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Iraq – Serve governo stabile. Confermato impegno italiano

Assadakah Beirut - Il nuovo premier incaricato dell’Iraq, Muhammad al Sudani, ha iniziato a formare un governo di coalizione, che però è sottoposto a diverse critiche, in particolare da parte del leader sadrista, Moqtada Al Sadr, secondo quanto riferisce il sito web dell’emittente “Al Arabiya”. Si tratta del primo commento politico e religioso dopo che il neoeletto presidente della Repubblica, proveniente dall’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK) ed ex ministro, Abdul Latif Rashid, ha incaricato lo sciita Al Sudani, come da legge prescritta, di formare un nuovo governo.

Muhammad Salih al Iraqi, portavoce di Al Sadr, ha detto che nessun membro del movimento dovrebbe partecipare alla formazione del governo Al Sudani. Il leader sciita ha messo in guardia il Paese dal diventare un “giocattolo degli stranieri che mettono il denaro del popolo nelle tasche dei corrotti”. Secondo Al Sadr, gli sforzi per formare un ampio governo nazionale nel Paese sono falliti e il nuovo organismo non soddisferà le aspirazioni della gente.

I commenti di Al Sadr sono arrivati dopo giorni di silenzio. Nelle scorse settimane, in seguito della scelta del Quadro Coordinamento sciita di nominare Al Sudani come capo del governo, Al Sadr ha chiesto ai suoi 73 deputati di ritirarsi dal Parlamento e presentare le dimissioni, poi ha annunciato il ritiro dalla politica, quindi ha spinto alla protesta pubblica, costata numerose vittime e feriti. Ora l’Iraq ha un presidente e un ministro che devono formare un governo dopo il periodo di tempo più lungo in cui il Paese è rimasto senza un organismo decisionale, dalle elezioni sostenute dagli Stati Uniti nel 2005.

Per convenzione, le tre principali cariche dello Stato sono assegnate in base all’appartenenza etnico-religiosa. La Presidenza della Repubblica è solitamente assegnata alla minoranza curda, in particolare appunto a una figura dell’UPK, mentre il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) si esprime sulla guida del governo della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno. La carica di capo del governo è assegnata a un esponente dell’Islam sciita, componente religiosa maggioritaria nel Paese. Ai musulmani sunniti è invece riservata la Presidenza del Parlamento. Con questa complessa suddivisione le nomine sono espresse in base alle consultazioni interne alle tre componenti della società irachena.


Secondo la maggior parte deli analisti internazionali, Al Sadr avrebbe esaurito le opzioni. Nelle proteste sfociate in scontri armati, ha dimostrato la capacità di mobilitare e smobilitare i sostenitori, non solo a Baghdad ma anche nelle provincie meridionali e centrali dell’Iraq, ma suscitare nuove ondate di violenze a livello nazionale non conviene a nessuno. Di fatto, però, nei 30 giorni di tempo che avrà per formare un nuovo governo, il premier Al Sudani sarà al centro dell’attenzione regionale, con un occhio di riguardo da parte dell’Arabia Saudita, per quanto riguarda i rapporti con Teheran, ma anche per i Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti.

La forte presenza della componente sciita, è vista con scetticismo a livello internazionale, e in particolare a Washington, che in questi anni ha fortemente sostenuto il governo di Mustafa al Kadhimi, vedendo in Al Sadr, nonostante il marcato antiamericanismo, la strategia meno rischiosa per gli equilibri regionali.

I Paesi occidentali, fra cui l’Italia in primo piano, sono molto presenti in Iraq soprattutto nel settore energetico e delle infrastrutture, e questa è indubbiamente una componente fondamentale nei rapporti geopolitici ed economico-finanziari multilaterali. Nello specifico l’Italia ha un rapporto di lunga durata con l’Iraq, dove oggi sono presenti 16 importanti aziende, principalmente nei settori energia e infrastrutture. Nel 2021 le esportazioni italiane hanno raggiunto il valore di 656 milioni di euro, con +22,9% rispetto al 2020 (anno della pandemia), e superiore al 2019 e con circa 550 milioni di euro, mentre l’import ha abbondantemente superato i 3 miliardi di euro (+51% rispetto al 2020), specialmente nel settore dell’industria mineraria. Aumentano anche gli investimenti italiani in Iraq, nel settore della difesa, dal 2003 con le missioni della coalizione internazionale e la lotta al terrorismo, oltre alle procedure di assistenza e addestramento delle forze armate e della polizia locali. Da ricordare, fra le altre, l’operazione “Inherent Resolve” con il contributo italiano “Prima Parthica” e oltre mille militari specializzati nelle basi in Kuwait e in diverse città irachene, soprattutto Erbil e Baghdad. Inoltre l’Italia ha assunto il comando della missione Nato-Iraq, con il generale Giovanni Maria Iannucci.

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