Patrizia Boi (Assadakah News) - Isfahan, spesso chiamata "Nesf-e Jahan" (la metà del mondo), è una delle città più significative e affascinanti dell'Iran, famosa per la sua storia, architettura e cultura. Situata nella parte centrale del paese, lungo il fiume Zayandeh Rud, divenne la capitale dell'Impero Safavide sotto il regno di Shah Abbas I nel tardo XVI secolo.
Questo evento segnò l'inizio di una grande trasformazione che fece di Isfahan uno dei centri culturali ed economici più importanti del mondo islamico. Nel 1590, tre anni dopo l'incoronazione, lo Shah Abbas I avviò questa imponente ristrutturazione che proseguì anche sotto i suoi successori.
Come afferma il fotografo Sergio Pessolano nei suoi racconti di viaggio:
«I migliori architetti e artisti furono convocati da tutto il paese per trasformare una città già splendida in un capolavoro urbanistico. Vennero costruite oltre 150 moschee, 50 madrase, numerosi caravanserragli e più di 200 stabilimenti termali. La struttura urbana prese forma attorno a Chahar Bagh, la "via dei quattro giardini", che attraversa la città da nord a sud, mentre il Bazar si sviluppò attorno a due piazze: l’antico Maidan e il Maidan-e Emam, fungendo da ponte tra la vecchia città a nord e i nuovi quartieri a sud».
Il cuore della città è la Piazza Naqsh-e Jahan (Piazza dell'Impero), dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, che è circondata da alcuni degli edifici più emblematici della città, tra cui la Moschea Imam e la Moschea Sheikh Lotfollah, celebri per la loro architettura safavide e la straordinaria bellezza delle loro piastrelle e decorazioni, e il Palazzo Ali Qapu.
La piazza, una delle più grandi e belle al mondo, veniva utilizzata per eventi pubblici e cerimonie reali ed è ancora oggi un luogo simbolo di Isfahan.
Sergio Pessolano la descrive così:
«Qui, le cupole delle moschee e i minareti dialogano armonicamente con le arcate circostanti, rappresentando l’incontro tra sacro e profano. Particolarmente affascinante è la Moschea dello Sheikh Lotfollah, priva di minareti e costruita per uso privato della famiglia reale, con decori che superano la bellezza dei tappeti persiani e un gioco di luci che trasforma ogni dettaglio in un'opera d'arte».
Maidam Eman, chiamata prima della rivoluzione Maidam E-Shak e a volte anche Maidam E-Nag-Shahan, è stata progettata e realizzata nel 1612.
Come ci racconta ancora il nostro fotografo:
«...la sua bellezza accoglie la mente di sorpresa. Due piani di arcate cieche racchiudono uno spazio di 510 per 160 metri quadrati, misure che si rivelano, alla luce dei preziosi monumenti e delle molteplici attività che articolano l'ininterrotto perimetro, di una sapiente parsimonia.
Questa chiusura prospettica, lungi dall'evocare un senso di costrizione, conferisce armonia al movimento interno, relegando in secondo piano i valori di viabilità e di smistamento. Sul profilo del porticato si innalzano le cupole e i minareti delle due più belle moschee, i cui volumi si articolano in maniera sorprendentemente armonica con gli incavi degli iwàn d'ingresso, suggerendo l'idea di un misterioso dialogo soprannaturale tra il pieno e il vuoto. I prospetti delle moschee sono la parte esterna dei rispettivi edifici, ma rappresentano anche dei dettagli appartenenti al prospetto interno della piazza.
Tale dualismo è sottolineato dalla discontinuità tra l'asse della piazza, orientato esattamente in direzione nord-sud, e quello delle moschee rigorosamente rivolte verso La Mecca. Ne risulta che i portali non si trovano immediatamente sotto la cupola, ma leggermente spostati da una parte, quasi a voler ristabilire il divario tra sacro e profano».
