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Immagine del redattorePatrizia Boi

Iran - Shiraz, città di Poeti, di Re della lampada e di Vino eterno

Mausoleo del Re della Lampada, Shah-e-Cheragh - Foto di Sergio Pessolano

Patrizia Boi (Assadakah News) - Adagiata ai piedi delle montagne Zagros, nel cuore del Fars, Shiraz è una città che pulsa di poesia e storia. Qui, tra giardini profumati e monumenti maestosi, il tempo sembra sospeso, intrappolato tra le elegie di Saadi e Hafiz e l’eco delle dinastie che l’hanno resa gloriosa. Shiraz è una città che incarna l’anima persiana in ogni suo angolo, una vera e propria culla di cultura e spiritualità.

 

Le origini di Shiraz risalgono al periodo achemenide, quando era già un punto di riferimento nella vasta regione del Fars. Successivamente, sotto i Sassanidi, la città fiorì come centro commerciale e culturale. La sua ascesa continuò anche dopo la conquista araba nel 693, fino a diventare il cuore pulsante del rinascimento persiano durante le invasioni mongole e timuridi.


Sotto il dominio della dinastia Zand, Shiraz divenne capitale dal 1753 al 1794, risplendendo di nuovo splendore grazie a Karim Khan Zand. Fece edificare sontuosi palazzi, restaurare le mura e introdurre un efficiente sistema di irrigazione. Tuttavia, con l’ascesa della dinastia Qajar, Agha Mohammad Khan spostò la capitale a Teheran, lasciando Shiraz a un lungo sonno da cui si sarebbe risvegliata solo molto tempo dopo.

 

Shiraz può essere definita La Città dei Poeti, infatti i poeti Saadi e Hafiz sono il cuore spirituale di Shiraz. I loro mausolei, circondati da giardini lussureggianti, sono mete di pellegrinaggio per chi cerca ispirazione e bellezza, per chi ama la poesia persiana e la cultura spirituale.


Saadi, nato nel 1184, è celebre per le sue opere Gulistan ("Giardino di Rose") e Bustan ("Frutteto"). I suoi scritti, intrisi di saggezza, trattano temi universali come la giustizia, l’amore e la moralità. Il mausoleo di Saadi, situato in una valle, è un altro punto di riferimento fondamentale di Shiraz. Situato nel giardino di Aramgah-e Saadi, il mausoleo è un monumento elegante e sereno, circondato da un bellissimo giardino. La struttura è semplice ma maestosa, con un sarcofago di marmo all'interno di un colonnato ottagonale sormontato da una cupola ricoperta di piastrelle turchesi, riflesso del cielo persiano. Le pareti sono incise con versi poetici di Saadi, che celebrano l'amore, la giustizia e la bellezza della vita.


Hafiz, nato nel 1320, è invece un poeta mistico e amato della Persia, noto per la sua poesia che esplora temi d'amore, vino e unione con il divino. Il suo Divan, raccolta di versi mistici, celebra l’ebbrezza come ponte verso l’assoluto. Il mausoleo di Hafiz, un padiglione ottagonale immerso in un giardino fiorito, è caratterizzato da una struttura a cupola simile a quella del mausoleo di Saadi. L’area circostante è tranquilla, con alberi che offrono ombra e uno spazio sereno dove i visitatori possono riflettere sui versi poetici di Hafiz, incisi sulla lapide di marmo del suo sepolcro, è un luogo di contemplazione dove ogni parola incisa sulle lapidi sembra un invito a perdersi nell’infinito.

 

 I Giardini di Shiraz - Paradisi Terrestri

 

Shiraz è nota anche come la "città giardino" per i suoi spazi verdi incantevoli, riflesso dell'antico concetto persiano del paradiso terrestre.

 

Il Giardino di Narenjestan (Giardino degli Aranci), situato nel cuore di Shiraz è un’oasi di pace e armonia costruita nel XIX secolo dalla famiglia Qavam, uno degli ultimi esempi dell’architettura residenziale persiana. Questo giardino è un perfetto esempio dell'antica tradizione del bagh persiano, un giardino racchiuso da mura, concepito come un rifugio paradisiaco.


