(“Il Tazebao – La pratica dell’obiettivo”) - Umberto Minopoli, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, analizza il problema dell’assenza di una politica energetica. “Non c’è il coraggio di cambiare la narrazione. Sulle bollette ci si illude di affrontare il problema con i bonus e le misure assistenziali. Non si è capito che è venuto al pettine un problema: la decarbonizzazione accelerata, hard, garibaldina sta fallendo. L’idea di transizione energetica fondata su tre pilastri-energie rinnovabili (solare ed eolico), no al nucleare, fuoriuscita accelerata dai combustibili fossili è saltata. La realtà si è ribellata: le rinnovabili non possono essere sostitutive. Anzi, basta una minore produzione eolica (meno vento) nel mare del nord e i prezzi dell’energia salgono.
Sul gas viene al pettine la verità: non si può farne a meno di punto in bianco. Si doveva saperlo e prepararsi in tempo: con gli stoccaggi, con la produzione interna, con investimenti sulle infrastrutture.
Si pretende di “correre al gas” ora, in emergenza. Speriamo di farcela. Sul nucleare, in Italia, solo parole. Sembra, a sentire i politici, che il problema sia solo degli altri. E che per noi, bene che vada, c’è solo da aprirsi alla ricerca. Invece, è come col gas: se non facciamo scelte oggi nel futuro lo rimpiangeremo. Non possiamo più reggere un sistema energetico italiano paralizzato su una sola fonte: le rinnovabili. È un’ipocrisia che finisce per farci rincorrere il gas, con l’acqua alla gola, in emergenza. Abbiamo il sistema energetico più sbilanciato: dipendiamo dal gas, ma lo abbiamo combattuto. Abbiamo bisogno del nucleare per diversificare la nostra produzione elettrica, ma lo abbiamo cancellato. Ci limitiamo a importare elettricità da nucleare da centrali, talmente vicine a noi, che potevamo, tranquillamente, avere in casa.
Bisognerebbe darsi una politica energetica per i prossimi 30 anni. Smetterla di continuare con le giaculatorie, “tutto rinnovabili”, che sono state solo una trappola. E cominciare, sull’energia, a dirci la verità. Anche se è amara per chi vive di luoghi comuni.
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