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Immagine del redattorePatrizia Boi

Iran - Amal e Asha alla scoperta della magia del Nowruz

Amal e suo nonno nella Foresta del Paese dei Cedri

Rubrica Iran - Archeologia, Cultura e Tradizioni, Le mille e una Fiaba  - 1 Gennaio 2025


Patrizia Boi (Assadakah News) - C’era una volta una bambina chiamata Amal che abitava in un minuscolo Paese affacciato sul Mediterraneo, il Paese dei Cedri. Viveva tra splendidi alberi millenari, simbolo di forza, saggezza e resistenza. Suo nonno, un abile artigiano, usava spesso il legno di cedro per costruire le imbarcazioni del Re. Amal amava ascoltare le storie del nonno mentre intrecciava cesti o accarezzava il tappeto magico che lui stesso le aveva affidato, pregandola di custodirlo con cura.


Nel villaggio di Jabal Baruk, la vita scorreva tranquilla tra i giganti verdi e gli animali selvatici. Ma un brutto giorno, uomini malvagi rasero al suolo il villaggio, massacrando il Re, i soldati e il popolo. Amal riuscì a salvarsi nascondendosi all’interno di un cedro cavo. Quando la notte calò, uscì dal suo rifugio e si ritrovò sola sotto un cielo stellato. Con sé aveva solo una moneta, uno specchio e il tappeto magico del nonno.


Mentre osservava la sua figura nello specchio, vide apparire un’immagine evanescente: una donna adulta, simile a lei, ma vestita di seta colorata e con un’aria misteriosa.


Amal provò a voltarsi ma non vide nessuno, eppure guardando ancora lo specchio l’immagine era ancora davanti a lei. Allora chiese a quella donna:


«Chi sei bella signora?»


«Mi chiamo Asha, cara bambina, sono la luce della tua speranza», rispose la donna.


Amal allora disse: «Posso chiederti aiuto? Sono rimasta sola al mondo in un Paese distrutto».


Asha: «Certamente, sono qui per questo, io sono una Peri, un tempo mi consideravano una sorta di strega, oggi invece sanno che sono una specie di fata».


Amal: «Non ho più genitori, né nonni e nemmeno una casa, cosa posso fare?».


Asha: «Non ti preoccupare che dopo l’Inverno arriva sempre la Primavera».


Asha toccò il prezioso tappeto, uno di quei tappeti rari tessuti dalle dame di corte a Esfahan, variopinto con tanti geniali disegni artistici, mise il dito su uno dei disegni e chiese di essere trasportata immediatamente nelle Reggia di Esfahan dove si stava per celebrare una bellissima festa.


La bambina guardandola stupita le chiese: «Ora dove andiamo?».


Asha allora esclamò: «Vieni, sali sopra il tappeto e fidati di me!»


Amal si sedette proprio sopra la scena indicata dalla Peri e il tappeto cominciò a roteare con una velocità supersonica tanto che lo spazio si riempì interamente di stelline. Dopo qualche istante la rotazione si fermò e il tappeto discese lentamente a terra.


Amal si trovò in un palazzo straordinario fatto di diamanti e di smeraldi, le finestre erano di cristallo e tutto intorno c’era una natura rigogliosa fatta di prati, siepi e una miriade di fiori profumati.

Amal e Asha sul tappeto magico

Era capitata in un Paese straordinario chiamato Iran, dove tutta la natura esplodeva di fiori e sorrisi.


Mentre Amal passeggiava nel bosco con il suo piccolo cesto intrecciato vestita con un magnifico abito dorato, incontrò una bella ragazza chiamata Asha, proprio come la Peri che l’aveva fatta arrivare in quel posto meraviglioso attraverso il tappeto magico. La ragazza, che aveva all’incirca la sua età, aveva i suoi lunghi capelli neri intrecciati con fiori di narciso, portava con sé una storia e una tradizione che Amal non aveva mai sentito prima.


«Sto tornando al mio villaggio per il Nowruz» disse Asha con un sorriso dolce. «È la festa della rinascita, il nostro Capodanno, quando la primavera accarezza la terra e l’anima si rinnova».


Curiosa, Amal volle accompagnarla per scoprire di più. Fu così che iniziò un viaggio magico verso un mondo di leggende, simboli e meraviglie.