Al centro si trova un elegante palazzo, rialzato su uno zoccolo, con una lunga piscina rettangolare che si estende come uno specchio d'acqua, riflettendo il cielo e le facciate riccamente decorate. Le arcate, adornate con maioliche colorate e mosaici, raccontano storie di epoche passate, mentre i numerosi alberi di arancio diffondono nell’aria un profumo inebriante. Ogni angolo invita alla contemplazione e alla tranquillità, con nicchie decorate e spazi ombreggiati dove si può sorseggiare tè o semplicemente lasciarsi avvolgere dall’atmosfera idilliaca.  Le arcate rivestite di maioliche e le nicchie decorate offrono rifugio dal caldo sole iraniano.

 

L’architettura del palazzo è un trionfo di decorazioni: porte intarsiate, soffitti dipinti e specchi che riflettono la luce in infinite sfumature. Questo giardino è un luogo di bellezza naturale, ma anche un simbolo della maestria artistica persiana.

 

Il Giardino di Eram (Giardino dell’Eden), dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall'UNESCO, è uno dei più celebri esempi di giardino persiano, il cui nome evoca immediatamente l'immagine di un paradiso terrestre. Situato a nord-ovest di Shiraz, il giardino risale almeno al XII secolo, ma ha subito vari rimaneggiamenti, assumendo la sua forma attuale durante la dinastia Qajar.


Il giardino si sviluppa secondo una geometria perfetta: al centro, una lunga fontana rettangolare attraversa il giardino, incorniciata da cipressi secolari che si stagliano contro il cielo, mentre i fiori di ogni colore creano un mosaico naturale di bellezza. Il profumo delle rose, piantate con cura in ogni angolo, si mescola al fruscio delle foglie e al suono dell'acqua che scorre, offrendo un’esperienza sensoriale unica. Le rose e i cipressi si alternano a sentieri curati, mentre il palazzo centrale, decorato con affreschi e mosaici, offre una visione senza tempo.

 

Al centro del giardino sorge, infatti, un maestoso palazzo a tre piani, con una facciata decorata da mosaici multicolori, raffiguranti scene storiche e motivi naturali. Le colonne marmoree sostengono balconi da cui si gode una vista mozzafiato sull’intero giardino. I visitatori sono accolti da un'atmosfera serena e meditativa, dove la natura e l'architettura si fondono in un’unica armonia.

 

Entrambi questi giardini rappresentano l’essenza della cultura persiana: luoghi dove l’arte, la natura e la spiritualità convivono in perfetta simbiosi, offrendo un rifugio per l’anima e un’esperienza di bellezza senza tempo.

Mausoleo del Re della Lampada, Shah-e-Cheragh - Foto di Sergio Pessolano

Il Mausoleo di Shah-e-Cheragh dal canto suo è uno dei luoghi più sacri e visitati di Shiraz, venerato sia per la sua importanza religiosa che per la sua straordinaria bellezza architettonica. Il nome Shah-e-Cheragh significa "Re della Lampada" e deriva dalla leggenda che narra la scoperta del sito: un’antica lampada emetteva una luce misteriosa nel luogo dove furono trovati i resti di Ahmad ibn Musa, fratello maggiore dell'ottavo imam sciita, Imam Reza. Questo evento fece di Shah-e-Cheragh un importante centro di pellegrinaggio per i fedeli sciiti.

 

Il mausoleo, inizialmente costruito nel XII secolo e rinnovato più volte nel corso dei secoli, è un capolavoro dell'architettura islamica persiana. L'edificio attuale è caratterizzato da una splendida facciata ornata di piastrelle smaltate dai toni vivaci del blu, del verde e del giallo, con motivi floreali e iscrizioni in calligrafia araba che decorano ogni dettaglio.

