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Iran - Assadakah ricorda Qassem Soleimani

Aggiornamento: 12 giu 2023

Roberto Roggero - Nel corso delle celebrazioni per l’Imam Khomeini, alle quali Assadakah è stata invitata come unica organizzazione proveniente dall’Italia, fra numerose delegazioni delle comunità musulmane del mondo, si sono svolti anche diversi eventi collaterali, uno dei quali ha riguardato la figura del generale Qassem Soleimani, con la proiezione di un docufilm sulla vita di colui che è stato il vero artefice della vittoria sulle formazioni fondamentaliste dell’Isis (Daesh) in Iraq e Siria.

La vita del generale Soleimani è ormai una vera e propria leggenda, non solo in Iran, ma in tutti i Paesi del mondo arabo, che ne riconoscono l’importanza e le capacità, come comandante della Brigata Santa (Niru-ye Qods), e della Guardia della Rivoluzione.

Suleimani era nato nel 1957 da una famiglia di contadini a Qanat-e Malek, piccolo centro rurale nei pressi di Rabor, nella provincia di Kerman, fatto estremamente importante nella scelta come capo della Brigata Santa. Prima di entrare nella Guardia della Rivoluzione, con il fratello Ahmad (morto in Iraq nel 1984) lavora alla centrale idrica di Kerman e, nel 1976, comincia a frequentare l’ambiente dei rivoluzionari dopo avere assistito ai discorsi dell’Ayatollah Rezal Kamyab, ucciso nel 1981 dai Mojahedin-e Khalq, e alla frequentazione di personalità di rilievo come Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, Mohammad-Ali Movahedi e Yahya Jaʿfari.

Qassem Suleimani entrò nei Pasdaran durante la Rivoluzione Islamica del 1979, avviata dall’Imam Khomeini, che prese avvio dalla cittadina di Qom. Immediatamente dopo l'addestramento, entrò in servizio attivo a Mahabad, a stretto contatto con Ahmad Motevasselian, successivamente comandante dei Pasdaran in Libano. Prese parte alla guerra Iran-Iraq (1980-1988) durante la quale scalò rapidamente i la gerarchia militare e si guadagnò fama di abile comandante e stratega grazie al successo di numerose sue operazioni.

Nel 1981 fu gravemente ferito nei combattimenti avvenuti durante la liberazione di Bostan e in seguito rimase sul fronte per l'intera durata del conflitto. La lista delle missioni a cui ha partecipato è lunga e comprende la liberazione di Dezfoul e Dehloran nel marzo 1982, le operazioni di Karbala (1986) e della penisola di al-Faw (aprile 1988). Nel 1988 divenne comandante della 14a Divisione “Thar Allah” e, dopo la guerra, fu destinato anche al comando di operazioni contro il narcotraffico nella regione di Sistan e nel Baluchistan.

La promozione a comandante della Forza Quds avvenne per volere dell’allora capo dei Pasdaran Safavi, e della Guida Suprema Ali Khamenei, specialmente per sua conoscenza delle aree tribali al confine con l'Afghanistan.

Nel 2006 fu in Libano, durante il conflitto fra Israele e Hezbollah. Nel 2011 fu promosso maggior generale. Nel corso dell'intervento iraniano nel conflitto civile in Siria, iniziato nel 2011, e nel contrasto all'avanzata di Al-Qaeda e dell'Isis in Iraq a partire dal 2014, Soleimani ha guidato le forze iraniane e, parallelamente lavorò per garantire la sicurezza nel vicino Iraq. Nel 2004, durante una diretta televisiva, Soleimani promise al popolo iraniano di sconfiggere il Califfato in soli tre anni.

Quelle immagini fecero in giro del mondo al punto e ne fecero un eroe nazionale, e nel contempo, personaggio estremamente scomodo per la politica americana in Medio Oriente, tanto da portare la CIA a organizzare, su diretto ordine del presidente Donald Trump, l’attentato che ne causò la morte, il 30 gennaio 2020, mentre si trovava in un’auto nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, insieme al capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene Abu Mahdi al-Muhandis, e al successivo attacco con un altro drone, il giorno successivo, a nord di Baghdad, che causò la morte del comandante delle brigate Katai'b Hezbollah Shibl al-Zaydi.

Ai funerali di Stato, ai quali parteciparono folle di milioni di persone, la guida suprema, Ayatollah Ali Khamenei nel proclamare tre giorni di lutto nazionale, definendolo Shahid (martire) gli ha conferito la promozione postuma al grado di tenente generale, nominando successore il brigadier generale Esmail Qaani.

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