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Immagine del redattorePatrizia Boi

Iran - Nowruz, Capodanno Persiano, Magia di Primavera

Aggiornamento: 12 ore fa

La Festa di Primavera, Nowroz - Immagine creata con l'IA

Patrizia Boi (Assadakah News) - Nel cuore della primavera, quando la natura si risveglia e i giorni iniziano a tendere alla luce, l'Iran e molti altri paesi celebrano una delle festività più antiche e piene di significato: il Nowruz, che significa "nuovo giorno" in persiano. È il Capodanno tradizionale, ma non è solo l'inizio di un nuovo anno, è l'inizio di un rinnovamento profondo, simbolo di speranza, di resurrezione, di un nuovo ciclo di vita che attraversa la terra e l'anima degli uomini.


Le origini di Nowruz affondano nel passato remoto della cultura persiana, legate alle tradizioni zoroastriane. Questa festività è un rito sacro che segna la fine dell'inverno e l’arrivo della stagione di crescita, di fioritura e di abbondanza. Per più di 4.000 anni, il Nowruz ha segnato il passaggio dall'oscurità alla luce, dal freddo del gelo alla dolcezza del calore, infatti rappresenta la vittoria sull’inverno, e su tutto ciò di cui l’inverno può essere il simbolo: una vittoria che nessuna circostanza storica è mai riuscita ad oscurare nel cuore degli Iraniani.

Eppure, non è solo una festività legata alla natura, ma è anche una festa che celebra la famiglia, la comunità, la rinascita interiore.

Nowroz in Iran - Immagine dal Web

Le origini mitologiche del Nowruz


Il Nowruz è spesso collegato al re mitico Jamshid, che introdusse riforme religiose e celebrò la rinascita della comunità, segnando così un giorno di festa. Tra le leggende, si narra che Jamshid attraversasse i cieli su un carro, portando luce e prosperità, e che durante il Nowruz fosse scoperta la dolcezza dello zucchero. Altre storie legano la festività a eventi biblici o coranici, come la resurrezione miracolosa descritta nella Sura al-Baqara del Corano o il giorno in cui l'arca di Noè raggiunse il Monte Ararat.

Grazie allo studio del Sanscrito e alla profonda conoscenza della cultura della Persia e dell’India del suo tempo, lo studioso persiano Abu Reihan Birouni (X-XI secolo d.C) offre a proposito del NowRuz una grande quantità di informazioni. Birouni cita Ibn Abbas per introdurre una delle tradizioni che illustrano il fondersi della tradizione iranico-zoroastriana del NowRuz con l’Islam

Tra le storie popolari più affascinanti del Nowruz, c’è quella di Zio Anno Nuovo, una figura simbolica che rappresenta l’arrivo della primavera e il rinnovamento della vita. Si narra che ogni anno, il primo giorno di primavera, Zio Anno Nuovo, con cappello di feltro, sciarpa e bastone, scenda dalle montagne per portare il nuovo anno nelle case di tutti.


Al centro della storia si trova una vecchietta, proprietaria di un giardino pieno di rose, che attende ansiosamente la visita di Zio Anno Nuovo. Ogni anno, prepara meticolosamente la sua casa e il giardino per accoglierlo: pulisce, decora la veranda con un tappeto di seta, dispone il tavolo con i "sette sin" (simboli della rinascita e prosperità) e si veste con i suoi abiti migliori. Nonostante i suoi sforzi, ogni anno si addormenta nell’attesa.


Zio Anno Nuovo, arrivando, non ha il cuore di svegliarla: le lascia una rosa tra le dita, assaggia una mela intinta nello zucchero e riparte, visitando le altre case. Al risveglio, la vecchietta trova i segni del suo passaggio e si rammarica di non averlo visto ancora una volta, sperando con rinnovata fiducia di riuscirci l’anno successivo.


Questa leggenda rappresenta l’attesa della rinascita e il desiderio di ritrovare la giovinezza e la vitalità, evocando il ciclo eterno della natura e la speranza che accompagna l’arrivo della primavera.


Le celebrazioni del Nowruz


Le celebrazioni del Nowruz, festa della rinascita e dell’equinozio, affondano le loro radici in tempi remoti, quando l’antico calendario persiano suddivideva l’anno in sei stagioni, ciascuna associata a una delle fasi della creazione divina. Questa ciclicità cosmica culminava nel Nowruz, il momento in cui il ciclo della creazione era compiuto, e l’umanità si trovava simbolicamente al centro di un incontro tra le anime dei vivi e quelle dei defunti, nonché con gli spiriti celesti. Una celebrazione di gloria e di speranza, dunque, in cui ogni elemento naturale e spirituale si armonizzava con la primavera nascente.