In quel momento un mostro orrendo si interpose tra di loro e separò le due ragazze. Amal era terrorizzata, Asha era scomparsa e il suo viaggio pareva essersi interrotto proprio sul più bello. La bestia feroce digrignava i denti e sembrava volesse mangiarsela in un boccone, allora Amal si ricordò dello specchio e lo puntò proprio verso il mostro. Dallo specchio un fascio di luce colpì l'animale che si dileguò nell'oscurità. Nel bagliore dello specchio ricomparve la bella Asha e le due ragazze poterono continuare il loro viaggio.


Arrivate al villaggio di Asha, Amal fu subito colpita dal profumo di giacinti e narcisi che aleggiava nell’aria, mescolandosi con gli aromi del cibo cucinato per la festa. Davanti alle case, tavoli riccamente decorati ospitavano la celebrazione di quello che era noto come Haft Sin.


Asha spiegò il significato dei sette elementi sacri disposti con estrema cura su ogni tavolo di ogni famiglia del villaggio: il sabzeh, era un piatto costituito da germogli di grano verde, simbolo di vita e rinnovamento, molto importante perché serviva per effettuare un rito dopo tredici giorni; il samanu, era una dolce crema di grano, emblema di pazienza e abbondanza; il senjed, era un piatto pieno di frutta secca che evocava l'amore; il seer (aglio), proteggeva i popolani dalle avversità; il seeb (mela), era l'incarnazione della bellezza; il somāq (sommacco), simboleggiava la pazienza; e il serkeh (aceto), rappresentava la saggezza.


«Ogni elemento racconta una storia» disse Asha. «Una poesia silenziosa che ci ricorda il valore della natura e della vita».


Quando Amal chiese come era nata la Festa del Nowruz, Asha la prese per mano e la condusse in un angolo tranquillo del giardino.


«Ascolta», disse, iniziando a raccontare. «C’è una bellissima leggenda da cui è nata questa festa, la Leggenda di Zio Anno Nuovo. Ogni anno, nel primo giorno di primavera, Zio Anno Nuovo scende dalle montagne. Indossa un cappello di feltro, una sciarpa e un bastone. Porta il nuovo anno nelle case di tutti, e c'è una vecchietta, proprietaria di un giardino di rose, che ogni anno si prepara per incontrarlo. Decora la casa, accende candele e prepara lo Haft Sin. Ma quando arriva il momento, si addormenta sempre. Zio Anno Nuovo, vedendola, le lascia una rosa tra le dita e riparte senza svegliarla. Ogni anno, la vecchietta spera di riuscire a vederlo, e in questa attesa trova una gioia senza fine».

La Leggenda di Zio Anno Nuovo e la vecchietta

Gli occhi di Amal brillarono di meraviglia. «Che storia dolce e malinconica! Rappresenta il desiderio e la speranza che non muoiono mai».


L’indomani mentre Amal e Asha camminavano lungo un sentiero dorato che si snodava tra colline verdi e cieli tersi, sentirono che nell'aria risuonava il tambureggiare di un daf, e una figura dai colori sgargianti danzava poco distante, attirando la loro attenzione. Era Haji Firouz, con il suo cappello a punta e il volto annerito, che saltellava in cerchi gioiosi.


«Benvenuti, piccoli viandanti!» esclamò Haji Firouz, scuotendo il suo tamburello e inviando una pioggia di tintinnii verso di loro. «Siete forse qui per celebrare il Nowruz?».


«Certo», rispose Amal, mentre Asha fissava incantata i riflessi dorati che sembravano danzare attorno al messaggero. «Abbiamo sentito che questa è la festa della rinascita e della speranza».


«Esatto!» confermò Haji Firouz, i suoi occhi brillanti come stelle. «Ma per comprendere davvero il Nowruz, dovrete incontrare i suoi spiriti custodi. Essi vi mostreranno i segreti della rinascita e dell’armonia cosmica».


Guidate da Haji Firouz, le due ragazze giunsero a un'antica radura dove sette fuochi brillavano, ciascuno circondato da un cerchio di fiori e frutti. Era il Haft-Seen, il tavolo simbolico del Nowruz, in cui ogni elemento raccontava una storia. Mela, aglio, germogli, monete d’oro e specchi scintillanti sembravano animarsi alla luce del crepuscolo.