 

L'interno è celebre per le sue pareti ricoperte di piccoli specchi che riflettono la luce creando un effetto incantevole e luminoso. Questo stile decorativo, chiamato "ayeneh-kari", è una tecnica tradizionale iraniana che consiste nel rivestire superfici interne con frammenti di specchio per creare un gioco di luci e riflessi quasi celestiale. L’atmosfera è resa ancora più solenne dalla luce tenue delle lampade pendenti e dei lampadari di cristallo, che trasformano l’ambiente in un luogo di contemplazione spirituale.

La splendida Cupola del Mausoleo del Re della Lampada, Shah-e-Cheragh - Foto di Sergio Pessolano

La cupola del mausoleo, rivestita di piastrelle turchesi e dorate, domina il cielo di Shiraz, mentre i minareti gemelli si ergono ai lati, conferendo alla struttura un’aura di maestosità e sacralità. Il cortile centrale è circondato da arcate eleganti e custodisce una grande vasca d’acqua, dove i pellegrini si riuniscono per pregare e riflettere, creando un’atmosfera di pace e devozione.

Minareto del Mausoleo del Re della Lampada, Shah-e-Cheragh - Foto di Sergio Pessolano

Il mausoleo di Shah-e-Cheragh è uno dei principali centri religiosi sciiti in Iran, attirando migliaia di pellegrini ogni anno, specialmente durante le festività islamiche.


Oltre al suo valore religioso, il mausoleo è anche un simbolo di unità e devozione, rappresentando l'importanza della tradizione sciita nella storia e nella cultura di Shiraz.


Visitare Shah-e-Cheragh significa immergersi in una dimensione spirituale intensa, dove l’arte, la fede e la luce si fondono in un’esperienza indimenticabile.

 

Shiraz e il Vino - Un contrasto Poeticamente Sacro


Nonostante le restrizioni imposte dall’Islam, Shiraz è storicamente legata alla produzione di vino. Questa tradizione, cantata da poeti come Hafiz, simboleggia l’ebbrezza mistica, un’estasi che va oltre il semplice piacere terreno. Il vino di Shiraz, simbolo dell’abbandono e dell’unione con il divino, è celebrato ancora oggi, seppur solo nella memoria poetica.


Nella cultura persiana, il vino ha assunto un significato che trascende il mero piacere sensoriale, trasformandosi in un potente simbolo mistico. Sebbene l'Islam proibisca il consumo di alcol, la poesia persiana – soprattutto durante il periodo medievale – ha utilizzato l'immagine del vino per evocare l'ebbrezza spirituale, l’estasi e l’unione con il divino.

 

I poeti Sufi, tra cui i grandi maestri come HafizRumi e Omar Khayyam, hanno utilizzato il vino come metafora per descrivere uno stato di abbandono estatico in cui l'anima si libera dalle catene terrene per fondersi con l'Assoluto. Questo vino non è una bevanda materiale, ma una bevanda celeste, che simboleggia la conoscenza divina e l'amore puro. Bere questo vino significa abbandonarsi completamente alla volontà di Dio, lasciando indietro l'ego e le limitazioni umane. Il Vino nella Poesia Sufi diventa dunque un Ponte verso Dio.

 

Hafiz, in particolare, è noto per la sua capacità di intrecciare il sacro e il profano nei suoi versi. Nel Divan, egli celebra il vino come un mezzo per raggiungere la verità universale, rompendo le barriere tra il mondo visibile e quello invisibile. Il calice di vino diventa dunque un simbolo della coppa della conoscenza divina, in cui l'uomo può trovare la luce e la comprensione dell'infinito.

 

Omar Khayyam, famoso per i suoi Rubaiyat, introduce una prospettiva più filosofica sull'uso del vino. Nelle sue quartine, Khayyam celebra il vino come un antidoto contro la brevità e l'incertezza della vita, invitando a vivere l'attimo presente e a cercare il divino nell'immediato.