Nowruz Haji-Firouz -Cheetah - Iran -Tehran - Immagini dal Web

Tra i simboli più vividi di queste festività, spicca la figura di Haji Firouz, messaggero di gioia e di buoni auspici. Si narra che Haji Firouz fosse un uomo vestito con abiti rossi sgargianti, ornati da dettagli vivaci, il cui volto annerito dal carbone conferiva un aspetto insieme giocoso e misterioso.


Egli percorreva le strade dei villaggi e delle città, tamburello in mano, cantando melodie gioiose e strofe antiche per annunciare l’arrivo del nuovo anno. Con il suo daf – il tamburello a sonagliera – accompagnava i canti, ritmati e carichi di energia, che riecheggiavano nei vicoli come promesse di rinascita e abbondanza. La gente, riconoscente per il suo ruolo di araldo della primavera, gli offriva piccoli doni: monete, cibo, o dolci, ricambiando il buon augurio che Haji Firouz dispensava con la sua figura buffa e affettuosa.


Oggi, Haji Firouz sopravvive nelle tradizioni popolari iraniane. Prima del Nowruz, uomini e ragazzi rivestiti di panni colorati e muniti di cappelli a punta percorrono le città e i villaggi, ripetendo quei gesti antichi. I loro volti anneriti, un tempo forse simbolo del carbone che alimentava il fuoco della vita, ora evocano un’atmosfera di festa e comunione, rendendo la strada uno spazio condiviso di sorrisi e generosità.


A fare da preludio al Nowruz vi è anche il Tchahar Shanbeh Souri, la notte che precede l’ultimo mercoledì dell’anno. Un rito dominato dal fuoco, emblema di purificazione e forza vitale.

Chahar Shanbe Suri in Iran Antico Rito Persiano del Fuoco - Immagini dal Web

Al calar del sole, i falò illuminano la notte, e i giovani, cantando antiche formule, si lanciano oltre le fiamme: “Zardie man az to, Sorkhie to az man” (“Il mio giallo a te, il tuo rosso a me”), un’invocazione perché il fuoco porti via malattia e debolezza, restituendo energia e vigore.


È una notte di suoni e misteri, in cui bambini e ragazzi, nascosti sotto lenzuola bianche, vagano di porta in porta, bussando con cucchiai su ciotole di metallo e raccogliendo dolci e piccoli doni, mentre i padroni di casa cercano scherzosamente di svelare le loro identità.


A questa magia si aggiunge il Falgush, un’usanza carica di aspettativa: nascosti nell’ombra, alcuni si tendono in ascolto delle conversazioni di passanti ignari, cercando negli scampoli di parole colte per caso indizi e auspici per l’anno che viene. È un momento in cui l’ordinario si mescola con il simbolico, e il futuro sembra sussurrare i suoi segreti attraverso le voci del presente.


Il Nowruz non è solo una celebrazione del tempo che scorre, ma un rito che fonde il visibile e l’invisibile, i gesti terreni e le forze cosmiche, offrendo a chi vi partecipa l’esperienza profonda della rinascita e dell’armonia universale.


Il Significato Profondo di Nowruz


La parola “Nowruz” stessa racconta la sua essenza: "nuovo giorno". Ogni anno, alla vigilia dell'equinozio di primavera, l’Iran si prepara a una festa che celebra il nuovo ciclo che inizia. È il momento in cui la terra si risveglia, i fiori sbocciano e le foglie verdi spuntano dai rami degli alberi. Ma soprattutto, il Nowruz è la festa dell’uomo che, come la natura, si rinnova, si purifica e riparte. È un invito a lasciare alle spalle le ombre dell’anno passato e ad abbracciare un futuro di speranza, un anno che porta con sé il calore, la luce e la freschezza della nuova stagione.

Haft-Seen, la tradizionale tavola di Nowruz - Immagine realizzata con l'IA

Nel cuore delle case iraniane, un rito antico si rinnova, come un canto che attraversa i secoli. Si chiama Haft Sin, dove “haft” è il sette sacro, numero di perfezione, e “sin” è la lettera iniziale degli oggetti che, come simboli, danzano sulla tovaglia della primavera.


