Patrizia Boi (Assadakah News) - Nel cuore dell'antica Persia, circondata da montagne e deserti, Persepoli sorgeva come un gioiello scintillante, custode di un impero che si stendeva dall'Indo alle rive del Mar Mediterraneo. Fondata intorno al 518 a.C. da Dario I, questa città simbolo non era solo un centro politico, ma una manifestazione grandiosa della potenza e della visione spirituale dell'Impero Achemenide. Persepoli, il cui nome greco "Περσέπολις" significa "città dei Persiani", custodiva anche un altro nome, Takht-e Jamshid ("Trono di Jamshid"), che evocava il mito di una leggendaria età dell’oro persiana.
Il sito, che si trova oggi a circa 50 chilometri da Shiraz, nella regione del Fars, era tanto un luogo di potere quanto di spiritualità, dove l’opulenza e la sacralità si intrecciavano. Le sue rovine sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità nel 1979, per i suoi palazzi monumentali, come l'Apadana e la Sala delle Cento Colonne, decorati con bassorilievi che raffigurano le 23 nazioni sottomesse all’impero, un riconoscimento che rende omaggio non solo alla magnificenza architettonica, ma anche alla sua profonda connessione con il pensiero religioso e politico che ha permeato l’Impero Persiano.
Persepoli venne distrutta nel 330 a.C. da Alessandro Magno durante la sua conquista dell’Impero Persiano. L’incendio lasciò dietro di sé cumuli di cenere e resti di strutture in legno, ma anche una quantità significativa di tavolette scritte che testimoniano l’efficienza amministrativa achemenide.
Si tratta di uno dei più affascinanti siti archeologici del mondo antico, non solo per la sua imponenza architettonica, ma anche per il legame profondo con la storia spirituale dell’Iran. Le sue rovine, scampate alla distruzione di fanatismi recenti grazie alla resistenza degli abitanti locali nel 1979, narrano la grandezza dell'Impero Achemenide e l’influenza di Zoroastro, fondatore di una delle prime religioni monoteistiche.
Gli abitanti delle località circostanti fermarono con le armi le orde di fanatici intenzionati a distruggere con i bulldozer le rovine dei palazzi imperiali, faticosamente restaurate, considerate simboli del potere imperiale. Dopo la distruzione operata ad Alessandro il Grande, infatti, i ruderi furono lentamente sepolti sotto la sabbia e detriti, conservandosi perfettamente grazie anche al clima secco.
La scelta di costruire Persepoli in una posizione isolata, lontana dalle principali città, riflette l’intenzione di Dario I di creare uno spazio sacro e distinto per le celebrazioni delle festività ufficiali, come il Nowruz. Persepoli è la città sacra, riservata ai solenni riti della Religione di Stato che comprendevano anche le incoronazioni, dal momento che il re veniva considerato un'emanazione divina.
Il Sito Archeologico di Persepoli
Persepoli era la capitale cerimoniale dell’Impero Achemenide. Costruita su una terrazza elevata e accessibile attraverso una monumentale scalinata di quattro rampe, con i suoi gradini lunghi sette metri sotto un cielo di un azzurro incredibile, la città sacra ospitava solenni riti religiosi e le incoronazioni reali. Il re era considerato un’emanazione divina, un concetto derivato dal pensiero zoroastriano che vedeva il sovrano come intermediario tra Ahura Mazda e l’umanità.
La città sorge su questa grande terrazza artificiale a quattro livelli, con la scalinata monumentale che è un capolavoro di ingegneria, in modo che sia larga abbastanza per consentire l’accesso a delegazioni in processione senza dover rallentare il passo, con i gradini bassi e larghi proprio per permettere una salita cerimoniale.
Costruita da Serse I, questa imponente struttura accoglieva le delegazioni provenienti dalle diverse nazioni dell’impero.
Ci si rende subito conto della megalomania autocelebrativa da cui erano affetti i sovrani achemenidi, appena si giunge in cima alla scalinata dove la vista della Porta delle Nazioni colpisce con tutta la sua maestosità, continuando imperterrita ad assolvere il suo millenario dovere di intimorire i visitatori, schiacciati sotto lo sguardo di questi terribili animali guardiani. Questa monumentale porta possiede tre varchi situati sui lati sud est e ovest.
