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Iran e Arabia Saudita- Nuova stagione di dialogo



Maddalena Celano (Assadakah News) - Il 17 aprile 2025, il Leader Supremo dell'Iran, Ayatollah Ali Khamenei, ha espresso pubblicamente una posizione di apertura nei confronti dell’Arabia Saudita, affermando che il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Teheran e Riyadh porterà benefici tangibili non solo per i due Paesi, ma per l'intera regione mediorientale. Una dichiarazione che assume un grande valore simbolico e strategico, specie alla luce del passato recente, segnato da anni di tensioni, contrasti ideologici e conflitti per procura.





Una riconciliazione storica, mediata dalla Cina



Il riavvicinamento tra le due principali potenze del mondo islamico, iniziato ufficialmente nel marzo 2023 grazie alla mediazione della Repubblica Popolare Cinese, ha già avuto effetti concreti. Le ambasciate sono state riaperte, sono ripresi i voli tra le città dei due Paesi — come tra Mashhad e Dammam — e si è tornati a parlare di cooperazione culturale, religiosa ed economica. È importante sottolineare che non si tratta di un semplice gesto diplomatico, ma dell’inizio di una vera e propria inversione di rotta.

Ayatollah Khamenei ha ribadito che il dialogo tra Iran e Arabia Saudita non solo è auspicabile, ma necessario, per rafforzare l’unità del mondo islamico e affrontare insieme le sfide della regione: dal terrorismo alle ingerenze straniere, passando per i conflitti ancora aperti, come quello in Yemen.




A destra il Leader Supremo dell'Iran, Ayatollah Ali Khamenei, a sinistra il re dell' Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud
A destra il Leader Supremo dell'Iran, Ayatollah Ali Khamenei, a sinistra il re dell' Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud


Oltre il settarismo: la sfida dell’unità islamica



Per troppo tempo la rivalità tra Iran sciita e Arabia Saudita sunnita ha alimentato divisioni interne al mondo musulmano. Questa competizione, spesso mascherata da differenze dottrinali, ha avuto in realtà radici più profonde: geopolitiche, economiche, e strategiche. Oggi, tuttavia, sembra farsi strada una consapevolezza diversa, più matura e lungimirante: quella secondo cui nessuna delle due potenze può prosperare davvero se la regione continua a essere lacerata da guerre, instabilità e pressioni esterne.

È significativo che lo stesso Khamenei abbia parlato di una “relazione vantaggiosa per entrambi i popoli”. Ciò implica un cambio di paradigma: non più solo antagonismo ideologico, ma una visione comune basata su interessi convergenti. In un mondo multipolare in rapida trasformazione, sia Teheran che Riyadh sembrano capire che la cooperazione regionale è la strada più efficace per ottenere autonomia strategica e sviluppo duraturo.





Prospettive economiche e geopolitiche



Il disgelo tra Iran e Arabia Saudita potrebbe aprire le porte a nuove sinergie in ambito economico. I due Paesi hanno risorse e competenze complementari: petrolio e gas, ma anche tecnologia, infrastrutture e agricoltura. L’Iran, con la sua giovane popolazione istruita, e l’Arabia Saudita, con i suoi ambiziosi piani di diversificazione economica (Vision 2030), possono avviare progetti comuni in grado di ridurre la dipendenza dai mercati occidentali.

Ma il potenziale della nuova alleanza va ben oltre l’economia. Un asse Teheran-Riyadh potrebbe contribuire a stabilizzare il Golfo Persico, rilanciare il dialogo intra-islamico e, forse, mediare in conflitti ormai cronicizzati come quello siriano o quello libanese. Inoltre, la ritrovata sintonia potrebbe arginare le spinte centrifughe delle potenze occidentali, tradizionalmente interessate a mantenere la regione in uno stato di tensione controllata.





Una finestra di opportunità per la pace



La posta in gioco è altissima. La riconciliazione tra Iran e Arabia Saudita potrebbe costituire una svolta epocale, capace di ridisegnare gli equilibri mediorientali. Certo, le difficoltà non mancano: restano diffidenze storiche, divergenze strategiche e questioni aperte, come l'influenza iraniana in Libano e in Iraq o l’alleanza saudita con gli Stati Uniti. Ma la scelta di puntare sul dialogo rappresenta comunque un atto coraggioso e rivoluzionario, soprattutto in una regione dove troppo spesso la forza ha preso il posto della diplomazia.

In un mondo in cui i venti di guerra tornano a soffiare — dall’Ucraina alla Palestina — il gesto distensivo tra Teheran e Riyadh suona come un messaggio di speranza. È possibile, ancora oggi, scegliere la strada del confronto pacifico, del compromesso e della costruzione condivisa del futuro.

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