Redazione Assadakah – Il pontefice ha espresso il proprio cordiglio per le 35 vittime e gli oltre 60 feriti della recente strage al mercato di Al-Wuhailat, che è stato rivendicato dai combattenti dell’Isis.
"Sua Santità Papa Francesco - si legge in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin inviato in serata al nunzio apostolico nel Paese, monsignor Mitja Leskovar - è rimasto profondamente rattristato nell'apprendere la notizia della perdita di vite umane nell'esplosione del mercato Al-Wuhailat a Baghdad e invia le sue condoglianze alle famiglie e agli amici di coloro che sono morti. Affidando le loro anime alla misericordia di Dio Onnipotente, Sua Santità rinnova le sue ferventi preghiere - si legge ancora - affinché nessun atto di violenza affievolisca gli sforzi di coloro che s'impegnano a promuovere la riconciliazione e la pace in Iraq". "Non c’è sicurezza né stabilità in Iraq, questo attentato è solo l’ultimo esempio. E` un problema morale: la corruzione e l’uccisione di innocenti sono atti immorali", commenta il patriarca di Babilonia dei Caldei, a quanto riporta Vatican News, il cardinale Louis Raphael Sako, che in questi giorni si trova in Kurdistan, a Erbil, per il ritiro spirituale del clero caldeo, dal 19 al 24 luglio.
Nel frattempo, la popolazione è scesa in piazza per protestare contro la lenteza procedurale in merito agli omicidi, rapimenti e sparizioni di attivisti che si sarebbero verificati a partire dall'ottobre 2019, data di inizio di proteste.
Le manifestazioni sono state organizzate due giorni dopo l'annuncio del primo ministro Mustafa al-Kadhimi dei primi arresti nell'ambito del caso dell'omicidio di Hisham al-Hashemi, consigliere del governo e accademico ucciso nella capitale nel luglio 2020. Le manifestazioni si sono tenute a pochi giorni anche dalle proteste seguite a un rogo in una struttura per l'isolamento dei pazienti affetti da Covid-19 di un ospedale di Nassirya, nel sud del Paese, che ha provocato almeno 92 vittime. Proprio la città meridionale è stata una di quelle dove sono state organizzate proteste. A scandire i cortei sono state soprattutto richieste di giustizia e slogan relativi al "mettere fine all'impunità" per chi ha commesso questi crimini.
Nel caso di al-Hashemi una delle persone che avrebbe confessato l'omicidio è un tenente di polizia. Ascoltati dalla stampa internazionale, diversi manifestanti hanno richiesto che vengano arrestati anche "i pezzi grossi" che ci sarebbero dietro gli omicidi degli attivisti.
In Iraq le proteste sono cominciate nell'ottobre 2019, quando il governo era guidato dal primo ministro Adil Abd al-Mahdi. Tra le principali istanze della piazza c'erano le critiche contro la corruzione, l'inefficienza della politica irachena e le difficili condizioni economiche nelle quali versava e tutt'ora versa il Paese. I manifestanti uccisi per mano delle forze dell'ordine in questi 22 mesi di proteste sarebbero almeno 35, stando all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
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