro. I Fenici furono fra i primi maestri, e fra i secoli XI e XII furono frequenti i contatti fra le comunità musulmane e cristiane, intensi gli scambi commerciali, in cui ingenti quantità di prodotti alimentari sono stati introdotti nelle rispettive culture, modificandone gli assetti.

Pane, vino, olio, i prodotti della tradizione di una civiltà contadina e agricola, nonché simboli, si incontrano con la cultura di popoli diversi. Proprio i musulmani, diedero impulso a un rinnovamento fondamentale nelle tecniche di coltivazione, soprattutto in Sicilia e Andalusia. Furono introdotte nuove specie, fra cui canna da zucchero, riso, agrumi, e molte spezie, l’impiego dell’acqua di rose, arance, limoni, mandorle e melograno. La cultura islamica, pertanto, partecipa al cambiamento e alla trasformazione dell’unità culturale, e fornisce un decisivo apporto al nuovo modello gastronomico che si stava formando.

A questo punto che entra in scena Jacob Bashish, 46enne Chef proveniente da una numerosa famiglia siriana, che ha unisce storia, cultura, cibo, atmosfere tutte particolari, derivate da una costante ricerca tutta personale, che ne fa uno Chef decisamente originale e probabilmente unico nel suo genere.

E’ stato un incontro estremamente piacevole, una chiacchierata fra odori e sapori che fanno viaggiare l’immaginazione.

…Hai iniziato giovanissimo…

“Ho fatto le scuole superiori, poi trovato il primo lavoro in un ristorante di Homs. Lavapiatti, poi aiuto cuoco, ore e ore a tagliare verdure…ma sempre osservando con grande curiosità come agivano i cuochi, e intanto imparavo…Poi, a poco a poco, ho cominciato a preparare i primi piatti tipici siriani…Poi ho dovuto fare il militare, e ho fatto il cuoco alla mensa dei piloti d’aviazione…”

Che esperienza ne hai tratto?

“I piloti provenivano da diverse regioni del Paese, e tutti dovevano seguire un’alimentazione molto controllata e bilanciata, con ingredienti di qualità. In seguito, ho lavorato in diverse cucine professionali, a Beirut e Zahle, in Libano. Qui l’incontro di diverse culture mi ha aperto un orizzonte sconfinato, con molti stimoli, e la mia curiosità si è moltiplicata…soprattutto per quanto riguarda l’arte della pasticceria. Una volta compreso che era la mia strada e la mia naturale inclinazione, ho voluto fare quante più esperienze possibili per poter imparare tecniche, preparazioni, ingredienti e specialità di diverse cucine…”.

…Poi l’Italia…

“Si, sono arrivato nel 2000, con un grande desiderio di apprendere i segreti della cucina italiana, che da tempo era una mia passione, per il connubio fra cultura, storia, usi e costumi…E non dimentichiamo la Juventus!”

…Quindi hai iniziato a lavorare…

“Si, a Piacenza, come aiuto pasticcere, perché nonostante avessi già esperienza specifica, ero pur sempre in un nuovo ambiente, e si deve sempre iniziare dalle fondamenta, con la necessaria unità. I i dolci arabi sono differenti come gusto e preparazione rispetto a quelli italiani o francesi. Dopo un anno di affiancamento, ho assunto la gestione della pasticceria, poi sono stato aiuto cuoco in un ristorante in provincia. Ho ricoperto entrambi i ruoli per fare esperienza nei piatti tipici piacentini e per entrare ancora di più nel mondo della cucina italiana. Le esperienze si sono approfondite, ho cominciato a lavorare in ristoranti conosciuti, e finalmente ho potuto avviare una mia attività, nel 2007, a Carpaneto Piacentino, dove cerco prodotti di qualità e mi occupo di eventi in genere, con prodotti semplici ma si sicuro successo. Nel frattempo ho sempre continuato a seguire la passione per la cucina italiana, seguendo famosi Chef, anche a livello nazionale”.

Insomma, non si finisce mai di apprendere…

“Esattamente, e anche di crescere…A Castell’Arquato ho avviato una seconda attività, con la pizza (storicament di derivazione araba… – ndr) curata nei minimi dettagli, con lievito madre a lunga lievitazione, farine macinate a pietra, ingredienti scelti che valorizzino anche territorio, semplicità e qualità. Ho voluto aggiungere anche un richiamo al mio Paese di origine, sia nelle scelte riguardanti l’arredamento, sia nel menù che propongo per chi vuole assaggiare i veri sapori siriani”.

A proposito…quel particolare progetto dedicato proprio alla Siria?

“…Si, un’idea che mi è venuta qualche tempo fa…Un canale di cucina in lingua araba, con ricette prevalentemente italiane, sia relative alla cucina che alla pasticceria. Oltre a far conoscere la cucina italiana, vorrei diffondere ricette anche partendo da pochi e semplici ingredienti. Nei miei video e nelle mie ricette cerco sempre di trovare un equilibrio fra sapori dei miei due Paesi, quello di origine e quello dove ora vivo, visto che dal 2015 sono cittadino italiano…E naturalmente unire cultura, storia, paesaggio, unendo utile e dilettevole. Mi piacerebbe poi ripetere questo viaggio in senso opposto, mostrando le bellezze siriane all’Italia, partendo dalle città, per arrivare alla cucina e ai suoi gusti e sapori speziati…Anche e specialmente in tempo di pandemia, fa bene allo spirito viaggiare e conoscere nuovi Paesi e culture, pur virtualmente, con l’immaginazione e la fantasia…meglio se ispirate da gusti e sapori che invece sono ben reali…!”

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