Assadakah News - La situazione pare stia degenerando ogni minuto verso una crisi fuori controllo: il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe approvato una serie di obiettivi da colpire in Iran per rappresaglia all'attacco missilistico del 1° ottobre scorso. Lo ha detto una fonte israeliana ad Abc News, senza fornire ulteriori dettagli specifici o se si tratti di bersagli militari. Nessuna informazione neanche sui tempi della rappresaglia.
Netanyahu, intanto, ha denunciato che nelle basi di Hezbollah nel sud del Libano, le Forze di difesa israeliane hanno rinvenuto armi russe all'avanguardia. A sud del fiume Litani, dove secondo la risoluzione 1701 solo all'Esercito libanese sarebbe stato consentito di avere armi, "Hezbollah ha scavato centinaia di tunnel e nascondigli, dove abbiamo appena trovato una quantità di armi russe all'avanguardia".
Dopo il nuovo incidente che ha coinvolto l'Unifil, Israele ribadisce con una notevole dose di ipocrisia, che i Caschi Blu dell'Onu nel sud del Libano non sono un obiettivo. Le forze israeliane stanno conducendo operazioni contro Hezbollah. “Le infrastrutture e le forze dell'Unifil non sono un obiettivo, e ogni incidente che contravviene alle regole sarà esaminato in dettaglio". La forza Onu nel sud del Libano ha denunciato nella serata del 16 ottobre che un carro armato israeliano ha aperto il fuoco contro una torre di sorveglianza, con "colpi diretti ed evidentemente intenzionali".
Al momento non sono state fornite ulteriori indicazioni su quale sia la tipologia di obiettivi che verranno colpiti. Quel che manca nelle informazioni riferite sono i tempi dell'attacco: per garantirsi l'effetto sorpresa, infatti, questa informazione resterà top secret, probabilmente fino al momento in cui partirà la replica di fuoco. Il piano per l'attacco di Israele all'Iran sarebbe pronto e il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe assicurato agli Usa, suoi alleati, che sarebbe limitato a obiettivi militari e non a impianti petroliferi o nucleari. La decisione di Netanyahu sarebbe arrivata nella telefonata di mercoledì scorso con il presidente americano Biden e nei contatti di questi giorni tra il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, e il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant.
Il rischio di attacco a obiettivi strategici non militari era, e resta, una delle maggior preoccupazioni di questo conflitto, perché porterebbe a una nuova, e inevitabile, grave escalation della guerra nella regone. Un attacco israeliano ai principali siti nucleari in Iran è "improbabile", sostiene l'agenzia atomica iraniana, ma da Israele specificano che la rappresaglia avverrà solo e solamente "sulla base dell'interesse nazionale di Israele". Da giorni comunque si vocifera che Israele vorrebbe condurre il suo assalto prima del voto negli Stati Uniti, che si terrà il prossimo 5 novembre.
C'è, quindi, una finestra temporale di circa 20 giorni per l'attacco. Teheran, di tutta risposta, ha affermato di essere "pienamente" preparata "a una risposta decisa a qualsiasi avventurismo del regime sionista, mentre compie tutti gli sforzi possibili per proteggere la pace e la sicurezza del Paese". Così ha fatto sapere l'Iran per bocca del suo ministro degli Esteri, Seyed Abbas Araghchi, avvertendo che ci saranno conseguenze tanto su Israele quanto "sul suo principale sostenitore, gli Stati Uniti d'America". Così è stato spiegato al segretario dell'Onu dall'Iran, nel corso di uno dei colloqui intercorsi in questi giorni.
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