Assadakah News Agency - La furia iconoclasta dell’Isis ha cercato di cancellare la storia millenaria anche di questa terra, fortunatamente senza riuscirci. Il patrimonio archeologico è stato distrutto con dinamite e bulldozer, perché considerato un'eredità non tollerato dal punto di vista religioso e culturale.
Palmyra era stata conquistata dai combattenti dello Stato Islamico nel maggio 2015, e riconquistata dall’esercito siriano nel marzo dell’anno seguente. Un periodo sufficiente perché venissero pesantemente danneggiate o distrutte diverse testimonianze di incalcolabile valore. Nel processo di recupero dei siti archeologici e culturali in Siria, anche l’Italia ha fatto la propria parte, con il restauro, fra altri interventi, di due busti del 2° e 3° secolo, gravemente danneggiate a colpi mazza e martello. Una figura maschile e una femminile che ritraggono personalità benestanti della Palmyra dell’epoca, con iscrizioni in aramaico e greco, oggi esposte nel Museo Nazionale di Damasco. Un restauro effettuato con tecnologie all’avanguardia, scansioni e stampa 3D, ricostruzioni accurate dei minimi particolari con materiali reversibili, presso l’Istituto Superiore Conservazione e Restauro di Roma.
Le scansioni hanno riprodotto le parti del volto restanti sulla parte destra del busto, riflettendole sulla sinistra. Le scansioni capovolte sono state utilizzate per realizzare un riempimento o una protesi per le parti mancanti, stampati poi in 3D con polvere di nylon. Il riempimento viene tenuto in posizione con dei magneti e può essere rimosso in qualsiasi momento rispettando il principio di reversibilità.
L’intero programma di restauro delle antichità danneggiate, è stato intitolato a Khaled Al Asaad, archeologo e responsabile curatore di Palmyra, rapito, torturato e brutalmente ucciso dagli estremisti nell’agosto 2015, per non avere rivelato dove fossero nascoste importanti opere d’arte.
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