Assadakah News - All'indomani dell'elezione del neo Presidente si registrano le prime reazioni e si fa il punto degli obiettivi del riformista Pezeshkian. Venerdì gli iraniani hanno votato nel secondo turno delle elezioni presidenziali. Con una affluenza alle urne del 49,8% è stato eletto il riformista Masoud Pezeshkian. Il neo presidente intende aprire verso l’Occidente e sul tavolo ci sarà anche il dossier nucleare.
Non c'è stato molto tempo per organizzare queste elezioni, svolte non a seguito del termine di una legislatura ma a causa del terribile incidente del 19 maggio scorso in cui è deceduto il presidente Ibrahim Raisi. Il primo turno si è svolto il 28 giugno con un clima turbolento, con una parte di popolazione che invitava a disertare i seggi.
Al primo turno Pezeshkian aveva ottenuto il 42,4% dei voti, contro il 38,6% dell'avversario conservatore Jalili. Elezioni all'insegna di un forte malcontento popolare derivante dal peggioramento delle condizioni economiche a causa delle sanzioni internazionali imposte all’Iran e per le rigide regole, anche sull'abbigliamento.
Durante la sua campagna elettorale, Pezeshkian ha affermato che la gente non era soddisfatta anche per la mancanza di rappresentanza femminile, delle minoranze religiose ed etniche nella politica.
Chirurgo, di origine azera, il nuovo Presidente, è nato il 29 settembre del 1954. È stato Ministro della Sanità sotto il presidente riformista Mohammad Khatami dal 2001 al 2005. È stato escluso dalla corsa presidenziale nel 2021 ma è stato parlamentare dal 2008.
Secondo l'Agence France-Presse, gli osservatori occidentali ritengono che l'influenza del nuovo presidente sarà limitata perché in Iran il Capo di Stato non ha molti poteri. La responsabilità primaria della governance ricade infatti sulle spalle della guida suprema Ali Khamenei. Il Presidente è solo colui che attua le linee politiche indicate dalla Guida Suprema.
Tuttavia, la scelta di un riformista al posto di un conservatore dimostra la volontà di cambiamento del Paese.
Il neo eletto presidente valuterà le relazioni finanziarie internazionali dell'Iran con l'aiuto di esperti economici. Pezeshkian ha promesso di discutere l'accordo sul nucleare con il Comitato di Sicurezza del Parlamento iraniano e il Consiglio di Sicurezza per un accordo comune. Ha sottolineato l’importanza di revocare le sanzioni internazionali imposte all’Iran.
In campo finanziario si pone sul tavolo l'inclusione dell'Iran nella lista nera del gruppo specializzato in misure finanziarie per combattere il riciclaggio di denaro, noto come Task Force di Azione Finanziaria (GAFI). Il nuovo Capo dello Stato ha promesso di far uscire il Paese da questa lista.
Pezeshkian ritiene che la crescita economica dell’8%, dipenderà dalla capacità di attrarre capitali esteri attraverso l’apertura delle frontiere, la iberalizzazione del tasso di cambio e dell'importazione delle auto.
Per quanto riguarda le politiche sociali, già in campagna elettorale, aveva affermato che le risorse per i sussidi si potrebbero ricavare prendendo ai ricchi per dare ai poveri.
Il presidente eletto ha promesso di aumentare i salari e gli stipendi in proporzione al tasso di inflazione e di ridurre le tasse alle fasce più deboli.
Pezeshkian ha promesso di porre fine alle interferenze del governo nel mercato azionario e la stabilità della Borsa di Teheran.
La questione dell’”hijab obbligatorio” è stata una delle questioni centrali nelle campagne elettorali dei candidati presidenziali iraniani, soprattutto dopo gli eventi del 2022. Per Pezeshkian le donne non possono essere costrette a indossare l'hijab.
Nel campo dell'arte Pezeshkian promette di rimuovere gli ostacoli che spingevano gli artisti a produrre opere segrete lontane dai percorsi ufficiali. Ha anche detto che restituirà il potere alla Casa del Cinema e alla Casa del Teatro. Importante la visione sulla parità di genere e il progetto di legge sulla sicurezza delle donne. Saranno sviluppate le infrastrutture per la diffusione di Internet nel Paese ed eliminata la sorveglianza di Internet.
Il neo Presidente ha criticato la bassa qualità dell'istruzione nelle scuole pubbliche e il fatto che il 70 per cento degli studenti non prosegue gli studi fino all'università.
Obiettivi ambiziosi che saranno attentamente seguiti, non solo dalla popolazione iraniana, ma da tutta la Comunità Internazionale.
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