Su un tavolo o un ripiano, viene stesa una tovaglia immacolata, su cui trovano posto sette elementi il cui nome, in lingua persiana, comincia con la lettera “S”. Ognuno di essi porta con sé un significato profondo, un inno al trionfo della vita sul male, della luce sull’ombra.


Nel cuore di questa celebrazione vibrante e antica, le tradizioni intrecciano passato e futuro, portando con sé il peso gentile dei secoli e la promessa luminosa di un domani migliore. La tavola del Haft-Seen, emblema di Nowruz, non è solo un semplice ornamento, ma il cuore pulsante di un rito, una poesia visiva che narra la storia della vita, della natura e del rinnovamento.

Sette oggetti, disposti con cura e rispetto, adornano questa tavola come simboli di un messaggio universale. Ognuno di essi porta un auspicio, un sussurro di speranza che si libra nell’aria primaverile:


  1. Il sabzeh, germogli di grano verde, incarna il rinnovamento e la forza vitale che rifiorisce con la primavera.

  2. Il samanu, una dolce pasta di grano cotta lentamente, celebra la ricchezza della terra e il potere nutriente della pazienza.

  3. Il senjed, i frutti secchi di ulivo selvatico, evocano amore e calore, ricordando il valore degli affetti profondi.

  4. L’aglio (seer), simbolo di salute e protezione, sembra un amuleto naturale contro le avversità.

  5. La mela (seeb), rossa e lucente, rappresenta la bellezza, il fascino della vita nelle sue forme perfette.

  6. Il somāq, bacche rosse di sommacco, con il loro sapore deciso, simboleggiano la pazienza e la resilienza di fronte alle sfide.

  7. L’aceto (serkeh), con la sua acidità, parla di saggezza, del valore delle esperienze e delle lezioni che insegnano la maturità.


Accanto a questi simboli principali, i sette sin, altre offerte si uniscono alla tavolata, arricchendola di simboli e auspici, altri dettagli pieni di significato:


  • Una candela accesa, la cui fiamma danza al ritmo delle speranze umane, porta luce dove c’è buio e chiarezza dove c’è incertezza.

  • Una moneta scintillante, che promette prosperità e abbondanza, posata come augurio di sicurezza per l’anno nuovo.

  • Un pesce rosso, che nuota sereno in una ciotola trasparente, è il simbolo stesso della vita, fragile e preziosa, che si rinnova con ogni primavera.

  • Un pane, simbolo del nutrimento che sazia il corpo e l’anima.

  • Delle uova colorate, che raccontano simbolicamente l’uguaglianza degli uomini di fronte al Creatore.

  • Una brocca d’acqua, che rappresenta simbolicamente uno specchio di purezza.

  • Uno specchio, posizionato con delicatezza, invita alla riflessione, a guardare dentro sé stessi e a trovare un equilibrio tra ciò che si è e ciò che si aspira a essere.


Non mancano i profumi di fiori freschi, come i giacinti e i narcisi, che si mescolano con l’aroma del cibo preparato con amore, e i libri di poesia – spesso le opere di Hafez o Ferdowsi – che giacciono accanto, pronti a essere sfogliati per trarne ispirazione.


Il Haft-Seen non è solo una tavola, ma un microcosmo che racconta l’essenza della vita, intrecciando semplicità e profondità, tradizione e rinnovamento. Ogni gesto, ogni sguardo rivolto a questi simboli, è intriso di un sacro rispetto per la natura e il ciclo infinito del tempo.


Il numero sette, carico di sacralità, attraversa la cultura persiana come un filo d’oro. I cieli e la terra, ci ricorda Ferdowsi nello Shahnameh, sono fatti di sette strati; sette sono le imprese eroiche di Rostam, come sette sono i versetti del Corano che, recitati all’alba del nuovo anno, promettono protezione divina. Nell’Avesta di Zarathustra, il sette è segno sacro, simbolo del legame tra il mondo terreno e l’eternità.

Il Corano e i fiori del Nowroz nell'intimo delle case iraniane - Foto tratta da un video dal Web

Tra i sette, il sabzeh occupa un posto speciale. La sua preparazione è un rito nella vita delle famiglie, un gesto d’amore e speranza. Dieci giorni prima del Nowruz, la padrona di casa raccoglie i semi, li immerge nell’acqua e formula desideri per l’anno a venire. I semi germogliano, si trasformano in verdi promesse legate con un nastro rosso, pronte a far parte della tavola fino al tredicesimo giorno del nuovo anno, quando, ormai maturi, tornano alla natura, deposti in un ruscello che li accoglie come figli ritrovati.