Sul lato occidentale della piazza si affaccia il Kakh-e-Ali Qapu, uno dei simboli dell'architettura safavide. Il nome "Ali Qapu" significa "Porta Alta" o "Grande Portale", riflettendo il suo ruolo di ingresso monumentale al complesso reale safavide. Costruito su iniziativa di Shah Abbas I nel XVII secolo, il palazzo fu completato in diverse fasi. Originariamente progettato come una struttura a due piani, venne successivamente ampliato fino a raggiungere sei piani, con un'altezza di circa 38 metri.
La struttura è famosa per la sua veranda al terzo piano, sostenuta da 18 colonne in legno e con un soffitto riccamente decorato, da cui lo Shah e i suoi ospiti assistevano a spettacoli e partite di polo nella piazza sottostante.
Particolari della Sala della Musica del Palazzo Ali Qapu a Isfahan - Foto di Sergio Pessolano
Un aspetto unico del palazzo è la "Sala della Musica" al sesto piano, progettata con nicchie in stucco che non solo servono a scopi decorativi, ma migliorano anche l'acustica, permettendo agli spettatori di godere di concerti e spettacoli musicali in modo eccezionale. Le decorazioni interne, in particolare le pitture murali floreali e animali attribuite a Reza Abbasi, mostrano l'influenza dell'arte persiana classica.
Pessolano lo descrive come:
«...un fantastico ambiente della forma tondeggiante circondato da salette laterali sopraelevate destinate ai musicisti, con le pareti e la volta finemente ricoperte da nicchie intagliate in forma di strumenti musicali. Questo ingegnoso sistema, oltre a rappresentare un'opera artisticamente e indiscutibilmente originale, consentiva una perfetta diffusione del suono in tutti gli ambienti del palazzo».
Oggi, il Palazzo Ali Qapu è una delle principali attrazioni turistiche di Isfahan e un Patrimonio dell'UNESCO, riconosciuto per il suo valore storico e artistico nel contesto della cultura iraniana.
Nella Piazza, sul lato opposto si apre l'iwàm monumentale della Masjid el Sheikh Loftollah, la Moschea dello Sheikh Loftollah, un capolavoro dell'architettura safavide, costruita tra il 1603 e il 1619 su ordine di Shah Abbas I, in onore del religioso Sheikh Lotfollah Misi. La moschea si distingue per alcune particolarità architettoniche che la rendono unica: è priva di minareti e cortili, in contrasto con la tradizione islamica, poiché fu progettata come luogo di culto privato per la famiglia reale.
La moschea è famosa per la sua cupola straordinaria, decorata con motivi floreali e geometrici. L'effetto di luce creato dalle 16 finestre intorno alla cupola dà vita a un "pavone luminoso", uno spettacolo che ha reso la cupola una delle più belle dell'Iran. L'interno è riccamente decorato con piastrelle a mosaico, caratterizzate da tonalità blu e turchese, e con iscrizioni in caratteri Nastaʿlīq, uno stile calligrafico raffinato.
Un altro elemento unico è l'angolo di 45 gradi della struttura rispetto alla Piazza Naghsh-e Jahan. Questa scelta fu necessaria per orientare correttamente la moschea verso la qibla, ovvero la direzione della Mecca, e fu risolta con l'inserimento di un corridoio angolato, in modo che l'orientamento corretto non fosse visibile dall'esterno.
La spettacolare Masjid el Sheikh Loftollah a Isfahan - Foto di Sergio Pessolano
Situata sul lato meridionale di Piazza Naqsh-e Jahan si trova anche la favolosa Moschea dell'Imam (nota anche come Moschea dello Scià o Moschea Abbasi), uno dei più grandi esempi di architettura islamica safavide.
Questa moschea è celebre per la sua vasta decorazione in piastrelle smaltate, i minareti gemelli alti 42 metri, e la grande cupola centrale, alta circa 52 metri, che domina la skyline della città. La particolarità del progetto risiede nell'orientamento della moschea: non è allineata con la piazza, ma ruotata per consentire ai fedeli di pregare verso La Mecca.
L'ingresso monumentale è caratterizzato da un portale decorato con maioliche blu e verdi e da calligrafie che narrano la storia della moschea. Al suo interno, il cortile centrale è circondato da iwān, tipici dell'architettura persiana. È famosa anche per i suoi sangab, grandi vasche di pietra utilizzate per le abluzioni rituali.
