Assadakah News - Fino dagli anni quaranta del Novecento sappiamo che esiste una voce ebraica che si è opposta in maniera forte all’espansionismo violento di Israele in Palestina. A raccontarlo è William Zuckerman, un giornalista che dall’attuale Bielorussia è emigrato negli Stati Uniti all’inizio del 1900. Nella sua newsletter su carta stampata dal titolo The Jewish Newsletter, terminata con la sua morte naturale alla fine degli anni Sessanta, per anni ha documentato di come i fondi degli ebrei americani investissero i soldi nelle campagne espansionistiche di Israele piuttosto che nella crescita e sviluppo delle comunità ebraiche americane.
Esiste un Israele contrario al massacro palestinese operato dall’esercito israeliano? Una domanda non semplice. Fin dall’inizio del conflitto in Gaza abbiamo scelto di utilizzare le risorse interne per costruire un’informazione su Gaza che andasse oltre le notizie in superficie, per scavare investigare e raccontare anche le questioni meno evidenti. Per queste ragioni è corretto puntare un faro sulla parte di Israele che, ancor prima del 7 ottobre 2023, ha mostrato un completo rifiuto verso le operazioni aggressive del Governo e dell’esercito israeliano, rivendicando il diritto ad uno Stato sicuro per i palestinesi.
Le organizzazioni studentesche
Anzitutto, decine di giovani israeliani hanno manifestato e denunciato il Governo di Israele davanti a diverse Università. Uno dei collettivi più grandi è Jewish Voice for Peace, che negli ultimi mesi ha intensificato la propria attività sia nelle piazze di tutto il mondo sia sui social media. Qui un pezzo della loro lettera dal titolo “Non in nostro nome”: “Non è antisemita protestare contro l’uccisione di oltre 30.000 palestinesi. Non è antisemita denunciare la fame forzata della Striscia di Gaza. La nostra amministrazione deve smettere di svalutare il vero significato dell’antisemitismo armandolo pigramente per reprimere la protesta degli studenti”.
Il rabbino anti-sionista
A Jew not a Zionist. In italiano significa: un ebreo non un sionista. Il video del movimento dei rabbini contrari alle violenze di Israele in Palestina ha fatto il giro del mondo. Secondo Yisroel Dovid Weiss, il rabbino intervistato nel video, le azioni di Israele sono una violazione alla fede ebraica. “Nella nostra religione uccidere e rubare sono proibiti. Israele costruisce il suo stato togliendolo agli arabi. Ecco perché stiamo piangendo al fianco dei palestinesi”.
B’Tselem e Mesarvot
B’Tselem è una delle principali organizzazioni israeliane per i diritti umani e si dedica a documentare e denunciare le violazioni nei territori palestinesi occupati. Fondata nel 1989, il nome “B’Tselem” significa “a immagine”, in riferimento all’idea che tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio, sottolineando l’importanza della dignità umana. L’organizzazione svolge un ruolo cruciale nel raccogliere prove e testimonianze riguardo a violazioni come espropriazioni di terra, demolizioni di case, restrizioni di movimento, violenze da parte dei coloni e altri abusi. I rapporti e i video di B’Tselem sono ampiamente utilizzati da giornalisti e attivisti in tutto il mondo per portare alla luce le condizioni nei territori occupati e fare pressione sul governo israeliano e sulla comunità internazionale.
B’Tselem ha adottato una posizione critica verso l’occupazione israeliana, sostenendo che questa porta inevitabilmente a gravi violazioni dei diritti umani e che solo la fine dell’occupazione potrà garantire una pace giusta e duratura per entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese. L’organizzazione affronta spesso critiche in Israele, ma continua a essere una voce influente nel dibattito sui diritti umani nella regione.
Mesarvot, di cui Mitnick negli anni è diventato volto e promotore, è un movimento israeliano composto da giovani che rifiutano il servizio militare obbligatorio per motivi di coscienza, opponendosi all’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Il gruppo supporta i “refusenik”, coloro che rifiutano di arruolarsi, offrendo loro assistenza legale e morale.
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