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Iran - Autoderminazione e sostenibilità



Maddalena Celano (Assadakah News) - L’Iran continua a mantenere una posizione di fermezza nei confronti delle ingerenze esterne, come testimoniato dalle recenti dichiarazioni del vicepresidente iraniano, Pezeshkian, riguardo al rifiuto di accettare agenti stranieri che tentano di infiltrarsi nel paese con intenti sabotatori. L’Iran, da sempre simbolo di resistenza alla pressione esterna, ha ribadito la propria volontà di proteggere la sua sovranità da interferenze estranee che minacciano non solo la sicurezza del paese, ma anche il futuro della sua popolazione. Come sottolineato da Pezeshkian, l'Iran non è il "luogo" per atti di cospirazione e violenza, e coloro che hanno interesse a investire nella nazione, sono invitati a farlo attraverso canali leciti e rispettosi.

Tale posizione rispecchia un elemento centrale della politica iraniana: la lotta per l'autodeterminazione. Non è una novità che l'Iran sia stato oggetto di continui tentativi di destabilizzazione da parte di potenze esterne, i cui interessi economici e geopolitici si sono spesso scontrati con la visione indipendente di Teheran. L'idea che gli "investitori veri" possano entrare liberamente nel mercato iraniano è una proposta ragionevole, ma ben lontana dalle pratiche di interferenza politica che hanno caratterizzato le relazioni internazionali, in particolare con gli Stati Uniti.

Le parole di Pezeshkian trovano riscontro nelle esperienze passate, dove infiltrazioni e tentativi di destabilizzazione sono stati oggetto di accuse e indagini. Non si può ignorare che molti degli sforzi per destabilizzare il paese sono stati accompagnati da operazioni di spionaggio e violenza, come il raccogliere informazioni per condurre assassinii mirati. In questo contesto, l'Iran si presenta come un bastione di sicurezza contro la violenza esterna, rifiutando di accettare il ruolo di paese vulnerabile a dinamiche che non sono frutto della sua volontà.

Il discorso di Pezeshkian si inserisce anche in un contesto più ampio: quello dei negoziati con gli Stati Uniti. Nonostante la volontà di dialogare, l'Iran ha sempre ribadito una posizione di cautela e diffidenza verso Washington, un'atteggiamento comprensibile visto l'andamento delle relazioni tra i due paesi negli ultimi decenni. Come ha affermato il presidente iraniano, sarà il ministro degli Esteri, Abbas Araqchi, a guidare i negoziati indiretti con gli Stati Uniti in Oman. La scelta di un canale indiretto non è un caso, ma una necessaria precauzione, in quanto l'Iran non si fida completamente degli Stati Uniti e ha ben chiaro che ogni negoziato non può prescindere dalla fiducia reciproca, un aspetto che la storia recente delle relazioni tra i due paesi ha reso problematica.

In un mondo sempre più polarizzato e caratterizzato da conflitti geopolitici, l'Iran appare come un attore che non rinuncia alla sua sovranità, ma che al contempo cerca di dialogare in modo costruttivo. La sua posizione di difesa della sicurezza interna e dell'autodeterminazione non solo è comprensibile, ma rappresenta una linea di coerenza che si erge contro le forze che vorrebbero abbattere l'ordine internazionale basato sulla sovranità e il rispetto delle decisioni nazionali.

L'Iran continua a mantenere una linea di resistenza e autodeterminazione, che gli consente di preservare la propria sovranità. Se gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali desiderano un miglioramento delle relazioni con Teheran, devono prendere atto delle sue condizioni: il rispetto della sua sicurezza e della sua indipendenza. Solo così si potrà costruire un futuro di dialogo autentico e proficuo, lontano dalle ombre delle cospirazioni e della destabilizzazione.



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