Improvvisamente, il primo spirito emerse dal fuoco centrale: era la Regina della Primavera, avvolta in veli verdi e oro, con capelli intrecciati di germogli e petali.


«Amal, Asha», disse con voce melodiosa, «ogni elemento che vedete qui è un dono della vita. Sfidate le ombre con la luce del cuore, e il vostro viaggio troverà il compimento».


Poi, la Regina indicò un sentiero avvolto da un arco di fiori di pesco.


«Seguite il percorso e incontrerete altri custodi. Portate con voi ciò che apprenderete».


Con un cenno di gratitudine, le ragazze seguirono l'arco, mentre Haji Firouz le accompagnava con il suo tamburello e le canzoni che riempivano l’aria di speranza e mistero. Oltre quel portale, Amal e Asha andavano a scoprire i segreti dell'equilibrio tra vita e natura, tra passato e futuro, in un’avventura meravigliosa che le rese infinitamente gioiose.

Haji Firouz, i sette fuochi e la Regina della Primavera

Solo che uno spiritello burlone voleva impedire loro il cammino, ma Amal lo liquidò immediatamente regalandogli la sua moneta.


Il giorno seguente, al calar del sole, Amal assistette al rito del Tchahar Shanbeh Souri. Falò accesi illuminavano il villaggio, mentre i giovani, ridendo e cantando, saltavano sulle fiamme.


«Zardie man az to, Sorkhie to az man!», gridavano, invocando il fuoco affinché portasse via le malattie e le debolezze, restituendo loro energia e forza.


Per un poco le ragazze temettero il potere della fiamma, si accartocciarono una sull'altra cercando di non farsi bruciare dalle scintille che vagavano nell'aria. In realtà le fiamme bruciavano tutto ciò che era maligno e Amal cercò di riflettere lontano da loro ogni scintilla che avrebbe potuto rivelarsi malefica, fino a quando il fuoco non ebbe bruciato ogni minimo residuo dello spirito del male che avrebbe potuto impedire alla Primavera di rifiorire.


Dopo la festa del fuoco, la notte si accese di suoni e misteri. Molti bambini e ragazzi, avvolti in lenzuola bianche, cominciarono a vagare di porta in porta, bussando con cucchiai su ciotole di metallo e raccogliendo dolci e piccoli doni. Le loro risate riempivano l’aria di freschezza, mentre i padroni di casa cercavano scherzosamente di svelare le loro identità, ma i giovani spettri si muovevano rapidi e sfuggenti, protetti dall’oscurità e dal velo di gioco che la tradizione conferiva loro.


A quella magia si aggiungeva il Falgush, un’usanza carica di aspettativa e mistero. Nascosti nell’ombra, alcuni si tendevano in ascolto delle conversazioni di passanti ignari, cercando, negli scampoli di parole colte per caso, indizi e auspici per l’anno che doveva arrivare. Era un momento in cui sembrava che il futuro sussurrasse i suoi segreti attraverso le voci del presente.


In quella notte, ogni suono, ogni gesto, sembrava portare un significato nascosto. Le campane dei tamburelli di Haji Firouz echeggiavano ancora nei vicoli, mescolandosi ai tintinnii metallici dei cucchiai e al brusio delle conversazioni rubate. Era una celebrazione in cui il tempo sembrava sospeso, e ogni cuore, giovane o vecchio, si apriva alla magia e alla speranza del nuovo inizio.


Amal era incantata, Asha la conduceva in quel mondo misterioso come una fata della Primavera che fa fiorire ogni seme infisso sulla nuda terra.


Infine, Amal partecipò ai festeggiamenti del Sizdeh Bedar, il tredicesimo giorno del nuovo anno, quando le famiglie si recavano nei campi per celebrare la natura. Vide Asha e i suoi parenti lanciare nel fiume i germogli di grano cresciuti nei giorni precedenti.


«Restituiamo alla terra ciò che ci ha donato», spiegò Asha. «Un gesto di gratitudine e speranza per il futuro».


Quando Amal fece ritorno al villaggio, portò con sé i ricordi di questa straordinaria esperienza. Le sarebbe piaciuto raccontare al nonno e agli amici del Nowruz, dei falò, della tavola del Haft Sin e della leggenda di Zio Anno Nuovo, ma era lontana lontana dal suo mondo.