 

Per la sua Filosofia dell’Ebbrezza, il vino è sia una sfida alle convenzioni religiose che un mezzo per raggiungere una forma di illuminazione: la consapevolezza che l’esistenza è effimera e che la ricerca del divino può avvenire anche attraverso l’abbandono ai piaceri della vita.

 

Nei rituali dei dervisci, monaci sufi noti per le loro pratiche estatiche, l'ebbrezza non era necessariamente raggiunta attraverso il vino fisico, ma attraverso la danza, il canto e la ripetizione di preghiere. Tuttavia, il linguaggio del vino permeava le loro poesie e i loro canti, riflettendo lo stato di estasi che cercavano di raggiungere. Questa ebbrezza spirituale era vista come un'esperienza necessaria per avvicinarsi a Dio, per perdere il senso del sé e dissolversi nel divino.

 

Il vino, nella cultura persiana, è una porta verso l'infinito, una metafora per la ricerca dell'assoluto e un simbolo dell’abbandono di sé per fondersi con l’essenza divina. In questo senso, Shirazla città legata al vino nella memoria poetica – diventa il luogo ideale per celebrare questa visione: una città dove le rose, i poeti e l'ebbrezza spirituale convivono in un’eterna danza mistica.

 

Corte interna della Moschea di Nasir ol Molk - Foto di Sergio Pessolano

In questa città ci sono altri monumenti di rilievo da celebrare come per esempio la Moschea di Nasir ol Molk, un Gioiello di Luce e Colore, situato nel quartiere storico di Shiraz. Si tratta di una delle più straordinarie espressioni dell'arte islamica in Iran, conosciuta anche come "la Moschea Rosa" per l'uso predominante di piastrelle rosa nelle decorazioni. Costruita tra il 1876 e il 1888 per volere di Mirza Hasan Ali Nasir al-Molk, un nobile della dinastia Qajar, la moschea è un trionfo di luce, colori e geometrie.

 

L’elemento più caratteristico della moschea è la sua sala di preghiera principale, ornata da splendide vetrate colorate che creano un caleidoscopio di luci all'interno. Al mattino, quando il sole filtra attraverso le finestre, le pareti e i tappeti si tingono di riflessi arcobaleno, trasformando lo spazio in un ambiente quasi mistico. La sala è sostenuta da eleganti colonne scanalate, decorate con capitelli intricati, che sembrano danzare sotto la luce.

 

La Cupola della Moschea di Nasir ol Molk - Foto di Sergio Pessolano

Le pareti interne sono rivestite di piastrelle in maiolica, dove predominano le tonalità del rosa, blu e giallo, con motivi floreali e geometrici che rappresentano la ricchezza della natura e l’armonia divina. La cupola centrale, relativamente bassa rispetto a quella di altre moschee, è decorata con mosaici e arabeschi, creando un effetto di continuità tra cielo e terra. I minareti, slanciati e finemente decorati, si innalzano ai lati del cortile, armonizzandosi con le facciate ornate di archi intrecciati e maioliche.

Interno dell'Irwàn di ingresso della Moschea di Nasir ol Molk - Foto di Sergio Pessolano

Il cortile centrale è caratterizzato da una grande vasca rettangolare, riflettente, circondata da alberi e piante, un elemento tipico del giardino persiano che simboleggia il paradiso. L’intera struttura rappresenta un perfetto connubio tra la spiritualità e l’arte, rendendo la Moschea di Nasir ol Molk un luogo di culto e nel contempo un’esperienza visiva e sensoriale unica.

 

Il Bazar del Reggente, o Vakil Bazaar, invece, è uno dei più antichi e prestigiosi mercati di Shiraz, costruito nel XVIII secolo sotto il regno di Karim Khan Zand. Situato nel cuore della città, il bazar rappresenta non solo un centro commerciale, ma anche un luogo dove si intrecciano arte, storia e cultura.

