Assadakah News Agency - Un segnale molto importante per i delicati equilibri fra Sahel e Medio Oriente: dopo sette anni di interruzione, sono riprese ufficialmente le relazioni diplomatiche fra Sudan e Repubblica Islamica dell’Iran, culmine di un processo intrapreso all’inizio dell’ottobre scorso, con l’annuncio della riapertura delle reciproche ambasciate, e dell’invio di delegazioni diplomatiche per ripristinare la cooperazione bilaterale. Un percorso sancito con la visita ufficiale a Tehran del ministro degli Esteri sudanese, Ali Al Sadiq Ali, ricevuto dall’omologo iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, e dal presidente Ebrahim Raisi. E’ la prima visita di un ministri di primo piano dal 2016.
Un percorso importante
Il presidente Raisi ha espresso il fermo sostegno dell’Iran per un Sudan forte e sovrano, e ha sottolineato l’importanza di rilanciare le relazioni tra i due Paesi, per sfruttare e creare nuove partnership. Raisi ha definito lo scambio di ambasciatori e la riapertura delle ambasciate a Teheran e Khartum come passi cruciali verso la normalizzazione e l’espansione delle relazioni. Allo stesso tempo, il presidente iraniano è tornato a criticare i Paesi – tra cui lo stesso Sudan – che hanno normalizzato le relazioni con Israele, affermando che tali azioni non possono avvantaggiare le nazioni islamiche e i loro popoli. Il ministro degli Esteri iraniano Amir Abdollahian, dal canto suo, ha sottolineato l’importanza della riapertura delle ambasciate e della ripresa delle attività diplomatiche, sottolineando l’esperienza dell’Iran in vari campi, tra cui l’industria, l’ingegneria, la tecnologia e la sanità, e ha espresso la volontà di condividere queste conoscenze con il Sudan per favorire la crescita e lo sviluppo reciproci. Il ministro Sadiq, da parte sua, ha riaffermato l’impegno del Sudan a ripristinare le relazioni politiche e diplomatiche con l’Iran e ha espresso apprezzamento per il sostegno di Teheran nei forum internazionali, sottolineando il desiderio del suo Paese di costruire legami economici e commerciali più forti con l’Iran.
Futuro in comune
La visita di Sadiq a Teheran è avvenuta due settimane dopo la notizia secondo cui l’Iran avrebbe fornito all’esercito sudanese droni da combattimento, prendendo posizione nel conflitto che dal 15 aprile dello scorso anno oppone le Forze armate sudanesi (Saf) alle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo. La guerra ha finora provocato lo sfollamento di milioni di persone e rischia di destabilizzare l’intera regione. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha dichiarato in un incontro con la stampa che Teheran e Khartum hanno “rapporti stretti e costruttivi da molti anni”, e che la decisione sudanese d’interromperli nel 2015 si è basata “su ragioni e dichiarazioni false, e senza che esistesse un problema reale nei rapporti tra i due Paesi”.
Sudan e Iran “stanno gettando le basi e facendo i preparativi necessari per la riapertura delle ambasciate dei due Paesi” a Teheran e a Khartoum, ha proseguito il portavoce, e la visita del ministro sudanese “si inserisce nel quadro del rafforzamento e della continuità”. Kanani ha aggiunto che dall’Iran “sottolineiamo la necessità di fermare il conflitto, la non interferenza dei Paesi stranieri e il dialogo inter-sudanese per porre fine ai conflitti, e speriamo che questo viaggio sia la base per agevolare la formazione di un clima favorevole alle relazioni”.
Il ripristino delle relazioni tra Sudan e Iran arriva dopo sette anni di “gelo” diplomatico seguito alla decisione di Khartum d’interrompere le relazioni diplomatiche con Teheran, allineandosi con quanto fatto dall’Arabia Saudita in seguito all’attacco subito nel gennaio del 2014 all’ambasciata saudita a Teheran e al consolato generale di Riad a Mashhad. L’annuncio ufficiale, già nell’aria da qualche mese, è arrivato lunedì 9 ottobre tramite un comunicato congiunto diffuso dai ministeri degli Esteri di Khartum e di Teheran, nel quale si precisa che la decisione è avvenuta “in seguito ai contatti avvenuti tra i loro alti funzionari negli ultimi mesi, e in linea con i loro interessi nazionali”. Il riavvicinamento tra i due Paesi potrebbe apparire sorprendente, soprattutto in considerazione del fatto che Khartum era – almeno fino allo scoppio della guerra a Gaza – uno dei Paesi arabi sul punto di normalizzare le relazioni con Israele. Eppure, prima del 2015 il Sudan era un punto chiave di trasbordo per le armi iraniane dirette verso la Striscia di Gaza. Le armi spedite in Sudan via mare sono state contrabbandate a Gaza via terra attraverso l’Egitto. Tra il 2009 e il 2012, Israele ha perfino bombardato il Sudan accusando Khartum di sponsorizzare Hamas e altri gruppi armati anti-israeliani. Questo scenario è cambiato radicalmente con la caduta del presidente sudanese di lunga data, Omar al Bashir, e con l’accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita, siglato nel marzo 2023 con la mediazione della Cina.
Due Paesi fondamentali
Fino a tempi relativamente recenti, del resto, il Sudan e l’Iran hanno mantenuto relazioni strette che risalivano alla fine degli anni ’80. Sebbene, infatti, Khartum sostenesse Saddam Hussein nella guerra Iran-Iraq (1980-88), la situazione mutò rapidamente dopo che nel 1989 un colpo di Stato, sostenuto dagli islamisti e ispirato alla rivoluzione iraniana, portò al potere Omar al Bashir. La trasformazione del Sudan in una repubblica islamica aprì la strada a legami più stretti con l’Iran, sanciti dalla prima visita ufficiale di Bashir a Teheran, cinque mesi dopo la sua ascesa al potere, così come da quelle più recenti effettuate in Sudan dai presidenti iraniani Hashemi Rafsanjani, Mohammad Khatami e Mahmoud Ahmadinejad. Il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica dell’Iran (Irgc), l’esercito sudanese e le forze paramilitari di difesa popolare iraniane hanno svolto un ruolo importante nel rafforzamento delle relazioni bilaterali con Khartum durante gli anni ’90 e nell’aprile 1997 i due Paesi firmarono più di 30 accordi che spaziavano dall’agro-business all’addestramento dell’esercito sudanese e degli ufficiali dell’intelligence in Iran. I legami tra Teheran e Khartum hanno conosciuto un ulteriore rafforzamento nel 2008, quando il Sudan e il Ciad hanno accettato l’offerta di mediazione di Teheran nel conflitto del Darfur nel 2008. Nello stesso anno, l’Iran e il Sudan hanno firmato un accordo militare e la leadership iraniana espresse la propria opposizione al mandato di arresto per Bashir emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) de L’Aia. Entrambi i Paesi sono stati inoltre inseriti dagli Stati Uniti nella lista degli “Stati sponsor del terrorismo”, sebbene il Sudan sia stato rimosso dall’elenco nel dicembre 2020 in seguito alla sua adesione agli Accordi di Abramo. (fonte: Agenzia Nova)
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