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Iran - Cinema: intervista alla regista Monir Gheidi

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
La Regista iraniana Monir Gheidi
La Regista iraniana Monir Gheidi

Patrizia Boi (Assadakah News) - Monir Gheidi è una regista iraniana di rilievo nel panorama del cinema contemporaneo, nota per le sue opere che intrecciano storie personali e collettive, spesso legate a momenti cruciali della storia iraniana.


La sua carriera cinematografica è iniziata nel 1992. Si è distinta per la capacità di raccontare storie intime all'interno di contesti storici e sociali più ampi. Ha diretto film premiati a livello internazionale e ha partecipato a festival cinematografici prestigiosi. Ha fatto parte della giuria in diversi festival, tra cui il Festival del Film dei 100 Secondi e il Festival Internazionale del Cinema della Resistenza. È membro dell'Accademia della Casa del Cinema dell'Iran.

Scena tratta dal film Emad e Tuba
Scena tratta dal film Emad e Tuba

La sua filmografia principale annovera film come Boy, Girl, Old Man (2006), presentato ai festival di Amburgo, Manchester e Seoul; Villa Dwellers/Vilaieha (2017), il suo film più acclamato in quanto narra la vita delle famiglie del personale militare durante la guerra Iran-Iraq., infatti ha ricevuto 7 nomination al Festival Fajr, ha vinto il Crystal Simorgh per il miglior talento emergente nella regia, ha ottenuto premi per la migliore attrice non protagonista e per i migliori effetti speciali; infine possiamo ricordare anche Squad Girls (2022), ambientato durante l'invasione irachena di Khorramshahr, che racconta la storia di un gruppo di donne che si organizza per rifornire la città di armi e munizioni e che ha ricevuto sette candidature al 40° Festival Fajr.

Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)
Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)

Le tematiche ricorrenti nei suoi film sono relative a:


  • Ruolo delle donne nella storia e nella società iraniana.

  • Impatto delle guerre e dei conflitti sulle vite quotidiane.

  • Memoria collettiva e storie familiari.


L'abbiamo intervistata il 6 febbraio 2025 a Roma, presso la Casa del Cinema, in occasione dell'evento dedicato al cinema iraniano contemporaneo organizzato dall'Istituto culturale della repubblica islamica dell’Iran, diretto dal Dr. Emami, dopo le proiezioni previste dei suoi film: Villa Dwellers e L'amore di Emad e Tuba.

La Regista Monir Gheidi con il protagonista del film L'amore di Emad e Tuba.
La Regista Monir Gheidi con il protagonista del film L'amore di Emad e Tuba.

Lei ha iniziato la sua carriera nel 1992. Qual è stato il momento in cui ha capito che il cinema sarebbe stato il suo linguaggio espressivo?


«Prima di diventare regista ho lavorato come aiuto regista, quindi ho potuto iniziare questa attività molto prima. Tuttavia, ho deciso di creare film in cui potessi esprimere le mie capacità. Non volevo semplicemente girare film, ma realizzare opere in cui fossi presente con il mio spirito e sentimento. Questo è stato il momento in cui ho compreso il significato di fare cinema.


La prima volta che ho avuto l'opportunità di scrivere un film è stato grazie a una conversazione con un’amica, una donna che viveva nel mio stesso complesso. Mi ha raccontato la sua storia e da lì è nata l’idea del mio primo film. Sapevo che potevo dargli un’anima, ma sono trascorsi dieci anni prima che riuscissi a realizzarlo».


Quali registi o film l’hanno maggiormente influenzata nel suo percorso artistico?


«Amo molti film, sia iraniani che internazionali, ma ho sempre desiderato costruire il mio stile. Non prendo ispirazione da nessuno in particolare, perché voglio avere una mia linea personale nel fare cinema».

Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)
Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)

Il cinema iraniano è spesso apprezzato per la sua profondità poetica e simbolica. Come descriverebbe il suo stile registico rispetto alla tradizione cinematografica iraniana?


«Per me è un cinema femminile che scava nell’anima e porta alla luce strati della società spesso ignorati o poco rappresentati».

Elaborazione grafica della Poetessa Ecuadoriana Veronica Peredes
Elaborazione grafica della Poetessa Ecuadoriana Veronica Peredes

Ha raccontato storie ambientate in periodi cruciali della storia iraniana, come la guerra Iran-Iraq. Qual è la responsabilità di un regista nel rappresentare il passato?