La Moschea dell'Imam, insieme a Piazza Naqsh-e Jahan, è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, grazie al suo eccezionale valore artistico e storico, rappresentando un'importante testimonianza dell'epoca d'oro safavide.
La descrizione che ne fa Pessolano ci fa comprendere la sua magnificenza:
«Questa moschea risolve la rotazione rispetto alla piazza circondando l'ingresso vero e proprio con due corridoi laterali, situati sul fondo dell'iwàn di entrata. Quello a destra, entrando, è brevissimo, mentre il sinistro è più lungo e piegato a metà con lo stesso angolo di rotazione dell'edificio.
La facciata è decorata con piastrelle e mosaici di colore blu, turchese e giallo, formanti disegni geometrici. Inoltre, la presenza di eleganti motivi calligrafici, con una grande scritta del Corano posta ad arco sul portale alto 30 metri, impreziosisce tutto l'insieme.
È da notare che i raffinati ornamenti scolpiti nella parte inferiore delle modanature che incorniciano l'iwān d'ingresso presentano delle evidenti differenze tra i due lati, allo scopo di rammentare i fedeli che solo Allah è perfetto. La cupola principale a doppia calotta è decorata con un disegno a rosetta su fondo azzurro, circondato da due fasce di motivi calligrafici. I minareti alti e slanciati presentano invece motivi geometrici quadrangolari di colore bianco su fondo turchese.
Ma l'esterno può essere senz'altro definito sobrio a paragone dell'abbagliante lirismo che caratterizza l'interno. Il breve corridoio conduce direttamente nella corte, sulla quale si affacciano i quattro iwān stupendamente decorati che hanno il ruolo di ingressi monumentali alle sale interne. La piscina al centro riflette senza pietà questa magnificenza, raddoppiando il nostro riverente sbigottimento.
La favolosa Moschea dell'Imam a Isfahan - Foto di Sergio Pessolano
Le sale di preghiera, soprattutto quella meridionale più grande, sono interamente decorate da motivi fittissimi che si ripetono all'infinito, catturando lo sguardo dell'osservatore che finisce inevitabilmente per provare una sensazione di stordimento. Al centro del pavimento della sala est è posta una lastra di pietra che indica l'esatto punto dove un qualsiasi rumore produce un eco che si ripete sette volte.
Sui lati est e ovest ci sono due madrase che si affacciano su altrettanti cortili. Anche qui i muri sono riccamente decorati di piastrelle recanti, motivi floreali azzurri su fondo giallo.
Abbiamo completamente smarrito la concezione del tempo quando finalmente usciamo da questo capolavoro architettonico per completare la visita della piazza con il lato nord dove si apre l'ingresso del vastissimo bazar. Grazie alla disposizione regolare sul soffitto di piccole cupole dotate di un'apertura centrale, il percorso è ritmato da una continua variazione di intensità luminosa».
Bazar, ingresso e lavorazione rame - Foto di Sergio Pessolano
Il Bazar di Isfahan, noto anche come Qeysarie Bazar, è uno dei più antichi e grandi mercati coperti del Medio Oriente, situato nel cuore della città, accanto a Naqsh-e Jahan Square. Questo bazar risale al XVII secolo, durante l'epoca safavide, ed è un importante centro commerciale, sociale e culturale. La sua struttura include una vasta rete di corridoi coperti, cortili, moschee, bagni pubblici e caravanserragli, rendendolo un luogo che unisce funzioni commerciali e religiose.
L'accesso principale avviene attraverso la monumentale Porta di Qeysarie, decorata con dettagli architettonici elaborati, simbolo della ricchezza e del potere dell'epoca. All'interno del bazar si trovano negozi che offrono una varietà di prodotti tradizionali, tra cui tessuti, tappeti persiani, ceramiche smaltate, gioielli, oggetti in rame e souvenir tipici.
Oltre allo shopping, il bazar offre anche l'opportunità di assaporare la cucina locale nei numerosi caffè e ristoranti. Questa vibrante atmosfera e la ricchezza culturale del bazar fanno sì che sia non solo un punto di riferimento per i turisti, ma anche un centro vitale per la comunità locale.
