Lorenzo Utile - In seguito ai conflitti in corso, lo scenario mediorientale si apre a diverse possibilità, comprendendo in queste anche le intenzioni di Washington, dove Joe Biden ha dichiarato, prendendo tempo, che in seguito agli attacchi alle basi americane in Iraq da parte di milizie filo-iraniane la Casa Bianca si riserva di attuare una adeguata risposta. In altri termini, lo stesso atteggiamento già adottato da Teheran, ma che potrebbe nascondere la preparazione di un ulteriore atto di rappresaglia abbastanza efficace da fare capire a Tehran i rischi di una escalation, ma che al tempo stesso non aumenti di fatto la escalation stessa. Sottigliezze della diplomazia occulta…ma non troppo. E comunque di non facile attuazione.
I fattori in gioco sono molteplici, a cominciare da Hezbollah, che in ogni caso non cerca il conflitto aperto con Israele perché avrebbe conseguenze funeste per tutto il Libano, che sta vivendo un momento delicato.
Un confronto anomalo
Sullo scenario di fondo della rivalità fra Repubblica Islamica dell’Iran e Stati Uniti, lo scontro è ormai quasi tradizionale, con alti e bassi fra i vari alleati occidentali, che in passato si erano schierati con l’Iraq di Saddam Hussein nel conflitto contro l’Iran del 1980-88, per poi intervenire in ben altri modi.
L’Iran però è un Paese forte, coeso, con collegamenti che gli permettono di avere sotto osservazione diretta la Regione, fino al Maro Rosso e al Corno d’Africa, e con apparati che davvero potrebbero infliggere gravissimi danni sia a Stati Uniti che a Israele, mantenuti da una struttura realizzata grazie alla delicata e capillare opera del generale Qassem Soleimani, il quale infatti è stato eliminato nel 2020 a Baghdad, proprio per le riconosciute capacità, su diretto ordine dell’allora presidente Trump.
Dal punto di vista strategico, sarebbe inoltre fondamentale il raggiungimento di una tregua nella guerra Gaza-Israele, anche per alleviare le sofferenze della popolazione palestinese ridotta allo stremo, con circa 30mila morti (più di 10mila bambini) e decine di migliaia di feriti. Allo stesso modo sarebbe estremamente utile la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas, che aprirebbe a eventuali soluzioni concrete, comunque non certo secondo la visione di Hamas, estremista quanto quella del governo israeliano, che insiste nel mantenere una occupazione militare e rifiuta di accettare l’esistenza di una nazione palestinese, scelta che si è rivelata negli anni quanto mai disastrosa.
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