I tre ingressi permettevano l’accesso a diverse aree del complesso: quello principale portava all’Apadana, la sala delle udienze reali, dove i dignitari rendevano omaggio al re, dotata di 72 colonne, di cui 13 ancora visibili. Le colonne erano alte 20 metri, con capitelli scolpiti raffiguranti leoni, tori e grifoni, simboli di potere e protezione.
La Porta delle nazioni, era davvero una struttura monumentale che fungeva da ingresso cerimoniale. Decorata con iscrizioni trilingui (persiano antico, elamico e babilonese), rappresenta l’unità e la vastità dell’impero achemenide. Le figure di guardiani alati scolpite sui pilastri proteggono simbolicamente l'ingresso.
I bassorilievi di Persepoli sono tra le opere più straordinarie dell’antichità. Raffigurano scene di vita di corte, processioni di ambasciatori e tributi delle nazioni sottomesse. La Scala delle Nazioni è ornata da immagini che rappresentano ogni popolo con i suoi tratti distintivi: abiti, acconciature e doni. Questi rilievi non sono solo decorativi ma anche propagandistici, evidenziando la diversità culturale unificata sotto l’autorità persiana, mettono in luce l’unità dell’Impero. Le raffigurazioni di animali mitologici, come leoni e grifoni, erano simboli di forza, ma anche di protezione divina, in linea con i principi zoroastriani.
Insieme alle tombe reali monumentali di Naqsh-e Rostam, un sito funerario achemenide di interesse archeologico, ubicato a circa 12 km a nord-ovest di Persepoli, rappresentano il trionfo iconografico di tale concetto.
La Sala delle Cento Colonne era la sala del trono, il più grande ambiente coperto dell’antichità, sorretto da 100 colonne di pietra. Le decorazioni includevano immagini di guardiani alati e scene di omaggio al re, sottolineando la sua supremazia divina e politica.
La Ricerche Archeologiche e le Scoperte sono state possibili grazie agli scavi sistematici iniziati nel 1931 a cura dell'Istituto Orientale dell'Università di Chicago e sono proseguiti con contributi di archeologi iraniani e internazionali. Recenti ricerche hanno portato alla luce nuove strutture, confermando l'importanza amministrativa e cerimoniale di Persepoli. Sono state ritrovate tavolette del Tesoro che documentano i pagamenti ai lavoratori, fornendo preziose informazioni sulla gestione economica dell'Impero.
Zoroastro e l’Origine della Religione Zoroastriana
La memoria della Persia inizia proprio con la fondazione di una nuova religione da parte di un uomo che ha elaborato una visione dell'universo che probabilmente ha influenzato tutte le religioni successive.
Zoroastro (o Zarathustra, che significa l'uomo dei vecchi cammelli), nato intorno al 630 a.C. a Battria, l'odierna Balkh in Afghanistan, proveniva da una famiglia nobile e sacerdotale. Secondo l’Avesta, il testo sacro dello zoroastrismo, ebbe una visione durante le sue meditazioni in cui l'angelo Vohu Manah (Buon Pensiero) lo condusse al cospetto di Ahura Mazda, il dio supremo. La sua predicazione incontrò inizialmente resistenza, ma trovò accoglienza nel regno di Vishtaspa, re di Corasmia, che adottò la nuova fede, favorendo la costruzione dei primi templi del fuoco.
Zoroastro suddivise le divinità in due categorie: gli Ahura, divinità della luce e della verità, e i Daeva, spiriti considerati maligni o ingannevoli. Questo sistema rifletteva la dualità fondamentale tra il bene e il male nella visione del mondo zoroastriana.
Gli Ahura sono rappresentati principalmente da Ahura Mazda, il "Signore Saggio", considerato la divinità suprema e il creatore del mondo. Altri Ahura includono divinità come Mithra e Apam Napat, che formano la cosiddetta "Triade Ahurica" insieme ad Ahura Mazda, e i sei Amesha Spenta, spiriti immortali che rappresentano aspetti fondamentali della creazione e della moralità.
I Daeva, originariamente parte del pantheon pre-zoroastriano, vennero poi respinti come malvagi e associati al caos e alla menzogna. Questa reinterpretazione rappresenta una delle prime forme di dualismo religioso, influenzando profondamente lo sviluppo successivo delle religioni monoteistiche.