«Per me è essenziale, perché la guerra non è solo un episodio del passato dell’Iran, ma fa parte della sua storia contemporanea. È una responsabilità enorme raccontarla nel modo giusto. Se in un film commettiamo un errore, può essere trascurabile, ma se sbagliamo nel narrare un evento storico, il danno è irreparabile. Stiamo parlando di persone reali, non di eroi mitizzati. Sono esseri umani che hanno sacrificato la loro vita per difendere il popolo e la patria. La nuova generazione, che non ha vissuto la guerra, deve comprendere che queste persone erano come noi, con paure e speranze. Se dovesse accadere di nuovo – e speriamo di no – probabilmente reagiremmo nello stesso modo».

Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)
Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)

Le donne hanno un ruolo centrale nei suoi film. Quanto è importante per lei raccontare storie femminili e qual è la sfida più grande nel farlo?


«Le donne di oggi possono avere una visione diversa rispetto al passato, ma credo che, in situazioni estreme, le reazioni siano simili. Le donne hanno sempre avuto un ruolo cruciale nella società e hanno fatto sentire la loro voce. Non credo che il cambiamento nell’apparenza equivalga necessariamente a un cambiamento nelle loro intenzioni o nel loro coraggio».

"Villa Dwellers" offre uno sguardo intimo sulla vita delle famiglie dei militari durante la guerra. Qual è stata la maggiore difficoltà nel portare questa storia sullo schermo?


«La scelta della location è stata relativamente semplice, poiché il luogo si adattava quasi perfettamente alle esigenze del film con poche modifiche. La vera difficoltà è stata lavorare in condizioni climatiche estreme, con temperature che raggiungevano i cinquanta, sessanta gradi sotto il sole. Abbiamo avuto bisogno di un’ambulanza di supporto e di una grande attenzione per il benessere della troupe e degli attori».


"Squad Girls" mostra un gruppo di donne impegnate nella resistenza durante la guerra. Come ha lavorato con le attrici per rendere le loro interpretazioni autentiche e potenti?


«Per me, il film inizia già dalla scrittura. Scrivo in modo che il film possa essere realizzato esattamente come lo immagino. Il regista deve partecipare emotivamente alla storia, non limitarsi a metterla in scena. Tutti coloro che lavorano al film, dagli attori ai costumisti, devono sentire profondamente ciò che raccontano per poter dare il meglio di sé»


Monir Gheidi alla Casa del Cinema di Roma con Mohsen Yazdani e con il critico cinematografico Antonello Sacchetti (solo nella prima foto)


Ha esperienza anche come giurata nei festival cinematografici. Cosa cerca in un film e cosa ritiene fondamentale per una regia efficace?


«Anche se un film presenta difetti tecnici, ciò che per me è fondamentale è il messaggio che vuole trasmettere. Ho votato a favore di registi esordienti i cui film, pur con problemi tecnici, avevano qualcosa da dire e riuscivano a comunicare emozioni autentiche».

Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)
Scena tratta dal film Villa Dwellers (2017)

Il cinema iraniano ha affrontato diverse sfide a livello politico e sociale. Come vede il futuro del cinema in Iran e quali sono le nuove voci emergenti che l’hanno colpita


«Il cinema iraniano ha sempre trovato la sua strada, anche nei momenti di crisi. A volte può sembrare che attraversi una fase difficile, ma proprio quando sembra cadere, emergono nuove generazioni con idee interessanti. Oggi siamo in un momento di transizione, ma vedo molti nuovi talenti che stanno entrando sulla scena. Il cinema iraniano tornerà con forza nel prossimo futuro».


Scene tratta dal film Emad e Tuba


Se potesse raccontare qualsiasi storia senza limiti di budget o censura, quale film vorrebbe realizzare?


«Il cinema iraniano ha sempre trovato la sua strada, anche nei momenti di crisi. A volte può sembrare che attraversi una fase difficile, ma proprio quando sembra cadere, emergono nuove generazioni con idee interessanti. Oggi siamo in un momento di transizione, ma vedo molti nuovi talenti che stanno entrando sulla scena. Il cinema iraniano tornerà con forza nel prossimo futuro.Le storie che racconto sono interiori, non credo nelle limitazioni. Cerco sempre temi che esplorano le emozioni umane. In particolare, vorrei approfondire la relazione tra madre e figlia, mostrando due punti di vista diversi e lasciando al pubblico la libertà di decidere quale percorso sia il più giusto».






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