Mentre gli occhi di Amal, avvolta nei suoi ricordi, esploravano il villaggio, incontrarono quelli di un giovane iraniano dai modi gentili e dallo sguardo profondo come le valli che circondavano il villaggio. Si chiamava Farid e portava con sé un mazzo di narcisi che distribuiva ai bambini durante la festa. Amal si accorse subito di come il suo sorriso sembrasse illuminare tutto intorno, come un raggio di sole che squarcia le ombre.


Farid si avvicinò a lei e, notando il tappeto che portava con sé, esclamò:


«Quello non è un semplice tappeto, vero? Ha il profumo delle storie antiche e dei sogni mai raccontati».


Amal sorrise, un po’ timida, ma decisa a condividere la sua avventura. Gli raccontò del suo viaggio con la Peri, delle sue esperienze nel villaggio e di come fosse arrivata lì per caso. Farid ascoltò con attenzione, senza interromperla, e alla fine disse:


«Forse il tappeto ti ha portata qui perché dovevi trovare un nuovo inizio. Noi crediamo che ogni incontro abbia un senso, come il Nowruz ci insegna: tutto rinasce, anche il cuore».

Amal e Farid e il rito di piantare i semi

Nei giorni successivi, Amal e Farid passarono molto tempo insieme. Lui le mostrò angoli nascosti del villaggio, le raccontò storie e poesie persiane che evocavano l’armonia tra uomo e natura, e le insegnò a suonare il daf, il tamburo tradizionale che tanto amava. Tra risate e confidenze, Amal iniziò a sentire che quel luogo cominciava ad appartenerle e che Farid rappresentava una promessa di amicizia e forse qualcosa di più.


Durante il Sizdeh Bedar, mentre le famiglie si riunivano nei campi per celebrare la natura, Farid porse ad Amal un piccolo vaso di terracotta decorato con motivi tradizionali.


«Questo è per te», le disse. «Dentro ci sono semi di narciso. Piantali vicino alla tua nuova casa e cresceranno forti, come il legame che stai costruendo con questa terra».


Amal lo guardò, commossa, e capì che il suo viaggio non era solo una fuga dal passato, ma anche un cammino verso un futuro ricco di possibilità. La presenza di Farid le donava un senso di appartenenza e speranza che non aveva mai provato prima.


Amal piantò i semi dei cedri accanto alla sua nuova casa, un piccolo gesto che racchiudeva tutta la gratitudine per ciò che aveva ricevuto e la promessa di un futuro in cui le radici del passato sarebbero state il fondamento di una nuova vita. Il tappeto magico, ora un po’ logoro, fu trasformato in un arazzo che decorava la sua casa, un ricordo di avventure lontane e della saggezza del nonno.


Mentre osservava il sole calare dietro le colline, lo specchio brillò ancora una volta. Guardandoci dentro, Amal vide la sua immagine riflessa, ma questa volta non era più solo il volto di una bambina: era quello di una giovane donna, forte e luminosa, come la Peri che l’aveva guidata. La magia, capì, non era mai andata via; si era semplicemente trasformata in lei, nelle sue scelte e nel suo coraggio.


E così, ogni anno, quando la Primavera baciava la terra, Amal si riuniva al villaggio per celebrare il Nowruz, raccontando ai bambini la leggenda di Zio Anno Nuovo e i segreti della rinascita. Nei suoi occhi brillava ancora lo scintillio delle stelle di quella notte lontana, e nel suo cuore, la voce della Peri continuava a sussurrare:


«La speranza è la vera magia. Coltivala, e non ti abbandonerà mai».


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La Rubrica del mese di Febbraio sarà dedicata agli Emirati Arabi Uniti a partire da Archeologia, Cultura e Tradizioni, Le mille e una Fiaba  - 1 Febbraio 2025


Gli Emirati Arabi Uniti sono un incanto tra passato e modernità, dove le antiche tradizioni beduine convivono con le meraviglie architettoniche del presente. Le torri del vento di Bastakiya e i forti come Al Jahili raccontano storie di un tempo lontano, mentre i mercati dell’oro e delle spezie di Dubai evocano l’atmosfera delle Mille e Una Notte. Le dune del deserto risuonano di leggende e canti beduini, mentre la tradizione della pesca delle perle rivive nei racconti dei cercatori. È un paese dove il mare e il deserto sussurrano segreti, e ogni angolo rivela la magia di un’eredità senza tempo.


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