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Italia - L’odio non è un’opinione. È un crimine.



 Maddalena Celano (Assadakah News) - "Sparerei in bocca ai musulmani": l’odio non è un’opinione. È un crimine.

“Sparerei in bocca ai musulmani.” Queste parole, pronunciate in diretta radiofonica da Vittorio Feltri nel corso della trasmissione La Zanzara su Radio 24, non possono essere archiviate come una semplice provocazione. Sono un’aggressione frontale ai principi basilari del vivere civile, un inno alla violenza travestito da libertà d’espressione. Ma l’odio non è opinione. E la libertà d’espressione non è libertà di discriminare, di minacciare, di incitare all’annientamento dell’altro.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha inflitto una multa di 150.000 euro a Radio 24. Una sanzione che arriva tardi e che, per quanto significativa, appare sproporzionata rispetto alla gravità dell’accaduto. Le parole pronunciate da Feltri non solo hanno superato il limite della decenza: hanno violato i confini del diritto e della responsabilità democratica. Hanno trasformato un’emittente nazionale in una piattaforma per la propaganda dell’odio.





Islamofobia normalizzata



Il problema, tuttavia, è più profondo della singola esternazione. Da anni, in Italia, assistiamo a una preoccupante normalizzazione del linguaggio islamofobo e razzista, veicolato da politici, opinionisti e figure mediatiche che costruiscono visibilità e consenso sulla pelle delle minoranze. L’islamofobia non è un'opinione controversa: è una forma strutturale di razzismo, che discrimina milioni di persone sulla base della loro fede, cultura o provenienza.

La comunità musulmana in Italia — composta in larga parte da cittadini italiani, studenti, lavoratori, famiglie che contribuiscono attivamente al tessuto sociale ed economico del Paese — è da troppo tempo vittima di stereotipi, insulti, sospetti infondati e campagne d’odio. In questo clima tossico, le parole di Feltri non sono una voce isolata, ma l’apice di una narrazione che disumanizza, separa, crea nemici.




Responsabilità e complicità dei media



Radio 24 e La Zanzara non possono lavarsene le mani. La trasmissione è nota per i toni provocatori e grotteschi, ma ciò non giustifica l’assenza di filtri etici e legali. Dare spazio a un discorso d’odio come quello di Feltri, senza immediata condanna o interruzione, è una forma di complicità. Le redazioni devono scegliere se essere parte del problema o della soluzione: se continuare a fare audience sull’odio, o rispondere a un dovere civico e costituzionale.

I giornalisti non sono meri “passacarte”: sono agenti sociali, hanno un ruolo chiave nel costruire immaginari, nel rafforzare o demolire pregiudizi, nel proteggere o esporre le minoranze.



Serve un cambiamento culturale e politico



La sanzione dell’AGCOM è un primo segnale, ma non basta. Occorrono misure più incisive: un rafforzamento delle leggi contro i discorsi d’odio, percorsi di formazione obbligatoria per chi opera nei media, una vigilanza attiva da parte delle istituzioni. E, soprattutto, serve un cambiamento culturale: un’educazione alla diversità e al rispetto che parta dalle scuole, dalle università, dai luoghi di lavoro.

Oggi, l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) ha giustamente denunciato la gravità di quanto accaduto, rilanciando l’hashtag #StopHateSpeech. È il momento che tutte le persone di buona volontà si uniscano a questa battaglia, senza ambiguità e senza timori. Non è questione di essere musulmani o meno: è questione di essere umani.



Perché oggi l’odio colpisce i musulmani. Domani, chi sarà il prossimo?



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