 

L'architettura del bazar è maestosa: le sue gallerie coperte sono costruite in mattoni e pietra, con volte a botte che permettono alla luce naturale di filtrare dolcemente, creando un’atmosfera rilassante. Le arcate sono decorate con motivi geometrici e floreali, e molte delle porte in legno intarsiate rivelano la maestria artigianale dell’epoca.


Il bazar è diviso in sezioni dedicate a diverse merci: spezie, tappeti, tessuti, gioielli e ceramiche. Tra le sue viuzze, i visitatori possono immergersi nei profumi esotici del cumino e del cardamomo, ammirare i tappeti persiani finemente annodati e scoprire antichi manufatti. Al centro del bazar si trova il Saraye Moshir, un cortile tranquillo con una fontana, circondato da botteghe d’arte e caffetterie dove si può gustare il tè tradizionale.

Bazar del Reggente o Vakil Bazar, una bottega con il ritratto di Alì, il genero di Maometto - Foto di Sergio Pessolano

Il Vakil Bazar è un vero viaggio nel tempo, un luogo dove le tradizioni persiane sopravvivono attraverso l’artigianato e il commercio, evocando l’atmosfera di un’epoca in cui Shiraz era uno dei più importanti centri economici e culturali della Persia, insomma un Crocevia di Storia e Commercio.

 

Shiraz è una città ricca di monumenti storici e culturali che raccontano la sua lunga e affascinante storia. Oltre ai giardini, alla moschea di Nasir ol Molk e al Bazar del Reggente, ci sono altri luoghi significativi che costituiscono il patrimonio della città. 

La Cittadella di Karim Khan (Arg-e Karim Khan) - Foto Istituto culturale dell'Iran

La Cittadella di Karim Khan (Arg-e Karim Khan), costruita nel XVIII secolo durante il regno della dinastia Zand, è una delle strutture più imponenti di Shiraz. Originariamente una residenza fortificata, oggi è un museo che racconta la storia della città e della dinastia Zand.


La cittadella è caratterizzata da alte mura di mattoni e da quattro imponenti torri angolari. Al suo interno, vi sono cortili e giardini con fontane che evocano l'antico splendore della città. La cittadella ha anche un ruolo simbolico, rappresentando il potere e l'influenza che Shiraz ebbe sotto il regno di Karim Khan.

 

Un altro capolavoro architettonico di Shiraz è la Moschea di Vakil, costruita sempre durante il regno di Karim Khan Zand. Sebbene meno conosciuta rispetto alla Moschea di Nasir ol Molk, la Moschea di Vakil è un magnifico esempio di architettura Qajar con una struttura imponente, un ampio cortile e intricati mosaici di piastrelle. La moschea è famosa per la sua eleganza e la delicatezza dei dettagli decorativi, che riflettono l’arte islamica persiana.

La Porta del Corano (Koran) a Shiraz - Foto Istituto Culturale dell'Iran

La Porta di Koran (Darvazeh Quran) è un altro importante monumento di Shiraz, situata all’ingresso della città. La porta prende il nome dal Corano che, secondo la tradizione, era posto sopra la porta per proteggere la città da disgrazie ed è un esempio di architettura medievale persiana, con una grande struttura monumentale che segna l’ingresso a Shiraz, un punto di passaggio per coloro che entrano nella città.


Questi sono solo alcuni dei monumenti che arricchiscono la città di Shiraz, una città che conserva nei suoi edifici, giardini e moschee un patrimonio immenso di arte, cultura e spiritualità. Ogni angolo di Shiraz racconta una storia di grande bellezza e di raffinata eleganza, testimoniando l'importanza di questa città come culla della cultura persiana.

         

Shiraz è un’ode vivente, un canto perenne alla bellezza, alla cultura e alla spiritualità persiana. Passeggiare tra i suoi giardini, sorseggiare tè in una sala ombreggiata o semplicemente leggere versi di Hafiz accanto a una fontana, è come abbandonarsi a un sogno antico che continua a vivere nell’anima di chi visita questa meravigliosa città.

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