Quando l’orologio segna il primo istante del nuovo anno, la famiglia si riunisce attorno al tavolo dell’Haft Sin, vestita di abiti nuovi e col cuore colmo di aspettative. Si recitano preghiere, si intrecciano abbracci, e si celebra un pranzo ricco, dove il Sabzipolo mahi – riso alle erbe e salmone – diventa il piatto simbolo della festa.


Il Nowruz non è solo una festa, ma un viaggio nello spirito del tempo, dove i vivi ricordano i defunti nel tredicesimo giorno di Farvardin. Antiche credenze narrano che le anime dei cari tornino per visitare le case preparate con cura, mentre la famiglia, unita, si dedica al Sizdeh-bedar, una giornata all’aperto per dissolvere le negatività e celebrare la natura.


Questa è la magia del Nowruz, dove il sacro e il quotidiano si intrecciano, e il numero sette diventa un ponte tra la terra e il cielo, un messaggio di rinascita che risuona nelle dimore, nei cuori, nell’anima stessa dell’Iran. In questa atmosfera, le famiglie si riuniscono, condividendo storie e auguri, cullati dal calore della comunità e dalla promessa che il futuro, come la primavera, porta con sé possibilità infinite.


Ogni elemento è carico di significati, e ogni gesto compiuto in questa giornata è intriso di un sacro rispetto verso la vita e la natura.


Rituali e Festeggiamenti


Il Nowruz è una tavola decorata ma soprattutto una celebrazione che invoca i sensi, il calore dell’abbraccio familiare, il sapore dei piatti tipici, l’armonia dei canti e delle danze. Prima del giorno di Nowruz, le famiglie iraniane si dedicano alla grande pulizia delle loro case, un gesto che va oltre la semplice pulizia materiale. È la purificazione dello spazio, un gesto che prepara il cuore ad accogliere la nuova stagione. Questa tradizione prende il nome di “khāneh tekāni” – che significa letteralmente "scuotere la casa", non è solo una semplice pulizia domestica, ma un rito di purificazione.

Le famiglie svuotano gli armadi, spolverano angoli dimenticati, arieggiano le stanze, rinnovano i tappeti e lavano ogni superficie. Questo gesto, apparentemente semplice, porta con sé un significato profondo: liberarsi delle impurità accumulate durante l'anno passato e fare spazio alla luce e alla freschezza della primavera.


Nell’aria aleggia un senso di rinascita collettiva: ogni oggetto ripulito sembra raccontare una storia e ogni angolo illuminato riflette il desiderio di una nuova vita, più limpida e luminosa. Il khāneh tekāni diventa così una preparazione non solo materiale, ma anche spirituale, un invito ad alleggerire il cuore e aprirsi al futuro con speranza.

La “khāneh tekāni” – la pulizia della casa, che non è solo fisica, ma anche spirituale - Immagine creata con l'IA

La vigilia di Nowruz è il momento culminante in cui le famiglie si riuniscono per condividere cibi tradizionali, piatti ricchi di sapori che celebrano la terra e la generosità della natura. Il profumo dei piatti tradizionali inonda le case, creando un’atmosfera di festa e abbondanza. La famiglia si riunisce intorno alla tavola, carica di simboli e sapori, per celebrare insieme il passaggio verso il nuovo anno.


Tra i protagonisti del banchetto, troviamo il sabzi polo, un riso cotto con erbe fresche come coriandolo, aneto e prezzemolo, che simboleggia la fertilità e il rinnovamento. Accanto a esso, il reshteh polo, un piatto di riso arricchito con sottili spaghetti, rappresenta i fili intrecciati del destino, un augurio per un anno pieno di connessioni fortunate e successi.

Non può mancare la carne arrostita, che porta con sé il sapore profondo e speziato della terra, cucinata con erbe e spezie tradizionali. La presenza della zuppa di arachidi, dolce e vellutata, aggiunge una nota di conforto e dolcezza, completando il ventaglio di sapori che celebra la ricchezza della natura.