Un'altra icona della città è il Ponte Khaju, un'opera straordinaria che funge sia da ponte che da diga, con un padiglione che un tempo era utilizzato dal re Safavide per osservare le competizioni di voga. Oggi, il ponte è un punto di incontro per la popolazione locale, che si ritrova per rilassarsi e godersi il paesaggio lungo il fiume.
Pessolano prosegue:
«Passeggiando lungo il fiume Zayandeh Rud si incontra un primo ponte, il Si-o-Seh Pol, o "ponte dei 33 archi", costruito nel 1602 e riservato ai pedoni. Poco oltre, nella luce dorata del tramonto, si staglia l’elegante Pol-e Khaju, costruito nel 1650 da Abbas I.
Questo stupendo ponte a due piani, lungo 193 metri e largo 12, è ornato da logge al piano superiore e gallerie nella parte inferiore. Un raffinato padiglione esagonale al centro alleggerisce l'architettura, mentre da ogni galleria una breve scalinata scende fino al pelo dell'acqua, diventando punto d'incontro per gli abitanti di Isfahan, che passeggiano, sorseggiano tè e gustano pannocchie arrostite dai venditori locali. In una delle gallerie troviamo una minuscola sala da tè, nascosta tra i pilastri, dove per entrare occorre prima togliersi le scarpe. L’interno, traboccante di oggetti curiosi, è avvolto da un’atmosfera irreale, rischiarata solo da lampade ambrate. Un raggio di sole si riflette ipnotico su un antico orologio a pendolo, completando il quadro di serenità».
Tra i luoghi più affascinanti della città c'è anche il Palazzo Chehel Sotoun, noto per le sue venti colonne slanciate che, riflesse nell'acqua di una piscina, sembrano diventare 40. Questo palazzo era destinato ad accogliere ambasciatori e ospiti di alto rango.
Come, infatti, afferma Pessolano:
«Un altro luogo spettacolare è rappresentato dal Palazzo Chehel Sotoun, "delle 40 colonne", di cui 20 reali e 20 riflesse nella fontana antistante. Questo capolavoro di legno e specchi, progettato per ospitare feste e ricevimenti, custodisce miniature che raffigurano in prevalenza rapporti diplomatici dell’epoca, realizzate da celebri artisti come il calligrafo Reza Abbasi e il miniaturista Agha Reza Reza-e Abbasi».
Un altro luogo interessante da non trascurare è la Chiesa Ortodossa Vank, costruita tra il 1655 e il 1664 durante il periodo Safavide, uno degli edifici religiosi più importanti per la comunità armena in Iran.
Il suo nome "Vank" significa "monastero" in armeno e la chiesa rappresenta un simbolo della convivenza tra diverse tradizioni culturali e religiose. L'architettura della chiesa è fortemente influenzata dall'arte italiana e greca, come evidenziato dai suoi eleganti campanili ornati di croci. All'interno, la chiesa è decorata con affreschi che raffigurano scene drammatiche, tra cui il Giudizio Universale, espressione del sincretismo tra elementi cristiani occidentali e le tradizioni locali.
Pessolano ne descrive il chiostro:
«Il chiostro della chiesa è un ampio spazio con un bel giardino, circondato da colonne di mattoni, ognuna decorata in maniera unica, dando alla struttura un senso di diversità e ricchezza. Su un lato del chiostro si trova una scuola teologica e l'ingresso a un museo che si sviluppa su due piani, dedicato alla cultura armena. Una delle curiosità più affascinanti esposte è la Bibbia più piccola del mondo, le cui pagine sono lunghe quanto una piccola unghia».
Un altro capolavoro architettonico di di Isfahan è il palazzo Hasht Behesht , noto anche come "Otto Paradisi", costruito nel 1669 durante l'epoca safavide. È l'unico sopravvissuto tra i quaranta palazzi che un tempo adornavano la città. Il nome riflette la struttura ottagonale del palazzo, con otto stanze principali distribuite su due piani, ognuna con decorazioni uniche.
