
Patrizia Boi (Assadakah News) – In un’epoca in cui la sostenibilità è al centro delle strategie economiche globali, il recupero e il riutilizzo delle risorse si rivelano leve fondamentali per un futuro più circolare. Il riutilizzo delle acque reflue e la valorizzazione dei rifiuti plastici rappresentano due pilastri di questo approccio, aprendo nuove opportunità di cooperazione e innovazione.
Da un lato, il trattamento e la re-immissione delle acque reflue contribuiscono a ridurre lo spreco idrico, garantendo un impiego più efficiente delle risorse. Dall’altro, il potenziamento delle attività di selezione e trasformazione delle plastiche permette di generare nuovi polimeri destinati all’industria manifatturiera locale, con prospettive di esportazione. Un modello virtuoso che unisce economia e ambiente, dimostrando come il recupero possa diventare una vera e propria arte.
In un mondo dove l’acqua, preziosa e vitale, è sempre più al centro di sfide globali, la collaborazione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti potrebbe rappresentare una svolta significativa, non solo per entrambi i Paesi, ma per l’intero ecosistema mondiale. Francesco Buresti, CEO di Acea Acqua, ha esplorato questa opportunità durante il panel Global Hubs. The Power of Connectivity nell'ambito dell’Italy-UAE Business Forum, tenutosi a Roma presso l'Hotel Parco dei Principi. Le parole di Buresti risuonano come un invito alla cooperazione: unendo la maestria tecnologica italiana con la potente capacità di investimento degli Emirati, si apre una strada promettente per una gestione idrica più sostenibile e innovativa.
L’Italia, con il suo patrimonio di conoscenze e tradizioni nella gestione delle risorse idriche, si trova di fronte a sfide enormi. Ogni anno, il Paese investe circa 4 miliardi di euro nel settore idrico, ma Buresti sottolinea che queste risorse dovrebbero crescere fino a 6-7 miliardi per soddisfare appieno le esigenze del ciclo idrico integrato. Eppure, mentre il bisogno di innovazione si fa sempre più urgente, gli Emirati Arabi Uniti si presentano come un partner strategico, con investimenti nel settore idrico cinque volte superiori a quelli europei, e una visione lungimirante già in fase di attuazione.

«Combinare la nostra esperienza con il livello di investimenti degli Emirati potrebbe dar vita a una sinergia potente, capace di promuovere lo sviluppo sostenibile», ha dichiarato Buresti, parlando con passione di una visione che trascende i confini nazionali. Un esempio concreto di questa potenziale collaborazione è il nuovo sistema fognario a gravità che si sta progettando a Dubai, un progetto che si ispira alle antiche tecniche romane, dimostrando come la storia possa ispirare il futuro.
Il riutilizzo delle acque reflue emerge come un altro terreno fertile per la cooperazione. A Dubai, il 90% delle acque reflue viene riutilizzato, mentre in Italia la percentuale è ancora ferma al 4%. Questo scarto rappresenta un’opportunità unica per condividere soluzioni tecnologiche avanzate e imparare da un modello che sta riscuotendo successi straordinari negli Emirati. In questo campo, l'Italia potrebbe trarre vantaggio dall’esperienza degli Emirati, accelerando il processo di innovazione e rendendo più efficiente la gestione delle risorse.

Sistemi di riciclo dell'acqua, come il rivoluzionario Hydraloop, trattano le acque grigie (acqua usata da docce, lavandini e lavatrici) e la condensa HVAC (riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria), rendendole adatte al riutilizzo in applicazioni non potabili come: Sciacquone; Irrigazione per giardini; Cicli di lavanderia; Riempimento piscine.
Questo semplice cambiamento può ridurre significativamente la domanda di acqua dolce, riducendo al minimo le acque reflue inviate al sistema fognario, con conseguenti risparmi diretti sia sulle bollette dell'acqua che sulle tariffe fognarie. Poiché i costi fognari sono in genere collegati all'uso dell'acqua e l'acqua riciclata può coprire fino al 45% del fabbisogno idrico giornaliero delle famiglie, riutilizzare l'acqua per inviare meno acque reflue nel sistema significa pagare meno in generale.
Il tema del trasporto idrico è un altro aspetto cruciale su cui potrebbe svilupparsi una fruttuosa collaborazione. Con i periodi di siccità sempre più frequenti, in particolare nel sud dell’Europa, la costruzione di infrastrutture che colleghino le aree ricche di risorse a quelle più bisognose è fondamentale. Qui, la combinazione di competenza tecnica italiana e il dinamismo economico degli Emirati potrebbe portare a soluzioni capaci di risolvere una delle sfide più urgenti del nostro tempo.
Questa visione condivisa, che unisce l’antico al moderno, il sapere alle risorse, apre la porta a un futuro in cui la gestione dell’acqua non è solo una necessità, ma una forma di arte che promette di fiorire attraverso l’innovazione, la sostenibilità e una cooperazione profonda tra Paesi che guardano avanti, insieme.

Allo stesso modo, in un’epoca in cui il futuro del pianeta si gioca sulla capacità di trasformare gli scarti in risorse, l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti stringono un’alleanza strategica per rivoluzionare il riciclo della plastica.
La visita ufficiale a Roma dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti, ha segnato un momento cruciale per questa cooperazione: il gruppo italiano Maire, attraverso la sua divisione NextChem, ha siglato un Memorandum of Understanding (MoU) con il partner industriale emiratino Yousif Mohamed Al Nowais.
L’accordo punta a rafforzare la filiera dell’economia circolare negli Emirati, concentrandosi su un riciclo avanzato e tecnologicamente all’avanguardia. Il progetto prevede il potenziamento delle attività di selezione e classificazione dei rifiuti plastici, trasformandoli in nuovi polimeri destinati all’industria manifatturiera locale, con la possibilità di esportazione.
Una sfida ambiziosa, ma che poggia su solide basi: il rapporto tra Maire e gli Emirati affonda le sue radici negli anni ’90 e si è già concretizzato nel 2022 con il lancio di un impianto di riciclo avanzato nella Zona Industriale Kezad di Abu Dhabi, capace di trattare fino a 100.000 tonnellate di plastica all’anno.
«Gli Emirati Arabi Uniti e il Gruppo Maire possono contare su una lunga storia di successo insieme, che risale a quasi trent’anni fa. Questo accordo conferma il nostro impegno a investire e sviluppare soluzioni sostenibili per promuovere la circolarità nel Paese, facendo leva sull'ingegneria Made in Italy. Grazie al nostro ampio portafoglio di tecnologie, NextChem è in una posizione unica per servire il mercato con soluzioni innovative ed efficienti di altissimo livello a supporto della valorizzazione circolare dei materiali di scarto», ha dichiarato Fabrizio Di Amato, fondatore e presidente di Maire.
L’innovazione tecnologica di NextChem si inserisce in un più ampio piano di decarbonizzazione e transizione energetica, offrendo soluzioni che mirano a ridurre l’impatto ambientale e a promuovere una nuova visione della plastica: non più rifiuto, ma risorsa rigenerabile.
Attraverso questa sinergia, Italia ed Emirati non solo rafforzano i loro legami economici, ma tracciano un percorso verso un futuro più sostenibile, in cui la plastica, simbolo di una modernità spesso in conflitto con l’ambiente, può diventare un pilastro dell’economia circolare.
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