Le bevande fatte in casa, fresche e dissetanti, accompagnano ogni boccone, mentre l’atmosfera si riempie delle risate dei bambini, delle chiacchiere tra gli adulti e, talvolta, di canti tradizionali che parlano di primavera e speranza. La tavola diventa un simbolo di unità, un luogo dove ogni membro della famiglia trova un posto, dove ogni gesto è intriso di un profondo rispetto per la vita e per la comunità.


Il Nowruz è un momento che ricorda a tutti il valore della semplicità, dell’autenticità e della generosità. Attraverso la pulizia, i gesti e il cibo, si celebra la bellezza di ciò che è essenziale: la vita, la natura e l’amore condiviso.


Un’Occasione di Rinnovamento e Unione

Nowruz Iran Festeggiamenti Curdi - Immagini dal Web

Il Nowruz, con la sua antica tradizione di rinnovamento e celebrazione della primavera, si diffonde ben oltre i confini dell'Iran, toccando il cuore di molte altre nazioni e popoli, tra cui i Curdi, che lo vivono come una delle festività più importanti della loro identità culturale. Questa festa, che ha le sue radici nello Zoroastrismo e nei cicli naturali, ha trovato casa in numerosi paesi dell'Asia Centrale, del Medio Oriente, del Caucaso e persino nei Balcani.

Nowroz in Afghanistan - Immagini dal Web

In Afghanistan, il Nowruz è celebrato con grande fervore, particolarmente nella città di Mazar-e Sharif, dove si tiene il tradizionale "Guli Surkh Festival" (Festa dei Fiori Rossi), che richiama folle da tutto il paese. Qui, il Nowruz non è solo un inno alla primavera, ma un momento di unione e speranza.


Nowruz in Azerbaijan


In Azerbaijan, il Nowruz è considerato una delle principali festività nazionali. Le famiglie si riuniscono, i bambini ricevono doni, e le strade si animano di spettacoli di fuochi e danze tradizionali. Anche i piatti tipici, come il dolce shekerbura, fanno parte della festa.


Nowruz in Uzbekistan


In Uzbekistan, la celebrazione del Nowruz è profondamente legata alle tradizioni agricole e pastorali. Le tavole si riempiono di piatti come il sumalak, una pasta dolce preparata con germogli di grano, e le famiglie organizzano picnic nei campi fioriti per accogliere la primavera.


Navroz Parsi in India


In India, specialmente tra i Parsi, discendenti degli antichi Zoroastriani, il Nowruz è celebrato come "Navroz". È un momento di preghiera, riflessione e condivisione di cibi deliziosi come il sev (vermicelli dolci) e il ravo (pudding di semolino).


Per i Curdi, il Nowruz assume una valenza ancora più profonda. È non solo un inno alla natura, ma anche un simbolo di resistenza e libertà. In regioni come il Kurdistan, la festa si colora di danze, falò e racconti epici che celebrano la storia e l'orgoglio di un popolo che guarda al futuro senza dimenticare il passato.


In Tajikistan, Turkmenistan, Kazakhstan e altre nazioni dell'Asia Centrale, il Nowruz rappresenta un'eredità condivisa, con mercati colorati, musiche tradizionali e sport locali come il buzkashi (una sorta di polo a cavallo).


Nowruz in Albania - Immagini dal Web


Persino nei Balcani, in paesi come l'Albania, alcune comunità celebrano il Nowruz, intrecciando le tradizioni locali con questo rito antico, trasformandolo in un ponte tra diverse culture.


Il Nowruz, dunque, è una celebrazione universale che, pur adattandosi alle peculiarità di ogni luogo, mantiene intatto il suo spirito: l’accoglienza del nuovo, la riconciliazione con il passato e il rispetto per il ciclo eterno della natura. L’atmosfera di Nowruz è quella di una grande famiglia che si unisce, una festa di popoli che si riconoscono nel ciclo eterno della vita e della natura.


Nowruz, dunque, è un capodanno, ma anche una festa dell’anima, della speranza, del ritorno alla vita. È un inno alla bellezza della natura che sboccia e dell’uomo che, come la terra, si rinnova. È il momento in cui, come un fiore, possiamo aprirci al futuro, lasciare andare ciò che è stato e dare spazio a ciò che verrà.


In Iran, e in tutti i luoghi che celebrano Nowruz, il Capodanno non come da noi è solo una data sul calendario, ma un’esperienza di vita, un rito che ci ricorda che ogni nuovo giorno è un'opportunità per crescere, amare, rinnovarsi. E che la bellezza della primavera è dentro di noi, pronta a sbocciare.

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