Assadakah Roma News – “Sorelle d’Italia”, così è intitolato il breve ma ben costruito e ben realizzato documentario-excursus sulle donne italiane a partire dal 1847, anno in cui il giovane patriota Goffredo Mameli scrive il suo Inno, musicato dal compositore Michele Novaro, destinato a diventare l’Inno Nazionale Italiano. Dal Risorgimento, e attraversando i due conflitti mondiali, l’emancipazione delle donne italiane si interseca all’evoluzione storico-sociale dell’Inno di Mameli e Novaro.
Iniziata, secondo i sociologi, negli anni difficili della Prima Guerra Mondiale, l’emancipazione femminile si svilupperà nel periodo del Fascismo, Resistenza, Seconda Guerra Mondiale e nel dopo Guerra. La massiccia partecipazione alla vita sociale e lavorativa, lo stretto contatto col mondo militare e politico farà acquisire alle donne coscienza di sé; anche se molte di loro nel dopoguerra torneranno ad essere gli angeli del focolare, l’avviato processo di emancipazione modificherà inevitabilmente l’assetto sociale italiano. Col primo grande traguardo del diritto al voto politico, avvenuto il 2 giugno del 1946 nel Referendum Istituzionale indetto per dare la forma di Stato all’Italia, le donne esordiranno nella nuova Repubblica con l’inserimento di alcune negli strati della Politica e nelle cariche Sociali. Nello stesso anno verrà ripristinato Il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro, in sostituzione della Marcia Reale, diventando in via provvisoria l’Inno Nazionale Italiano.
Dal 1963 si comincia a discutere di reclutamento femminile nelle Forze Armate, ma soltanto il 20 ottobre 1999, con la legge 380, sarà data alle donne la possibilità di arruolarsi volontariamente. Con la legge 181 del 4 dicembre 2017 Il Canto degli Italiani, diventa ufficialmente l'Inno Nazionale Italiano.
L’idea di realizzare il documentario “Sorelle d’Italia” nasce dalla visione di un servizio Tg del giornalista Ettore Guastalla del 2019, in cui viene intervistata una giovane Tenente italiana in missione di Pace alla Unifil, nel sud del Libano. La testimonianza di una donna fiera di servire lo Stato ed entusiasta di far parte dell’Esercito Italiano, ma anche madre e sposa attenta, ha rafforzato in Laura Allegrini il senso di Patria e generato un sentimento di stima nei confronti delle coraggiose donne italiane che hanno scelto la carriera militare, ispirandole la creazione di questo modesto omaggio, arricchito dalle immagini di donne militari concesse dallo Stato Maggiore della Difesa Italiano e patrocinato dal Ministero della Difesa.
Il documentario è una video intervista registrata in Libano nel 2020 durante il lockdown, e realizzata con la giornalista libanese Victoria Moussa, allora direttrice della rivista online Bekaa.com, e con la collaborazione della Compagnia Tetraedro A.P.S di Viterbo.
La musica è stata creata dalla musicista libanese Norma Habis. Il documentario è stato scritto, diretto e montato da Laura Allegrini, che così commenta: “Ho girato il documentario nel 2020, quando sono rimasta bloccata in Libano a causa del coronavirus. Sarei dovuta tornare in Italia i primi di marzo: la crisi economica e la rivoluzione popolare (iniziata il 17 ottobre 2019) avevano chiuso i battenti dei teatri, rinviato i Festivals di musica, e fatto sfumare le opportunità di lavoro, ma il 29 febbraio 2020 ricevetti un’e-mail dalla compagnia aerea, con la cancellazione del mio volo. Non immaginavo certo di diventare una fra i tanti “sequestrati covid”, rimasti bloccati all’estero. Cosa più disperante è che dopo pochi giorni dalla cancellazione del volo, il governo Libanese decise di chiudere l’aeroporto Hariri, e per mesi è stato impossibile lasciare il paese. L’Italia era già caduta nel baratro e i TG libanesi diffondevano le immagini sulle vicende di Bergamo e altre zone colpite. Ero più preoccupata per gli amici italiani che per me stessa. Li chiamavo tutti i giorni, un giorno un’amica, un giorno un’altra, e ascoltavo le loro angosce. In quel momento sentii forte lo strappo dall’Italia, e pensai che avrei dovuto fare qualcosa per non soccombere, fare qualcosa di creativo per superare la crisi interiore. Ma cosa potevo fare? Impossibile esibirmi in teatro, impossibile cantare in pubblico, e scrivere non mi bastava più; allora pensai di cimentarmi in qualcosa di nuovo. Con Victoria decidemmo di girarlo nello spettacolare sito archeologico di Baalbek, nella Beqaa, nel nord del Libano, ma quella mattina i rivoluzionari avevano creato blocchi stradali, e c’erano già stati scontri con le forze dell’ordine; quindi, in extremis, cercammo un luogo di ripiego. Spendemmo tutta la mattina a vedere luoghi e a fare telefonate, poi mi venne in mente di girarlo nel giardino in cui passavo i miei giorni solitari a passeggiare, leggere e scrivere. Mi piaceva l’idea di contrapporre la mia inerte esistenza, causa covid, a un racconto storico sociale sulle donne italiane e l’Inno Nazionale. Quel giorno girammo solo una parte, senza fonico, e un trucco e parrucco fatto online, poi girammo la seconda parte a distanza di tempo. Nel mentre, realizzai altri due documentari grazie all’ausilio di amici e colleghi: Dante Alighieri in quarantena, omaggio al sommo poeta, per la prima edizione del DanteDì, e “Stay home Italy”, la realtà degli italiani durante il lockdown. Fra varie difficoltà, e a distanza di due anni, sono riuscita a completare “Sorelle d’Italia” e, con una licenza poetica, alla fine canto l’Inno Nazionale Italiano dedicato a tutte le donne coraggiose, in primis le donne che hanno scelto di servire lo Stato, arruolandosi nelle Forze Armate”.
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