Assadakah Teheran - Vent’anni trascorsi nella comunità araba di Bruxelles, altri sei in Libano, poi l’arcivescovado di Teheran-Isfahan, per il cardinale Dominique Mathieu, che porta avanti instancabilmente la divulgazione della pace e della convivenza.
“Sono al servizio di una Chiesa periferica, ma di una grande Chiesa universale. La convivenza in armonia è stato il tema centrale della vita di grandi santi come Francesco e Mali Al-Khamil, chiaro esempio che supera le barriere culturali e soprattutto religiose”, ha dichiarato Mathieu, che per oltre tre anni è stata la guida dei circa tre milioni di cristiani che vivono nella Repubblica Islamica dell’Iran.
Mons. Mathieri ha proseguito: “Chi si appropria di ciò che Dio ci ha temporaneamente affidato, agisce come se la terra e le risorse fossero beni esclusivi da dominare, tuttavia le cause dei conflitti in Medio Oriente sono molteplici, e alimentati da lotta per il controllo delle risorse, proiezione di potere e alleanze internazionali che spesso contribuiscono a perpetuare i conflitti.
L’Occidente considera l’Iran il grande nemico, complice anche le sue relazioni privilegiate con la Russia e la Cina, ma è un concetto troppo generico, che non riflette la complessità dell’argomento. La situazione geopolitica del Paese e le sue relazioni internazionali sono molto più complesse e vanno ben oltre la semplice etichetta di nemico, soprattutto a causa delle sanzioni ancora in atto, che lo stesso pontefice ha pubblicamente condannato, perché vanno a danno prevalentemente della popolazione, e alimentano il divario, anche perché spesso la politica si serve della religione per i propri scopi. Vale anche il viceversa, ossia che la religione a volte si trasforma in politica. È nostro compito, come credenti ed esseri umani, difendere una visione della fede che promuova la comprensione reciproca, il rispetto e la giustizia. Inoltre è fondamentale investire sull’educazione e sul dialogo interreligioso per abbattere i pregiudizi e costruire una cultura di pace. La responsabilità dei leader religiosi e dei politici è enorme: sono tenuti a lavorare insieme per evitare che la religione diventi uno strumento di divisione e per difendere i diritti umani universali.
In genere si ha paura di ciò che non si conosce quindi, per prima cosa, è necessario informarsi ricordando che ogni persona, indipendentemente dalla propria religione, merita dignità. Le correnti politiche sfruttano tutto questo in modo tale che non si fanno più distinzioni tra Hamas, palestinesi, Hezbollah e sciiti. Si cade facilmente nella trappola di generalizzare e di associare gruppi di persone a ideologie estremiste. L’islamofobia è una forma di pregiudizio, discriminazione e ostilità, e deve essere affrontata con la conoscenza concreta e reale dell’islam.
Comprensione e consapevolezza reciproche sono opportunità cruciali per le tradizioni religiose e contribuiscono alla pace e alla coesistenza fra diverse fedi. Tuttavia la vera fraternità si costruisce non solo con dichiarazioni, ma attraverso azioni concrete, collaborazioni in ambito sociale, educativo e di pace sono essenziali per promuovere la convivenza pacifica”.
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