Roberto Roggero - Chi ha interesse ad attaccare l'Iran? Le previsioni su un aumento delle vittime degli attentati a Kerman, purtroppo si sono rivelate giuste.
E’ salito a circa 200 il numero dei morti delle esplosioni che oggi hanno segnato le cerimonie per il 4° anniversario dell’uccisione del generale Kassem Soleimani, il 3 gennaio 2020, per l’attacco di un drone americano a Baghdad. Oltre 150 i feriti, alcuni in condizioni gravi.
Migliaia di pellegrini si erano riuniti per commemorare il quarto anniversario della morte Qassem Soleimani, comandante della Guardia della Rivoluzione Iraniana.
Il bilancio viene riferito dai media iraniani e anche sui social vengono postati video e notizie dell'agguato tra i più gravi della storia recente avvenuto in Iran e che potrebbe avviare la tanto temuta escalation del conflitto nella guerra tra Hamas e Israele, quest'ultimo considerato da Teheran nemico numero uno, insieme agli Stati Uniti.
Cui Prodest?
Di fatto, si tratta del più grave attentato mai avvenuto nella Repubblica Islamica, e molto significativo è il fato che sia avvenuto nel giorno della morte del generale Soleimani, nel cuore del Paese.
Due esplosioni separate, nella città di Kerman, che hanno trasformato la manifestazione in un massacro, all’entrata del cimitero dove si trova la lapide di Soleimani. Le autorità iraniane hanno subito definito quanto avvenuto come il più grave attentato mai avvenuto in Iran, dalla rivoluzione islamica del 1979.
Naturalmente, è automatico il richiamo alla situazione attuale della regione mediorientale, dominata dalla guerra fra Hamas e Israele, ed è proprio Israele a trarre il maggiore vantaggio strategico da un eventuale intervento iraniano, per legittimare un diretto intervento americano. Una eventualità che credo nessuno si auguri, eccetto chi la vuole causare e chi ne andrebbe a guadagnare.
La Repubblica Islamica dell’Iran è ben cosciente dei pericoli di un intervento diretto, che vuole assolutamente evitare, soprattutto in un momento storico di distensione con l’Arabia Saudita, ma è altrettanto noto il rapporto che ha con Hezbollah in Libano (di cui si attende la risposta per l'attacco di Beirut e la morte del vice capo di Hamas, Saleh Al-Arouri) attraverso la Siria, contando anche il settore Golfo-Hormuz-Bab el Mandeb-Mar Rosso.
Un pericolo reale
Allora chi ha attaccato l’Iran, con due ordigni fatti esplodere a distanza di venti minuti, con una tecnica tipica del terrorismo, per causare più vittime durante gli immediati interventi di soccorso. Secondo il ministro degli Interni, Ahmad Vahidi, è stata infatti la seconda bomba a causare più vittime. Al momento sono in corso le indagini, soprattutto da parte del capo della magistratura iraniana, Gholam-Hossein Mohseni Ejei.
Le ipotesi diverse, e fra quelle accreditate anche un attacco da parte di Paesi rivali (come Israele) ma viene in realtà considerata una possibilità remota, nonostante tutto. Potrebbe essere l’azione di un gruppo terroristico storicamente rivale della Repubblica Islamica in quanto tale, che ha approfittato del momento. Oppure quello che in gergo so chiama un “falso specchio”, da parte di quelle fazioni fondamentaliste che vorrebbero l’Iran coinvolto direttamente contro Israele. Fonti locali parlano di un non meglio specificato gruppo Jaish al Adl (Esercito della Giustizia), accanitamente ostile agli sciiti e alla Guardia della Rivoluzione Islamica, per i quali il generale Soleimani è invece un simbolo. Resta da vedere se nell’attentato, in tutte le sue fasi, siano coinvolti elementi terzi, se in Iran siano nascoste cellule che probabilmente fanno capo ad Al-Aqeda o allo Stato Islamico o Daesh, e chiaramente identificando non solo gli autori materiali ma soprattutto mandanti e movente. A rischio non solo i già estremamente delicati equilibri regionali…
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