Assadakah Baghdad – Comprese nell’elenco del patrimonio UNESCO dal 2016, il territorio che era il cuore della civiltà dei Sumeri, le paludi della Mesopotamia, oggi è al centro di un processo di rinascita sostenibile sia naturalistico che turistico, dopo il periodo drammatico della guerra in Iraq. Un’iniziativa “made in Italy” lanciata dalla associazione “Un Ponte Per” già nel 1991, per sostenere un Paese preda di una situazione di crisi, con una storia travagliata, eppure un vero e proprio tesoro, paesaggio acquatico in pieno deserto, ricco di flora e fauna selvatica che è esempio di unione simbiotica fra diversi elementi ambientali.
Le paludi della Mesopotamia, note come Central, Hammar e Hawizeh, è uno dei più importanti dell’ecosistema dell’Eurasia, con milioni di uccelli migratori, fra aironi, fenicotteri, pellicani, e altri ancora, sulla rotta da e per l’Africa. Negli anni ’50 del secolo scorso il territorio ha subito un progressivo prosciugamento, per ricavare nuove terre coltivabili e zone di perforazione per il petrolio, e durante la dittatura di Saddam Hussein ha subito una preoccupante accelerazione, con la costruzione di canali e dighe, sullo sfondo della rivalità fra sciiti e sunniti.
Nel 2003, quando Saddam Hussein è stato deposto, le paludi della Mesopotamia erano ridotte al 10% della loro dimensione originale, poi l’incuria del caos politico ha favorito una ricrescita spontanea, e il ritorno della popolazione ha favorito il ripristino dell’aspetto primario.
Nel 2006 il programma ONU per l’Ambiente ha stabilito che le paludi della Mesopotamia erano tornate al 58% delle dimensioni degli anni ’70, ma c’è ancora molto da fare.
Oggi altri pericoli minacciano le paludi : Turchia, Siria, Iran e, in misura minore, Iraq, deviano l’acqua dal Tigri e dall’Eufrate per l’agricoltura e le città; nuove dighe sono state costruite a monte; il colera è ricomparso. E come se non bastasse, la siccità del 2009 e l’inquinamento domestico e industriale permanente hanno aggravato ulteriormente la situazione.
Ciononostante restano un luogo unico, caratterizzato anche dalla tipologia abitativa tradizionale che si adatta perfettamente all’habitat e usa materiali reperibili in loco come giunchi e limo. Da non dimenticare lo stile di vita degli abitanti delle paludi, legati da un rapporto simbiotico e totalmente sostenibile con il loro ambiente naturale.
L’iniziativa, finanziata dalle Nazioni Unite e dall’UnioneEeuropea, sta avviando un sistema di salvaguardia ed eco-turismo per gli antichi siti archeologici sumeri e la zona umida delle paludi irachene.
L‘iniziativa “Sumereen” vuole contribuire alla conservazione del patrimonio mesopotamico, attraverso la costruzione di un intero ecovillaggio nelle paludi di Hammar, completamente in materiali ecologici, seguendo il sapere tradizionale.
Il primo del suo genere in Iraq. Inoltre, sviluppo e conservazione del sito archeologico di Ur, con l’avvio di un tour turistico sostenibile. La grande Ziqqurat è ancora lì, in piedi dopo quattro millenni e ora si può ammirare in totale rispetto del luogo grazie a un sistema di passerelle che abbiamo predisposto per proteggerne le superfici.
“Sumereen” vuole contribuire anche alla conservazione e allo sviluppo dell’artigianato tradizionale, offrendo corsi di formazione professionali ai giovani per la produzione di barche per attraversare la palude, di case costruite interamente con le canne, di tappeti e degli ottimi dolci derivati dai datteri. Molti visitatori sono interessati all’acquisto di souvenir provenienti dalla zona, come tappeti, ceramiche, cesti di canna, modelli di barche, formaggio, datteri e altri oggetti. La conservazione del patrimonio naturale e culturale, è quindi l’obiettivo finaledi modello ecosostenibile, costruito e gestito dalla comunità nativa del luogo, all’interno delle stesse paludi.
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