
Maddalena Celano (Assadakah News)
L’Autodeterminazione dell’Iran e la Questione Nucleare: Tra Sovranità e Pressioni Internazionali
L'Iran rappresenta un caso emblematico di resistenza alle pressioni esterne e di lotta per l'autodeterminazione. La sua storia è segnata da ingerenze straniere, da tentativi di controllo economico e geopolitico, e da una costante battaglia per affermare la propria sovranità. Oggi, questa sfida si manifesta con particolare forza nella questione del programma nucleare iraniano, che continua a essere al centro delle tensioni internazionali.
Un Popolo che Rivendica la Propria Sovranità
Sin dalla rivoluzione del 1979, l’Iran ha adottato una politica di indipendenza rispetto alle potenze occidentali, affermando il diritto di decidere autonomamente il proprio percorso politico ed economico. Questo approccio ha spesso messo il Paese in rotta di collisione con gli Stati Uniti e i loro alleati, che hanno imposto sanzioni, condotto campagne di pressione diplomatica e persino attuato operazioni segrete per limitare l'influenza di Teheran nella regione.
Il diritto all'autodeterminazione è un principio fondamentale del diritto internazionale, sancito dall'ONU e riconosciuto come essenziale per lo sviluppo e la stabilità dei popoli. Tuttavia, nel caso dell'Iran, l'Occidente ha spesso applicato un doppio standard, negando a Teheran quella stessa sovranità che invece viene riconosciuta ad altri Paesi.
Il Nucleare Iraniano: Diritto o Minaccia?
Uno degli ambiti in cui l'autodeterminazione iraniana viene più contestata è quello del nucleare. L'Iran ha sempre sostenuto che il suo programma nucleare ha scopi pacifici, mirati alla produzione di energia e alla ricerca scientifica. Tuttavia, Israele e gli Stati Uniti, sostenuti da diversi Paesi occidentali, continuano a dipingerlo come una minaccia per la sicurezza globale, evocando il rischio di un'arma nucleare iraniana.
L'Accordo sul Nucleare del 2015 (JCPOA) era stato un passo avanti nel tentativo di trovare un equilibrio tra le esigenze di Teheran e le richieste della comunità internazionale. Ma la decisione dell'amministrazione Trump di ritirarsi unilateralmente dall'accordo nel 2018 ha riaperto una fase di scontro, con l’imposizione di nuove sanzioni e l’inasprimento delle tensioni. L’Iran, di conseguenza, ha ripreso alcune attività nucleari precedentemente sospese, sostenendo di non poter rispettare un accordo che non viene onorato dagli altri firmatari.
Non a caso, il 10 marzo, il governo di Teheran ha ribadito con fermezza la propria posizione, dichiarando che non negozierà "sotto pressione e intimidazione" sul suo programma nucleare. Questa dichiarazione è arrivata in risposta alle richieste del presidente americano Donald Trump, che ha insistito per nuovi negoziati al fine di regolare il programma nucleare e di armamenti dell’Iran. Una presa di posizione chiara, che evidenzia come Teheran non sia disposta a cedere alle minacce, né a sacrificare la propria autonomia decisionale.
Il Diritto di Decidere il Proprio Futuro
La domanda centrale è: perché a Israele è permesso possedere un arsenale nucleare non dichiarato, mentre all’Iran viene negato persino il diritto di sviluppare un programma civile? Questa evidente disparità dimostra come la questione nucleare sia più una battaglia politica che una vera preoccupazione per la sicurezza globale.
L'Iran ha il diritto di sviluppare la propria tecnologia nucleare per scopi pacifici, così come qualsiasi altro Paese. Le continue minacce, le sanzioni e le pressioni diplomatiche non fanno altro che rafforzare la percezione, tra il popolo iraniano, di un'ingiustizia storica perpetrata ai danni della nazione.
L'autodeterminazione non può essere concessa a intermittenza o subordinata agli interessi geopolitici delle potenze occidentali. L'Iran ha il diritto di perseguire il proprio sviluppo economico, scientifico e tecnologico senza dover sottostare a imposizioni esterne. Se la comunità internazionale desidera un dialogo costruttivo, dovrebbe smettere di trattare l'Iran come un nemico da contenere e iniziare a rispettarlo come un interlocutore sovrano, con pari diritti e pari doveri nel contesto globale.

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