La distinzione tra Ahura e Daeva è una delle caratteristiche più innovative del pensiero di Zoroastro che ha condotto alla creazione di una religione che pone grande enfasi sulla scelta morale dell'uomo tra il bene e il male.
Questa concezione influenzò profondamente le religioni successive e divenne centrale nell’ideologia politica achemenide, dove il re era visto come garante dell’ordine cosmico.
La religione è centrata su cinque principi fondamentali: il dualismo tra bene e male, la centralità del libero arbitrio e l'importanza di buoni pensieri, parole e azioni.
E così iniziarono a sorgere i primi templi del fuoco, l'unico simbolo divino che la nuova dottrina permetteva di venerare. Il culto del fuoco, elemento sacro nello zoroastrismo, era strettamente associato alla purezza e alla luce divina. Anche se a Persepoli non sono stati ritrovati templi del fuoco, le pratiche religiose achemenidi erano profondamente influenzate da questa fede, riflettendo l'idea che il potere del re derivasse da una fonte divina e che l’ordine cosmico dovesse essere mantenuto.
Sfortunatamente ben presto sorsero anche i primi conflitti con i dissidenti sfociati nella prima guerra religiosa della terra dell'Iran, finita molto male per Zoroastro, dato che venne ucciso a bastonate nel 553 a.C..
La leggenda afferma che la dottrina di Zoroastro venne scritta ancora prima della sua morte, con inchiostro d'oro su dodicimila pelli di bue e conservata nella biblioteca reale di Persepoli, distrutta da Alessandro il Grande.
Sembra ormai accertato che l'originalità di questa dottrina non stia nell'affermazione dell'esistenza di un solo Dio, bensì nel considerare il mondo terreno come luogo di scontro tra le forze del bene e quelle del male conferendo così all'uomo la possibilità di una libera scelta tra i tuoi contendenti sovrannaturali.
Successivamente i persiani nel corso delle loro prime campagne militari assorbirono e modificarono i principi della religione di Zaratustra fino all'abbandono del concetto di un unico Dio, erigendo templi dedicati a molteplici divinità.
La comunità zoroastriana è ancora presente in Iran, soprattutto a Yazd, dove i templi del fuoco testimoniano l’importanza di questa religione nella storia persiana. La Moschea Jameh di Yazd fu costruita sulle fondamenta di un antico tempio del fuoco, a dimostrazione della persistenza culturale zoroastriana anche durante l’epoca islamica.
Sebbene Persepoli sia principalmente associata alla potenza politica achemenide, il simbolismo del faravahar (una rappresentazione dell'"anima") o del "fravashi" (spirito guardiano), una forza spirituale che guida l'individuo nel percorso della vita), tipico dello zoroastrismo, è visibile nelle decorazioni del sito. Questo simbolo, rappresentante l'anima umana e la guida divina, è ancora oggi un emblema culturale dell’Iran.
Persepoli e lo zoroastrismo non rappresentano solo un’eredità archeologica e religiosa, ma anche un ponte culturale tra l'antichità e l'Iran moderno.
Questa città non è solo un monumento archeologico, ma una narrazione visiva della storia persiana, un esempio eccezionale di arte e architettura capace di comunicare il potere, l’unità e la diversità dell’Impero Achemenide, consolidando un legame indissolubile tra potere politico e religione.
La sua distruzione da parte di Alessandro Magno ha trasformato il sito in un simbolo di rinascita culturale e identitaria per l'Iran contemporaneo. Oggi, questo sito continua a ispirare visitatori e studiosi, visitarlo significa immergersi in una storia millenaria, dove le pietre raccontano la gloria di un impero e il pensiero di un profeta continua a risuonare, offrendo una finestra unica sulla grandezza dell’antica Persia e sulla sua eredità spirituale che perdura ancora nell'Iran moderno.
Fonti consultate:
Sergio Pessolano; World History Encyclopedia; Encyclopedia Britannica; iviTravels; ViaggiareSereni.it; TerreIncognite Magazine; Loescher; California Zoroastrian Center; Greenlane; Iranian Cultural Heritage Organization; La ricerca; Wikipedia, l'enciclopedia libera
Commentaires