Franco Abdelkader Omeich - Il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sarà in Egitto a partire da domani sera, 21 gennaio, per incontrare l’omologo Sameh Shoukry. Al centro dell’agenda dei colloqui, secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, vi saranno argomenti relativi alla cooperazione sulle tematiche migratorie, le sfide regionali, tra cui la Libia, il processo di pace in Medio Oriente e la guerra in Ucraina, con i risvolti sulla sicurezza alimentare. Inoltre, durante la visita al Cairo, il ministro Tajani parlerà con i suoi interlocutori della cooperazione bilaterale a livello generale e nel settore energetico. Prosegue, quindi, in Egitto la serie di visite che il titolare della Farnesina ha intrapreso la scorsa settimana in Turchia, e poi in Tunisia, per affrontare il tema della migrazione irregolare e anche per giungere alla stabilità della Libia.
La missione in Egitto del responsabile della Farnesina giunge dopo il viaggio in Italia del ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, nell’ambito della sua partecipazione al Med Dialogues organizzati a Roma dal primo al 3 dicembre scorso. Il viaggio di Tajani avviene inoltre a poco più di tre mesi mesi dall’incontro tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il capo dello Stato egiziano, Abdel Fattah al Sisi, a margine della Cop27 di Sharm el Sheikh, che aveva visto al centro del colloquio il caso Regeni, la crisi in Libia, la lotta contro alle migrazioni irregolari, il rispetto dei diritti umani, approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e sicurezza nel Mediterraneo.
Il governo italiano sta lavorando a un patto con i Paesi d’origine e con gli Stati più importanti attraverso i quali passano i flussi migratori e anche per stabilizzare la Libia, ha detto il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Tajani tornando da Ankara lo scorso 13 gennaio. “Egitto e Turchia sono due grandi Paesi che hanno un’influenza in Libia e sono Paesi di transito, e hanno poi problemi di immigrazione e bisogna trovare una soluzione comune”, ha affermato. La strategia italiana consiste nel “coinvolgere i Paesi che sono determinanti per la lotta all’immigrazione illegale”. Ad Ankara “abbiamo avuto una risposta positiva dalla Turchia”, ha concluso. In questo contesto, dove la stabilità della Libia appare interconnessa con il fenomeno migratorio irregolare, sembra fondamentale un ruolo di Egitto e Turchia, che appoggiano rispettivamente le autorità della Cirenaica e della Tripolitania. Avere l’impegno del Cairo e di Ankara “per stabilizzare la Libia e favorire le elezioni diventa fondamentale”, ha affermato Tajani.
Il ministro Tajani ha dichiarato: “Dobbiamo fare in modo che si arrivi a una soluzione elettorale in Libia, ma ciò si può fare con un accordo fra le parti in causa: Egitto e Turchia sono parti in causa, come l’Italia. Se risolviamo il problema Libia risolviamo il problema immigrazione illegale e quello energetico. Dobbiamo avere relazioni diplomatiche con un Paese così importante per la stabilità dell’intera area”, ha detto Tajani. L’incontro fra Tajani e l’omologo Shoukry è previsto domenica 22 gennaio al Cairo, dove è prevista una conferenza stampa congiunta. Nel corso della visita è previsto anche un incontro con la comunità imprenditoriale italiana.
Nel periodo gennaio-ottobre 2022, l’Italia è stata il terzo mercato di destinazione dell’export del Paese Egitto, con una quota di mercato del 6,6 per cento secondo i dati più recenti disponibili sul sito internet Infomercati esteri. Nei primi dieci mesi del 2022, l’Italia è stata il decimo fornitore del Paese delle piramidi, con una quota del 3,4 per cento. Secondo i dati, da gennaio a ottobre 2022 l’interscambio è stato di 5,03 miliardi di euro (+7,6 per cento rispetto al periodo analogo del 2021), con un saldo a favore dell’Italia. In particolare, le esportazioni dell’Italia hanno avuto un valore complessivo di 2,75 miliardi di euro (- 9,1 per cento rispetto a gennaio-ottobre 2021), mentre le importazioni hanno registrato un valore di 2,28 miliardi di euro (+38,1 per cento rispetto ai primi dieci mesi del 2021). In cima alle esportazioni dell’Italia verso l’Egitto vi sono macchinari e apparecchi (23,6 per cento del totale), coke e prodotti petroliferi raffinati (18,8 per cento), sostanze e prodotti chimici (10,6 per cento). Nel periodo gennaio-ottobre 2022, l’Egitto ha esportato in Italia sostanze e prodotti chimici (26,8 per cento), metalli di base e prodotti in metallo (21,3 per cento), prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (16,5 per cento).
L’Italia vanta una vasta presenza di imprese in Egitto. In primis, si segnala Eni che nel 2015 ha effettuato la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo, ovvero il giacimento di Zohr, all’interno della concessione Shorouk, a circa 190 chilometri a nord della città di Port Said. Il 13 aprile scorso Eni ed Egas hanno firmato un accordo quadro per massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl e il 25 agosto il Governo ha assegnato in prima approvazione a Egas ed Eni l’area di ricerca offshore di idrocarburi el Arish. Di recente, a inizio gennaio, Eni ha annunciato una nuova importante scoperta di gas nel pozzo esplorativo Nargis-1, nella concessione “Nargis Offshore Area”, nel Mar Mediterraneo orientale, al largo dell’Egitto. Il pozzo Nargis-1, perforato in 309 m d’acqua dalla nave di perforazione Stena Forth, ha incontrato circa 61 m di arenarie del Miocene e dell’Oligocene contenenti gas. La scoperta potrà essere sviluppata sfruttando la vicinanza alle infrastrutture Eni esistenti. Nargis-1 conferma l’efficacia della strategia di Eni con focus sull’offshore egiziano, che la società svilupperà ulteriormente grazie alla recente aggiudicazione dei blocchi esplorativi North Rafah, North El Fayrouz, North East El Arish, Tiba e Bellatrix-Seti East. La concessione “Nargis Offshore Area” ha un’estensione di circa 445.000 acri (1.800 chilometri quadrati). Chevron Holdings C Pte. Ltd. è l’operatore con una quota del 45 per cento, mentre Ieoc Production Bv, consociata interamente controllata da Eni, detiene una quota del 45 per cento e Tharwa Petroleum Company Sae detiene una quota del 10 per cento. Eni è presente in Egitto dal 1954, dove opera attraverso la controllata Ieoc. La società è attualmente il principale produttore del Paese con una produzione di idrocarburi di circa 350.000 barili di olio equivalente al giorno. Tra gli altri investitori presenti in Egitto, secondo quanto emerge dal portale Infomercati esteri, ci sono: Banca Intesa Sanpaolo (fra i primi investitori italiani in Egitto, ha acquisito nel dicembre 2006, per 1,6 miliardi di Euro, l’80 per cento del capitale della Bank of Alexandria); Maire Tecnimont; Ansaldo Energia; Ac Boilers; Danieli (acciaierie); Cotonificio Albini e Filmar (produzione di filati e tessuti); Ita Airways, Leonardo e Saipem.
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