Il palazzo è immerso nel Bagh-e Bolbol (Giardino degli Usignoli), ora un parco pubblico, e si distingue per la sua combinazione di influenze persiane classiche con dettagli decorativi ricchi di mosaici, affreschi e ornamenti in vetro e specchi. Le pareti interne sono adornate da pitture che rappresentano scene di vita quotidiana, animali e motivi floreali. Al centro del palazzo si trova una sala principale con una fontana, conosciuta come Hoz-e Morvarid ("Piscina delle Perle"), famosa per i suoi giochi d'acqua simili a fili di perle.
Hasht Behesht è situato nella parte occidentale del centro storico, vicino al Chahar Bagh e al Chehel Sotoun, e rappresenta uno degli esempi più raffinati dell'arte e della cultura safavide, valorizzato anche durante il periodo qajaro grazie a numerosi restauri e modifiche.
Moschea del venerdì, mihraàb e minbar della sala Muzzafaride, minareto, iwàn ovest - Foto di Sergio Pessolano
Come ci racconta ancora Sergio Pessolano :
«A circa due chilometri a nord est dall'entrata del bazar si trova la moschea del venerdì collocata in un contesto urbano del tutto particolare che porta al limite estremo la concezione islamica dell'edificio religioso quale parte integrante del tessuto sociale. Infatti le costruzioni contigue sono disposte a ridosso della moschea fino a chiuderla completamente rendendola in questo modo praticamente invisibile dalla strada.
Questa mimetizzazione dei volumi penalizza il valore di contemplazione esterna a favore della vivibilità interna. Inoltre da un punto di vista strettamente religioso favorisce per contrasto il raccoglimento del fedele il quale dopo aver attraversato il caos e il frastuono della strada si trova improvvisamente immerso nella quiete nel silenzio dell'edificio religioso».
La Moschea del Venerdì di Isfahan, nota anche come Masjed-e Jāmeh, è la più antica moschea della città e una delle più grandi dell’Iran, con una superficie di oltre 20.000 metri quadrati. Situata nel cuore del centro storico, funge da punto d’incontro per i quartieri tradizionali di Dardasht, Abu-Estaghieh, Nezamieh e Joubareh. Le sue origini risalgono all’XI secolo, anche se la struttura attuale è il risultato di secoli di modifiche e ampliamenti che riflettono l'evoluzione dell'architettura islamica persiana.
Questa moschea è celebre per l'innovativa integrazione degli iwān su ciascun lato del cortile centrale, caratteristica che ha influenzato molte altre moschee persiane. Ogni sezione architettonica racconta un'epoca diversa: dal periodo selgiuchide, visibile nelle cupole e negli iwān principali, al periodo safavide, quando furono aggiunte decorazioni più elaborate.
Dal 2012, la moschea è riconosciuta come Patrimonio dell'umanità UNESCO per la sua importanza storica e artistica, rappresentando un esempio eccezionale di sviluppo urbano e architettonico armonioso tra spazio religioso e cittadino.
A circa 7 km a ovest di Isfahan si trovano i Manar Jomban (o Menar-e-Jomban), noti come "minareti oscillanti", famosi per la loro particolare caratteristica: quando uno dei minareti viene scosso, l'altro oscilla all'unisono. La costruzione di questo monumento risale al XIV secolo, eretta sopra il mausoleo di Amu Abdollah Soqla, un eremita sepolto in questo luogo. I minareti, alti circa 17 metri, sono stati aggiunti probabilmente nel periodo safavide (XV-XVII secolo).
L'oscillazione è resa possibile grazie a un particolare rapporto tra l'altezza e la larghezza dei minareti e l'iwàn sottostante, e il fenomeno è visibile anche da terra. Tuttavia, questa caratteristica ha portato a ripetuti danni strutturali, motivo per cui oggi l’accesso è regolamentato e le oscillazioni sono limitate per preservare l'integrità del monumento.
Proseguendo lungo la strada dei Manar Jomban, si incontrano case di fango con torri di ventilazione e, dopo circa un chilometro, si raggiunge un tempio del fuoco in cima a una collina. Questo percorso offre anche una vista panoramica sulla città di Isfahan, particolarmente suggestiva al tramonto.
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