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Iran - La Ziggurat di Chogha Zanbil, un Monumento di Pietra

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi

Aggiornamento: 18 gen

La città antica di Dur Untāsh, che circondava la Ziggurat di Choqa zanbil


Patrizia Boi (Assadakah News) - La Ziggurat di Choqa Zanbil è uno dei siti archeologici più importanti dell'Iran, situata a circa 30 chilometri a sud-ovest di Susa, nella provincia di Khuzestān. La città antica di Dur Untāsh, che circondava la Ziggurat, fu un centro significativo dell'antica civiltà elamita.


Choqa Zanbil sorge in una pianura alluvionale, facilmente raggiungibile da Susa, una città storica di grande importanza. La provincia di Khuzestān è conosciuta per la sua lunga storia, che include il dominio degli Elamiti, una delle più antiche civiltà del mondo, ed è stata un crocevia di eventi storici e archeologici legati alle civiltà mesopotamiche.


La Ziggurat di Choqa Zanbil è il sito meglio conservato di questo tipo di struttura in Iran e uno dei pochi esempi visibili di queste costruzioni che un tempo erano diffuse in tutta la Mesopotamia e nella Persia antica. La sua vicinanza con l'antica città di Susa (oggi Tell Abu Shusha), capitale dell'Elam, conferisce a Choqa Zanbil un ulteriore valore storico, poiché i due siti erano strettamente legati dal punto di vista politico e religioso.


Inoltre, nelle vicinanze si trovano altre rovine, come quelle di Tchogha Mish, che testimoniano la vitalità culturale e commerciale della regione nel corso dei secoli. La ziggurat di Choqa Zanbil è oggi una meta di grande interesse turistico e archeologico, accessibile e ben conservata, che attira numerosi visitatori e studiosi ogni anno. Il sito offre la possibilità di esplorare le imponenti terrazze, le iscrizioni cuneiformi e i resti del santuario che svettava sulla sommità.

La Zigurrat di Choqa Zanbil


Edificata nel 1260 a.C. per volere del re Elam Untāsh Gāl, la Ziggurat aveva lo scopo di onorare il dio Inshushināk. Il sito divenne rapidamente un centro religioso e culturale, circondato dalla città di Dur Untāsh. Tuttavia, nel 640 a.C., la Ziggurat e la città furono distrutte e saccheggiate dall’esercito di Assurbanipal, re dell'Assiria.


Il termine "Ziggurat" deriva dal concetto di "sommità" o "cima", rappresentando simbolicamente un luogo elevato, spesso associato alla cima di una montagna. Nella lingua sumera, questa parola indica un tempio a più livelli, costruito a forma di gradoni, che simboleggia il legame tra il divino e il terreno. Localmente, le colline artificiali vengono chiamate "chogā", mentre "zanbil" si traduce come "cestino". Poiché il sito, prima degli scavi, assomigliava a un cestino capovolto, veniva denominato "Choqa Zanbil".


Il termine "chogā", utilizzato nel nord dell’altopiano del Khuzestān, si riferisce a colline che ospitano antiche vestigia. Vari esempi di tale toponimo evidenziano le diverse forme delle colline primordiali: ad esempio, "chogā zanbil" descrive una collina a forma di cestino, "chogāmish" una collina a forma di ariete, e "chogāpahn" una collina ampia e maestosa. Questi toponimi riflettono il significato e la funzione delle formazioni geologiche locali, associandole a caratteristiche naturali e culturali specifiche.


Il tempio di Chogā Zanbil si trova all'interno di un'antica città chiamata Dur Untāsh, che occupa un’area di circa 1300×1000 metri. La città è delimitata da tre cinte murarie concentriche, ciascuna con una funzione specifica. La prima cinta ospita al centro il tempio principale, ovvero la Ziggurat, mentre nella seconda cinta si trovano i palazzi e piccoli templi. Infine, la terza cinta racchiude i mausolei sotterranei dei re, i palazzi reali e le strutture per il trattamento dell'acqua, destinati a garantire il benessere della città.


Imponente, la Ziggurat si estende su 105 metri lungo i lati, con un’altezza originaria di 50 metri. La struttura si sviluppava su cinque piani, con terrazze di dimensioni decrescenti verso l’alto, culminando in un tempio quadrangolare dedicato al culto di Inshushināk. Le terrazze, visibili ancora oggi, dimostrano l'abilità degli architetti elamiti, che utilizzarono mattoni di sabbia e paglia essiccati al sole, una tecnica tradizionale dell'epoca. Nonostante il tempo e le intemperie, questi materiali hanno permesso una buona conservazione della struttura.


Eccezion fatta per i piani primo e quinto, che risultavano vuoti e presentavano aggiunte simili a stanze, gli altri piani della Ziggurat erano completamente riempiti con mattoni crudi. La parte interna delle pareti era realizzata in adobe, mentre la facciata esterna era costruita con mattoni.


Alcuni dei mattoni utilizzati nella Ziggurat erano smaltati, mentre altri presentavano decorazioni a forma di garofano, che sono considerate tra le piastrelle più antiche mai scoperte. Intorno alla Ziggurat, sono visibili mattoni con scritture cuneiformi elamite, le quali riportano il nome del costruttore e l’obiettivo della costruzione, l'iscrizione recita: «Io Untāsh Gāl: ho scolpito i mattoni d’oro. Qui ho eretto questo edificio per gli dèi Gāl e per Inshushināk e ho dedicato questo luogo sacro. Che le mie azioni, che sono un dono per gli dèi Gāl e per Inshushināk, vengano accettate».

Nei lati nord-ovest e sud-ovest sono presenti due piattaforme circolari, la cui funzione ha suscitato diverse interpretazioni, tra cui quella di essere un altare, un luogo per una statua, un orologio solare, o anche un sito di divinazione e osservazioni astronomiche.


Sul lato ovest del tempio principale si trova un impianto di depurazione dell’acqua, realizzato con il principio dei vasi comunicanti, il che lo rende considerato il più antico impianto di depurazione noto al mondo.


Su alcune parti della facciata oltre che le iscrizioni cuneiformi che raccontano la storia della costruzione, dei culti e degli imperi che si sono succeduti, sono visibili anche tracce del colore originale, in particolare verde smeraldo, che un tempo ornava la facciata e ne accentuava la maestosità.

Un altro dettaglio affascinante riguarda le impronte trovate su alcune pietre del lastricato che circondano la Ziggurat. Si ritiene che queste impronte risalgano all'epoca della costruzione, e sembrano appartenere a un piede umano o a una zampa di cane. Questo curioso ritrovamento ha suscitato interesse tra gli archeologi, che ipotizzano che, durante la costruzione, esistessero passerelle provvisorie, da cui, in alcuni casi, un piede o una zampa potesse scivolare fuori, lasciando una traccia isolata.


La Ziggurat di Choqa Zanbil non è solo un edificio imponente, ma un simbolo di un’epoca remota, in cui l’architettura e la religione si fondevano in monumenti destinati a durare nel tempo. La Ziggurat e la città di Dur Untāsh continuano a raccontare la loro storia millenaria, testimoniando la grandezza della civiltà elamita e il significato di questi edifici come punti di connessione tra il cielo e la terra, tra il divino e il terreno. Choqa Zanbil rimane una delle meraviglie archeologiche più straordinarie della Mesopotamia.


Fonti:

Sergio Pessolano

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